Lo spazio è sempre stato un dominio di competizione tecnologica tra superpotenze, ed anche se negli anni ’80 e ’90 abbiamo assistito a importanti cooperazioni in ambito internazionale, oggi ciò che chiamiamo cosmo è diventato a tutti gli effetti un dominio di guerra con satelliti che ne “accecano” o distruggono altri, stazioni terrestri che attaccano i sistemi informatici di bordo e le comunicazioni tra satelliti e centri di controllo. Una nuova guerra che non produce rumore ma che ha un impatto enorme sulla sicurezza degli eserciti terrestri come sulle popolazioni.
Tale realtà, secondo i leader delle forze spaziali di diversi paesi della Nato, riuniti al Summit della Difesa e la sicurezza spaziale tenutosi in collegamento martedì 2 dicembre, richiede cambiamenti per sviluppare la capacità di intervenire più rapidamente fuori dall’atmosfera terrestre. Potremmo definirle “guerre stellari” e rappresentano una vera rivoluzione, come ha spiegato alla stampa specializzata il generale di brigata Jürgen Schrödl, capo divisione spazio presso il Dipartimento di strategia e operazioni del Ministero della difesa tedesco: “L’ordine internazionale basato sulle regole nello spazio è quasi finito, dobbiamo accettare che lo spazio stia diventando un dominio di guerra”. Certamente un approccio senza più possibilità di fraintendimenti, poiché lo scorso anno, durante lo stesso incontro, si parlava genericamente di crescenti minacce alle risorse presenti in orbita, ma senza descrivere lo spazio come un possibile campo di battaglia.
L’aumento dei budget militari
Secondo i dati di Novaspace, l’organizzatore del vertice, negli ultimi due anni i governi hanno aumentato in modo significativo i loro budget per la difesa, indirizzando verso progetti militari parte di quanto spendevano per missioni civili. La stessa Novaspace fa sapere che dei 73 miliardi di dollari di spesa pubblica globale per la difesa e la sicurezza spaziale nel 2024, più di un terzo è stato classificato, ovvero è stato impiegato per progetti militari secretati. Alle domande dei giornalisti su questo argomento, Hermann Ludwig Moeller, direttore dell’European Space Policy Institute, ha confermato che oggi la maggior parte di denaro riservato a progetti spaziali riguarda il settore militare.
Secondo il generale Christopher Horner, comandante della Terza Divisione Spaziale Canadese, a oggi sono stati messi in orbita oltre 200 armi antisatellite, ovvero un “numero impressionante di capacità” che minaccia le risorse spaziali alleate, comprese le comunicazioni satellitari per l’osservazione della Terra”. Ancora più diretto, nell’agosto scorso, era stato il suo collega e parigrado Vincent Chusseau, comandante del Comando spaziale francese, con queste parole: “Sebbene le azioni ostili nello spazio non siano una novità, le cose stanno accelerando molto rapidamente e lo spazio è un settore operativo a tutti gli effetti, parliamo quindi di combattimenti nello spazio”.
Le capacità offensive di Russia, Cina e alleati
Chusseau ha affermato che la Russia dispone di una gamma completa di capacità, dai satelliti per operazioni di rendezvous e di prossimità a quelli satelliti orbitanti che trasportano a loro volta satelliti più piccoli, fino ai missili anti-satellite, agli impianti di guerra elettronica, ai laser abbaglianti per accecare i sensori e ai sistemi per condurre attacchi informatici. Nel frattempo anche la Cina sta accelerando le sue attività spaziali per raggiungere la superiorità – più realisticamente la competizione a pari livello con gli Usa – prevista entro il 2030, arrivando a spendere in difesa e sicurezza spaziale 9,3 miliardi di dollari nel 2024.
Per fare un paragone, gli Usa ne hanno investiti oltre 53, ma si trovano in una situazione differente, quella, per esempio, di dover rinnovare una costellazione fondamentale come quella Navstar-Gps. La Russia, almeno ufficialmente, avrebbe speso 2,3 miliardi di dollari, seguita dalla Francia con 2,1. Infine, con meno di 700 milioni di euro, la Germania intende rendere operativa un’architettura di difesa spaziale militare entro la fine di quest’anno e di completarla entro il 2029.
Come cambia la strategia spaziale
Bisogna pensare che le attuali guerre spaziali si giocano in tempi immediati: quelle che sono chiamate “Kill Chain”, letteralmente “catena dell’uccisione”, avvengono in decine di secondi, al massimo di minuti, con i satelliti che diventano sentinelle spaziali fondamentali per allertare le catene di difesa anti missile terrestri. Di conseguenza, rendere inefficaci queste vedette consente di avere enormi vantaggi in termini strategici. Tutto questo sta cambiando profondamente i progetti: se un tempo si mettevano in orbita pochi e grandi satelliti dotati di sistemi ridondanti, oggi l’obiettivo per tutti è essere in grado di mettere in orbita un nuovo assetto il più rapidamente possibile e che questo sia in grado di potersi difendere come di attaccare. E per governare tali sistemi è necessario creare più centri di comando e controllo sul territorio, nei quali lavorano specialisti costantemente addestrati.
