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Parola del patron del Papeete: «siamo all’ultima spiaggia»

Parola del patron del Papeete: «siamo all’ultima spiaggia»

Il re dell’estate della Riviera romagnola, Massimo Casanova, è furente: «Dal governo non abbiamo avuto alcuna risposta, come possiamo programmare la stagione?». E i famosi box in plexiglass? «Una cavolata totale. Inviterei Conte e Di Maio a provare per primi…».


Massimo Casanova ha tre stabilimenti balneari a Milano Marittima, due hotel, la discoteca Villapapeete, per oltre tremila persone, una decina tra ristoranti, bar, piadinerie e negozi di abbigliamento con il suo brand. Il luogo cult dell’estate, la spiaggia delle ragazze procaci, dello struscio continuo, del mojito e di Matteo Salvini dj. Un’azienda da 450 dipendenti: «Un’impresa seria e complicata, che quest’anno si aspetta di perdere quasi tutto. Noi balneari siamo disperati» dice furibondo Casanova. Ha trascorso la quarantena in Puglia, nella sua casa nel silenzio del Gargano, affacciata su chilometri di dune deserte. «Aspettavamo risposte dal premier, ma non ne abbiamo avute. Ancora oggi non ci sono certezze e senza certezze non si può fare una programmazione».

Estate italiana

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Massimo Casanova, proprietario del Papeete Beach di Milano Marittima.

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Una ragazza indossa la mascherina con il marchio del Papeete ideato da Massimo Casanova.

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Il Papeete Beach di Milano Marittima in una foto della scorsa estate

Come immagina i prossimi mesi, virus permettendo?

Vorrei riuscire a immaginare come sarà l’estate, ma non abbiamo nessuna linea guida. Anche decidere se riaprire o meno è legato alle modalità, che al momento nessuno conosce.

Ma allora c’è il rischio che il Papeete resti chiuso?

Sono un romagnolo, un ottimista di natura, ma bisogna essere anche realisti. Non so come raddrizzeremo questa partita. La discoteca è perduta. Sulla spiaggia mi sto interrogando su cosa fare. Noi italiani siamo estrosi, una soluzione la troviamo sempre. Mi ero già inventato di ballare sui lettini per evitare i divieti delle pedane. Escogiterò qualcosa d’altro.

Come i box in plexiglass?

È una presa in giro, una cavolata totale, a 50 gradi lì dentro puoi solo arrostire. Inviterei Conte e Di Maio a provare per primi.

Bisognerà mantenere le distanze, che cosa ha pensato di fare?

Certo possiamo allargare, ridistribuire lettini e ombrelloni. Ai nostri ospiti naturalmente offriremo tutti i dispositivi di protezione. Ma poi i bambini giocheranno insieme. La gente diminuirà, i costi fissi resteranno. Dobbiamo dare un servizio di qualità, ma i margini degli operatori sono minimi. Allora saremo costretti ad alzare i prezzi, ma se lo facciamo andiamo fuori target. Da sempre la mia filosofia è che tutti devono avere la possibilità di divertirsi. La vacanza deve essere trasversale, abbordabile anche per chi non ha molte possibilità. E poi c’è un altro problema. Se dimezziamo i clienti dovremo fare lo stesso con il personale. Lavoro coni miei dipendenti da oltre vent’anni, siamo una famiglia, li conosco uno per uno. So quanto hanno bisogno di fare la stagione.

Sono preoccupati anche i suoi colleghi?

Mi hanno appena chiamato da Lecce. Hanno dato il via libera alla manutenzione delle spiagge, ma è già arrivata la Soprintendenza e la Guardia di finanza a fare terrorismo. Sono per i controlli, ma ci deve essere uno spirito diverso. Non si può lavorare così. Se al Sud togli il turismo, lo uccidi. Un amico proprietario di diverse spiagge in Puglia, tra cui Punta della Suina a Gallipoli, storica meta per i giovani con campeggio, musica e divertimento, è orientato a tenere chiuso. È maggio, ma nessuno sa veramente cosa potrà fare o non fare. Siamo allo sbando.

«Un’estate a male», come ormai si canta parafrasando Giuni Russo.

Mi telefonano balneari, albergatori, le associazioni dei bagnini e mi chiedono di scendere in piazza. Avevo fatto una provocazione dicendo di andare a occupare il Parlamento, era una battuta. Ora sono in molti a volerlo fare davvero.

Torniamo in spiaggia. Come ci attovaglieremo, per decreto ci porteremo da casa la cofana dell’insalata di riso?

Avremo uno staff con guanti e mascherine che servirà cibo e cocktail sotto l’ombrellone. Faremo di tutto per soddisfare ogni richiesta, ma alla fine quanti vorranno mangiare con 40 gradi alle due del pomeriggio sul lettino? Quando conoscerò le regole cercherò di dare un servizio, ma voglio che sia dignitoso. E stare in coda ore per un gelato non è dignitoso. Non posso passare dall’eccellenza alla disorganizzazione.

Si potrebbero attrezzare i ristoranti dei suoi hotel?

In questa totale incertezza ho fermato i lavori nei due alberghi. Ci vogliono centinaia di migliaia di euro per preparare tutto e se poi non ci sono le condizioni è rischioso. Faccio un esempio: una sala ristorante di 400 metri quadri, che prima aveva duecento coperti, oggi passerebbe a 60. Diventa difficile mantenere lo stipendio dello chef e dei camerieri. La Romagna ha sempre vinto per i prezzi modici. La stagione partiva piena e così si chiudeva. Cambiando le regole non credo che saranno in molti ad aprire. E già ora le mafie fanno offerte predatorie per comprarsi gli hotel della riviera in crisi.

Gli italiani alla fine avranno paura di andare in spiaggia?

Prevedo una situazione molto difficile. Ho sentito anche Flavio Briatore, neanche lui intravede la luce in fondo al tunnel. Come ho detto sono un ottimista, almeno mi sforzo. Ma l’anima del Papeete era l’aggregazione, la musica, incontrarsi e ballare. Era anche la partita a carte. Senza tutto questo resta poco. Mi chiedo come si potrà parlare a una ragazza, offrirle da bere, con la mascherina. Anche se sarà una mascherina firmata Papeete. E poi dopo qualche ora sotto l’ombrellone senza poter fare praticamente niente, che due palle…

Allora come sarà quella che una volta chiamavamo estate?

Navighiamo a vista. Credo che alla fine si correrà il rischio dell’improvvisazione. Un campo dove noi italiani siamo un’eccellenza.

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