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La Florida è l’epicentro della strategia diplomatica di Trump

La Florida è l’epicentro della strategia diplomatica di Trump

Witkoff incontrerà oggi a Miami alti funzionari di Qatar, Turchia ed Egitto. Domani, nella stessa città, riceverà Kirill Dmitriev. Il dossier mediorientale e quello ucraino appaiono sempre più intrecciati

La diplomazia ucraina e quella mediorientale si intersecano sempre di più. Secondo Axios, oggi Steve Witkoff incontrerà a Miami alti funzionari di Qatar, Egitto e Turchia per discutere della fase successiva del piano di pace per Gaza. Al meeting dovrebbero essere presenti il primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdul Rahman al-Thani, il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, e il ministro degli Esteri egiziano, Badr Abdelatty. “Si tratta dell’incontro di più alto livello tra i mediatori negli Stati Uniti da quando l’accordo è stato firmato in ottobre”, ha sottolineato la testata, riferendosi all’intesa per il cessate il fuoco tra Israele e Hamas.

L’incontro di oggi avviene in una fase di tensione tra Washington e Gerusalemme. La Casa Bianca non ha gradito l’attacco israeliano a Gaza di sabato scorso, mentre lo Stato ebraico è irritato per la possibile vendita di caccia F-35 al Qatar. Ma non è tutto. Domani, sempre a Miami, Witkoff e Jared Kushner incontreranno il Ceo del fondo sovrano russo, Kirill Dmitriev: in particolare, stando all’Associated Press, i tre dovrebbero discutere dei risultati del recente vertice sull’Ucraina, tenutosi a Berlino. Ricordiamo inoltre che, sempre a Miami, Witkoff aveva avuto colloqui con la delegazione di Kiev.

Insomma, sembra proprio che la Florida stia in qualche modo rappresentando l’epicentro della strategia diplomatica statunitense sia per la crisi mediorientale sia per quella ucraina: due dossier che del resto Donald Trump ha sempre considerato strettamente intrecciati. L’inquilino della Casa Bianca sa bene che Vladimir Putin punta a recuperare terreno in Medio Oriente, dopo la caduta di Bashar al Assad in Siria e a seguito dell’indebolimento in cui è piombato l’Iran. Lo zar, inoltre, non vuole essere tagliato fuori dalla ricostruzione di Gaza: la premessa fondamentale per arrivare a quel rilancio degli Accordi di Abramo che il presidente americano sta tentando di promuovere. In tal senso, Trump spera di far leva sul Medio Oriente per mettere il Cremlino sotto pressione e ottenere così un suo ammorbidimento sul fronte ucraino. Lo zar, dal canto suo, sta cercando di ridurre questa vulnerabilità, in due modi. In primis, punta a ritagliarsi il ruolo di mediatore indispensabile tra Washington e Teheran sul nucleare. In secondo luogo, sta rafforzando la sponda con Benjamin Netanyahu, approfittando delle fibrillazioni tra il premier israeliano e il presidente americano.  

Non dimentichiamo infine il ruolo della Turchia. Ankara ha rafforzato i propri legami con Washington in Medio Oriente: è in questo quadro che va per esempio letta la distensione tra la Casa Bianca e l’attuale regime filoturco di Damasco. Dall’altra parte, Recep Tayyip Erdogan è assolutamente intenzionato a incrementare il proprio peso nel processo diplomatico ucraino. Non si può quindi affatto escludere che, nei prossimi giorni, Witkoff, a Miami, affronterà i due dossier, quello mediorientale e quello ucraino, intrecciandoli l’uno all’altro.

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