Nella Striscia di Gaza diventa sempre più tesa la situazione tra Hamas e la popolazione civile. Il gruppo jihadista ha ammesso sul suo canale Telegram che uno dei responsabili degli omicidi dei sette gazawi che avevano partecipato alle proteste degli scorsi giorni è stato prima rapito e poi ammazzato in pieno giorno a colpi di arma da fuoco da alcuni uomini. Chi è stato? Inizialmente i sospetti si erano diretti sui familiari o amici di Uday al-Rubai, 22 anni, residente nel quartiere Tel al-Hawa di Gaza City.
Al-Rubai lo scorso 29 aprile era stato rapito dall’organizzazione terroristica dopo aver incitato alle manifestazioni e torturato brutalmente per quattro ore. Il giovane è stato trascinato con una corda al collo nella città di Gaza, picchiato su tutto il corpo con mazze e spranghe di ferro davanti ai passanti e, mentre stava morendo, è stato consegnato alla sua famiglia insieme a un biglietto: «Questo è quello che succede a chi critica Hamas». A far chiarezza ci hanno pero’ pensato i membri del clan Abu Samra, una nota famiglia della Striscia di Gaza centrale, che hanno ammesso di aver ucciso l’agente di Hamas a Deir al-Balah, dopo che quest’ultimo aveva ucciso a colpi di arma da fuoco il loro parente, Abdulrahman Sha’aban Abu Samra, in mattinata mentre era in fila per comprare la farina, come scrive Times of Israel . Pare che il giovane si sia rifiutato di obbedire all’ordine di abbandonare la catena di distribuzione della farina. I filmati che circolano sui social media mostrano un gruppo di uomini pesantemente armati che accompagnano per strada il terrorista, pochi istanti prima che questi gli sparassero a bruciapelo.
Si tratta quindi di due episodi distinti ma ieri ne è emerso un altro; il canale saudita El-Shark ha trasmesso un comunicato del clan Hassanein, con base a Gaza City, in cui si denuncia l’uccisione di un loro membro all’interno di un magazzino dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione (UNRWA). «La nostra famiglia piange la perdita del martire Saadi Sakhr Hassanein. Era andato al magazzino dell’UNRWA per ritirare un pacco alimentare. Mentre si trovava lì, si è formata una folla, che ha scatenato una reazione violenta da parte delle forze di sicurezza presenti, di cui conosciamo l’identità». Secondo i testimoni citati nel comunicato, uno degli agenti avrebbe aperto il fuoco contro la folla. «Lo stesso uomo ha sparato a Saadi colpendolo prima alla gamba e poi, deliberatamente, al basso torace. È morto sul colpo, come un martire».
La famiglia, pur evitando accuse dirette a entità governative specifiche, ha voluto chiarire: «Non nutriamo ostilità verso alcuna organizzazione o autorità», in un’apparente allusione ad Hamas, che controlla la Striscia di Gaza. Poi in una successiva dichiarazione, sempre del clan Hassanein, si chiede giustizia per l’uccisione e si minaccia ritorsione nel caso in cui i responsabili non vengano perseguiti. Hamas dopo il ritrovamento del cadavere del proprio miliziano in una dichiarazione ha minacciato la popolazione: «L’uccisione di un cittadino senza giustificazione giudiziaria e da parte di soggetti non autorizzati costituisce un’uccisione extragiudiziale e richiede un’azione punitiva. Siamo in contatto con i servizi di sicurezza per adottare una serie di misure volte a mantenere la stabilità sul fronte interno, data la difficoltà di far rispettare la legge, gli attacchi deliberati e le persecuzioni in corso da parte del nemico». La popolazione però pare non reagire alle minacce e mercoledì e giovedì pomeriggio centinaia di cittadini di Beit Lahia (nord di Gaza) hanno di nuovo protestato per chiedere la fine della guerra e l’espulsione di Hamas.
Israele prosegue nelle uccisioni dei leader di Hamas
Shadi Diab Abd Al-Hamid Falouji, militante del Battaglione Jabaliya Est di Hamas, è stato ucciso durante un’operazione militare. Falouji era tra i combattenti che si erano infiltrati in territorio israeliano il 7 ottobre, prendendo parte al massacro che ha dato inizio all’offensiva su larga scala da parte del gruppo islamista. Le forze israeliane hanno confermato la sua eliminazione durante un raid mirato condotto nei giorni scorsi. Secondo fonti militari, Falouji era considerato uno degli esecutori materiali delle violenze perpetrate contro civili durante l’attacco. Sono stati resi noti i nomi di tre membri eliminati nelle scorse ore dell’apparato militare e di sicurezza di Hamas, coinvolti in diverse operazioni e incarichi strategici all’interno dell’organizzazione: Mohammed Sharif, appartenente all’apparato di sicurezza generale di Hamas, è stato coinvolto nella cerimonia propagandistica organizzata in occasione del ritorno dell’ostaggio Agam Berger. Mohammed Hani Atiya Daour, ha ricoperto il ruolo di comandante della cellula responsabile del lancio di missili e mortai, svolgendo un ruolo chiave nella strategia offensiva del gruppo e Mohammed Issa Mahmoud Askari che operava all’interno dell’unità missilistica della Brigata Settentrionale di Hamas, oltre ad avere un incarico anche nell’apparato di sicurezza generale dell’organizzazione.
Inoltre, Hassan Farhat, noto anche con il nome di battaglia Abu Yasser, alto dirigente dell’organizzazione terroristica Hamas, è stato ucciso in un attacco mirato a Sidone, nel sud del Libano. Secondo quanto confermato dallo stesso gruppo, anche suo figlio Hamza Farhat — anch’egli militante di Hamas — è rimasto ucciso nell’operazione condotta contro l’appartamento in cui si trovavano. Entrambi erano considerati figure operative di rilievo dell’organizzazione palestinese attiva in Libano. In un’azione separata, a Hodeidah, nello Yemen, è stato ucciso il generale di brigata Muhammad Shweki, figura di spicco delle forze di sicurezza degli Houthi — gruppo ribelle yemenita sostenuto dall’Iran. Nell’attacco hanno perso la vita anche suo fratello e le sue guardie del corpo. Nelle ultime ore, le forze dell’IDF (Forze di Difesa Israeliane) hanno avviato operazioni nella zona di Sajaiya, nel nord della Striscia di Gaza, con l’obiettivo dichiarato di rafforzare il controllo dell’area ed estendere la zona di sicurezza. Nel corso dell’operazione, le truppe israeliane hanno riferito di aver colpito numerosi militanti palestinesi e di aver distrutto diverse infrastrutture considerate di natura terroristica.Tra i bersagli, è stato incluso un complesso utilizzato – secondo fonti militari israeliane – come centro di comando e controllo da Hamas per la pianificazione e la direzione di operazioni militari. L’IDF ha dichiarato inoltre di aver predisposto corridoi di evacuazione per permettere ai civili di lasciare l’area interessata dai combattimenti, prima e durante l’avanzata delle forze armate.