A parte gli aiuti da 600 euro erogati dall’Inps nei mesi scorsi, professionisti e collaboratori sono stati dimenticati dagli interventi del governo. Milioni di persone che hanno visto sparire gran parte del fatturato. E per i quali il futuro è sempre più a rischio.
Le promesse sono evaporate sotto il sole del Decreto Agosto. Niente bonus, nessun supporto fiscale per i lavoratori autonomi. Così le libere professioni, una porzione importante dell’ampio spettro dei 5,3 milioni (comprese società di capitale e di persone) di partite Iva in Italia, guardano alle prossime settimane con preoccupazione. Senza dimenticare i precari di sempre: freelance, collaboratori e stagisti. L’epidemia ha segnato una ferita profonda, spesso letale per le attività professionali. Perché dopo il «tampone» dei 600 euro, usato dal governo per due mesi, non c’è stato alcun aiuto concreto. Eppure il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri aveva garantito: «Nessuno perderà il posto di lavoro» promettendo «sostegno alla liquidità per famiglie e imprese, iniziative sulle scadenze fiscali». Invece, dopo l’erogazione del bonus di 600 euro, il vuoto.
O meglio: nel decreto Rilancio è stato introdotto un bonus da mille euro. Ma con una condizione impraticabile: il titolare di partita Iva avrebbe dovuto dimostrare un calo di fatturato del 33 per cento. «C’è un problema culturale di fondo. Noi veniamo considerati lavoratori dipendenti» dice a Panorama Alessandro Pintucci, professione archeologo, che sottolinea il bug della legge. «La flessione non è dimostrabile. Le fatture non vengono incassate mensilmente. In quel periodo, peraltro, i ritardi dei pagamenti si sono aggravati. A volte hanno raggiunto anche tre mesi».
La presidente del Coordinamento libere associazioni professionali (Colap), Emiliana Alessandrucci, è ancora più tranchant: «Chi ha voluto quella norma lo ha fatto per scarsa conoscenza o per ridurre volutamente l’accesso al bonus». La condizione è sintetizzata in poche parole: «A maggio ci sono stati i prestiti a fondo perduto, dal quale noi siamo stati esclusi. Ci hanno detto che avevamo a disposizione il bonus, per cui però c’erano i requisiti restrittivi già citati. Inoltre il sostegno a fondo perduto è stato rinnovato. Per noi sono cessati tutti i bonus».
I dati Istat parlano, nel secondo trimestre 2020, di 219 mila occupati in meno tra gli autonomi. Partite Iva sparite. Le stime non sono rassicuranti: secondo l’Ente bilaterale nazionale del turismo, un milione e 300 mila lavoratori (non solo autonomi) nel settore turistico possono finire nel buco nero della disoccupazione. Il Colap, che conta più di 300 mila iscritti, ha fornito dati che fanno fare un balzo sulla sedia. «Il lavoro autonomo stenta a ripartire e i mesi che ci aspettano saranno caratterizzati da incertezza. A soffrire sono soprattutto i settori legati alla cultura e al turismo» spiegano dall’organizzazione.
Com’era prevedibile, oltre il 75 per cento lamenta un crollo del fatturato nel comparto turismo, a causa delle città d’arte vuote. In alcuni casi c’è stato un azzeramento dei guadagni. «Anche chi offre attività di consulenza alle imprese ha risentito della situazione. Penso anche a dentisti, fisioterapisti e altre figure» evidenzia Anna Soru, presidente di Acta in rete, l’associazione dei freelance. C’è poi il dato allarmante delle donne professioniste. La stima parla del 65 per cento di lavoratrici che si trovano in una condizione di incertezza e difficoltà dovute alla gestione della famiglia.
Le cifre del Colap rendono bene l’idea della situazione: il 44 per cento dei professionisti non è ancora rientrato al lavoro dopo lo stop imposto dal Covid-19. Di quelli tornati in attività, l’80 per cento prevede un margine di tempo di almeno sei mesi per tornare al fatturato pre-virus. Ammesso che tutto proceda al meglio e non ci siano nuovi lockdown. Dietro ai numeri, ci sono le storie. «Il governo si è dimenticato di noi. Non abbiamo lavorato per mesi, ma le tasse sono state spostate solo di 15 giorni» dice Marco Ricci, operatore shiatsu.
Il settore del benessere e cura della persona, tra cui i massaggi, è stato tra i più colpiti. La testimonianza di Ricci è significativa: «Per ogni trattamento sono aumentati i costi. Dobbiamo garantire assoluta sicurezza ai clienti. Penso ai disinfettanti, ai poggiatesta, ai salva-scarpe, che dobbiamo acquistare, senza che sia prevista la detraibilità delle spese». Centinaia di centri fanno fatica a saldare gli affitti.
«In una situazione» racconta Ricci a Panorama, «in cui veniva pagato un affitto superiore ai 4 mila euro. Inizialmente non c’è stata alcuna riduzione, nonostante la diffusione del Covid. Di fronte a questo scenario, alcuni professionisti sono andati via, altri hanno deciso di proseguire». C’è stato comunque un lieto fine: è arrivato lo sconto del 30 per cento sulla locazione che ha scongiurato l’ipotesi chiusura.
Tra chi ha vissuto il tracollo dei guadagni, c’è Carla Bellucci, che lavora come interprete: «Non fatturo da mesi. Se non riparte l’industria congressuale, per noi diventa ancora più dura. In questo momento c’è bisogno di un sostegno, altrimenti la prospettiva non può che peggiorare». L’allarme scatta per i più giovani che rischiano di uscire dal mercato del lavoro, in questo settore come un altri.
Non va meglio a un altro comparto della cultura, legato allo spettacolo, quello dei concerti. Più che una flessione del fatturato, in questo caso ci si trova davanti a un azzeramento: il calcolo parla di una perdita del 90 per cento. Così centinaia di migliaia di lavoratori temono di perdere il lavoro, senza una ripartenza e senza un adeguato supporto di chi prometteva, come il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, «nessuno sarà lasciato indietro». Slogan al vento. «Le partite Iva si sono trovate con un nulla di fatto per quanto riguarda la tutela. Non abbiamo diritto di malattia, nessun sostegno al reddito, né diritto alla maternità» scandisce Gianluca Floris, che parla per il comparto della lirica. «La situazione è drammatica» aggiunge. «Ci sono teatri che stanno cambiando i cast previsti, modificando titoli. Continuiamo a perdere lavoro, sarà così tutto l’anno». E Soru, per i freelance, accende il riflettore anche sui lavoratori invisibili: «Non c’è un problema solo di autonomi con partite Iva, ci sono gli stagisti e i collaboratori occasionali».
Figure che spariscono dai radar. Un quadro complicato che irrita i lavoratori. «Il governo ha convocato i professionisti agli Stati generali di Villa Doria Pamphilj» chiosa Alessandrucci. «C’erano state grandi promesse e grande attenzione. Ma è stato un tradimento, l’invito è stato solo una passerella».
