
“Spending? Hai detto spending? Evvai! Sono pronta, prontissima. Andiamo”. “Ma cosa hai capito?” “Come cosa? Shopping, shopping, shopping… Il solito, no? “Ma non parlavo del tuo incontrollabile istinto a dare fondo alla carta di credito ogni volta che metti il naso fuori dalla porta… Semmai del contrario. Qui c’è in ballo la spending review.
Ovvero: la revisione della spesa… Silenzio… “Non scherzare!” Il battibecco verte su una delle questioni più dibattute a cavallo del nuovo anno. La spending review, appunto. In altre parole: il programma che dovrebbe consentire al Governo di dare una sforbiciata alla spesa pubblica mettendo a segno risparmi per almeno 5 miliardi di euro l’anno.
È quanto c’è scritto nero su bianco nella manovra d’agosto, l’ultima firmata dall’ex premier Berlusconi, e ripresa dai “Monti-boys”. I numeri sono da capogiro! Il totale della spesa pubblica pesa per oltre il 50% sul prodotto interno lordo.
Nel dettaglio: scorrendo l’ultimo bilancio dello Stato si scopre che nel 2011 la spesa corrente ha pesato al netto degli interessi per 367.587 milioni di euro e le previsioni per il 2012 si attestano su 375.854 milioni di euro con un balzo del 2,3% circa. E attenzione: per spesa corrente si intende tutto quello che è ineluttabile o quasi. Stipendi della pubblica amministrazione, in primis. E quanti stipendi!!!
Si calcola che nella sola pubblica amministrazione ci siano circa 300 mila potenziali esuberi. Altri 150 mila si troverebbero nelle società a partecipazione statale. Come dire: l’esercito è folto. Foltissimo.
E quel che è peggio, è che per mantenerlo si tagliano gli investimenti. Da anni, a dire il vero. Non è un caso se pure il bilancio dello Stato confermi una riduzione a doppia cifra della spesa in conto capitale: le previsioni 2011 parlano di un taglio netto del 17,7% a quota 35.234 milioni di euro.
E il tonfo sarà proprio a scapito degli investimenti. Correggere la rotta è indispensabile, insomma. Ma come? Qui sta l’inghippo. È in corso una ricognizione a tutto campo per capire come intervenire. E soprattutto dove. La cabina di regia spetta al vice-ministro dell’Economia Vittorio Grilli con il coinvolgimento diretto del ministro per i rapporti con il Parlamento Piero Giarda.
E le tempistiche? Mah! Si parla di giugno per la messa a punto del quadro definitivo delle misure e dei relativi interventi. Il calendario Ue imporrebbe però un’accelerazione di un paio di mesi. A metà aprile è attesa infatti a Bruxelles la presentazione del nuovo “Piano nazionale di riforma” e sarebbe cosa buona e giusta che la spending review ne fosse il pilastro.
Come direbbe il comico Paolo Cevoli: “Fatti, non pugnette”. Sono quelli che servono. Ora più che mai. Perché solo così si potrà rivedere al ribasso anche la pressione fiscale ormai vicina al 45% e assolutamente insostenibile nel medio periodo. O no?