Home » Attualità » Economia » Bulgaria nell’euro dal 2026: la moneta unica arriva nel Paese. Ecco cosa succederà

Bulgaria nell’euro dal 2026: la moneta unica arriva nel Paese. Ecco cosa succederà

Bulgaria nell’euro dal 2026: la moneta unica arriva nel Paese. Ecco cosa succederà

Dal 1 gennaio 2026 Sofia adotterà l’euro dopo quasi vent’anni di attesa. Tra inflazione contenuta e debito minimo, restano timori per i prezzi, corruzione diffusa e tensioni sociali alla vigilia del cambio di valuta

La Bulgaria diventerà il ventunesimo membro dell’Eurozona da gennaio 2026. Un traguardo atteso da quasi vent’anni, ma che arriva per 6,4 milioni di abitanti in un momento delicato: proteste di massa, dimissioni del primo ministro, corruzione percepita come endemica e un’economia che resta la più fragile dell’Unione europea. Cosa cambia davvero con l’euro in Bulgaria e cosa succederà nei prossimi mesi?

Eurozona: la Bulgaria adotta l’euro dal 2026

L’ingresso della Bulgaria nell’Eurozona non è una sorpresa improvvisa, ma il punto di arrivo di un percorso avviato nel 2007, quando il Paese entrò nell’Unione europea impegnandosi anche ad adottare la moneta unica. Da allora, però, il cammino si è rivelato tortuoso. Sofia ha dovuto fare i conti con fragilità strutturali dell’economia, instabilità politica cronica e una forte opposizione interna, alimentata da sentimenti euroscettici e filorussi. La Bulgaria ha progressivamente soddisfatto tutti i criteri di convergenza richiesti: inflazione sotto controllo, deficit e debito pubblico contenuti (il debito resta il più basso dell’Ue), stabilità dei tassi di interesse e partecipazione dal 2020 al Meccanismo di cambio europeo. Il tasso di conversione è stato fissato a 1,95583 lev per un euro, lo stesso rapporto che da anni ancora di fatto la valuta bulgara alla moneta unica.
In realtà, l’indipendenza monetaria che molti cittadini temono di perdere è già limitata da tempo. Il lev è agganciato all’euro da decenni e la Banca centrale europea vigila già su una parte rilevante del sistema bancario bulgaro. L’euro, quindi, formalizza una situazione esistente, ma è comunque politicamente simbolica perché vuol dire l’ingresso nel “salotto buono” dell’integrazione europea.

Bulgaria: alla vigilia dell’ingresso nell’euro con un’economia fragile, paura dei prezzi e proteste di piazza

Alla vigilia dell’ingresso nell’Eurozona, il clima in Bulgaria è tutt’altro che sereno. Il Paese resta il più povero dell’Unione europea: quasi il 30% della popolazione è a rischio povertà, il salario minimo è il più basso dell’Ue e quello medio si ferma intorno ai mille euro. In questo contesto, l’euro spaventa molti cittadini, che temono un aumento dei prezzi, come già avvenuto altrove. Le proteste scoppiate negli ultimi mesi contro il bilancio 2026 in euro si sono presto allargate in una contestazione del governo e di un sistema politico percepito come corrotto. A Sofia, centinaia di migliaia di persone, soprattutto giovani, in piazza hanno chiesto le dimissioni del premier Rosen Zhelyazkov, poi costretto a lasciare l’incarico. Al centro della rabbia popolare c’è la corruzione, incarnata dal potere opaco degli oligarchi: in questo quadro, l’euro rischia di apparire non come un’opportunità, ma come un’imposizione lontana dalla vita quotidiana delle famiglie.

Bulgaria: cosa succederà dopo il 1 gennaio 2026

Il passaggio dal lev all’euro sarà accompagnato da una fase transitoria pensata per limitare shock e abusi. È prevista la doppia esposizione dei prezzi per dodici mesi, la distribuzione preventiva di contante in euro, l’adeguamento dei bancomat e un monitoraggio rafforzato sui prezzi. Secondo le stime europee, l’impatto inflazionistico dei precedenti passaggi all’euro è stato limitato, ma la sfida sarà proteggere le fasce più vulnerabili della popolazione. Nel medio-lungo periodo, l’euro promette benefici importanti: maggiore stabilità finanziaria, riduzione dei costi di cambio, più trasparenza nei prezzi, accesso facilitato ai mercati finanziari e maggiore attrattività per gli investimenti esteri. Per un Paese che pesa appena lo 0,67% del Pil dell’Eurozona, i rischi sistemici sono contenuti, mentre i potenziali vantaggi in termini di integrazione economica sono rilevanti.
Anche per l’Italia l’ingresso della Bulgaria nell’euro apre nuove opportunità. Un’Eurozona più ampia e omogenea può favorire investimenti, delocalizzazioni produttive e scambi commerciali, soprattutto in un Paese che offre ancora costi del lavoro contenuti. Ma tutto dipenderà dalla capacità della Bulgaria di accompagnare la moneta unica con riforme credibili, lotta alla corruzione e stabilità politica.
L’euro, da solo, non risolverà i problemi strutturali del Paese. Potrà essere un ancora di stabilità o un detonatore di nuove tensioni sociali. La vera partita si giocherà dopo il 1gennaio 2026: se i benefici resteranno sulla carta, l’euroscetticismo rischia di crescere ulteriormente; se invece l’euro sarà accompagnato da crescita, trasparenza e fiducia nelle istituzioni, la Bulgaria potrà finalmente chiudere la lunga transizione iniziata quasi vent’anni fa, con l’ingresso nell’Unione.

© Riproduzione Riservata