Sta per essere lanciata da Kourou, in Guiana francese, la missione Juice dell’Agenzia spaziale europea: domani un razzo Ariane 5 (Airbus) darà il via a una delle imprese spaziali più interessanti mai intraprese, seppure ben difficilmente risponderà alla domanda principale che l’umanità si pone da millenni, ovvero se esiste altra forma di vita nell’universo. Il nome Juice non deve trarre in inganno, è infatti l’acronimo di Jupiter Icy Moon Explorer, ovvero letteralmente esploratore dei ghiacci delle lune di Giove, ed è quello della sonda costruita appositamente da Airbus Defence Space.
Il presupposto è che molte delle lune in orbita attorno ai pianeti giganti del sistema solare, come Giove, Saturno e forse Urano, sono molto diverse dalla nostra Luna. I dati raccolti dalle sonde che le hanno sorvolate suggeriscono che queste lune potrebbero ospitare abbondanti oceani d’acqua e che a causa delle temperature estremamente rigide che caratterizzano queste parti del sistema solare, questi oceani siano coperti da croste di ghiaccio spesse anche venti chilometri, e che quindi compiere delle osservazioni fino al di sotto non è facile. Ma su alcune di queste lune, come Encelado (504,2 km di diametro), quella di Saturno, gli scienziati hanno rilevato prove di geyser d’acqua che spruzzano verso l’alto per miglia nello spazio attraverso le crepe nel ghiaccio. E le misurazioni del telescopio spaziale Hubble suggeriscono che anche la più piccola luna di Giove, Europa, potrebbe produrre fenomeni simili, segnale inequivocabile che una fonte di calore deve essere all’opera all’interno di quelle lune, aumentando la possibilità che su questi mondi possano esistere condizioni favorevoli alla vita. E qui entra in gioco Juice, che studierà la più grande delle lune di Giove, Ganimede (5.268 km di diametro), con l’obiettivo di stabilire se sotto ci sia un oceano, così come per la più lontana Callisto (4.820 km), peraltro piena di crateri.
Juice studierà queste due lune da un’altitudine di diverse centinaia di miglia, misurando principalmente le proprietà fisiche che possono aiutare gli scienziati a confermare l’esistenza di questi oceani, determinare la loro profondità e ottenere alcune informazioni sulla loro composizione chimica. La sonda effettuerà anche due passaggi ravvicinati ad Europa, la seconda delle quattro lune principali di Giove. Dal punto di vista fisico, l’acqua liquida, una fonte di energia come l’irradiazione solare e le sostanze nutritive dei minerali sono le tre cose che gli scienziati ritengono necessarie affinché la vita sia possibile ovunque nell’universo, seppure sia il modo in cui l’umanità l’ha finora studiata. Alcune delle lune di Giove hanno quindi più probabilità di altre di fornire tutti e tre questi elementi.
La missione dell’Agenzia spaziale europea mira quindi ad aiutare gli scienziati a capire meglio quali di queste lune possiedono le caratteristiche giuste e potrebbero eventualmente sostenere la vita, e quali no. Adam Masters, docente di fisica spaziale e atmosferica dell’Imperial College di Londra, nonché membro del gruppo di scienziati che ha costruito uno degli strumenti scientifici di Juice, ha recentemente dichiarato alla testata specialistica Space che: «Se la vita esiste su queste lune, ci aspettiamo che sia nell’acqua, ed è molto difficile accedervi, non ci aspettiamo la vita sulla superficie di queste lune e non è ancora possibile osservare sotto la crosta di ghiaccio, dove invece la vita potrebbe esserci». L’obiettivo principale di Juice è quindi Ganimede, un corpo celeste delle dimensioni di Mercurio, la luna più grande del sistema solare, la terza più distante da Giove e tra i quattro principali satelliti naturali del pianeta.
Intanto la missione Europa Clipper della Nasa, che verrà lanciata il prossimo anno, raggiungerà il sistema di Giove un anno prima della sonda dell’Esa e si concentrerà sulla piccola luna Europa, più vicina a Giove rispetto a Ganimede e anch’essa candidata ad avere i presupposti perché possa svilupparsi una forma di vita riconoscibile come tale dagli esseri umani. Spiega Masters: «Le prove raccolte nelle missioni precedenti suggeriscono che sotto il ghiaccio di Europa ci sia acqua in forma liquida, ma sotto questa sia presente un nucleo roccioso fonte di sostanze nutrienti. E poiché pensiamo che su Europa potrebbero esserci pennacchi d’acqua, proprio come su Encelado, è logico pensare che ci debba essere anche una fonte d’energia al centro del corpo celeste».
