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Garlasco, spunta un nuovo indizio sul secondo aggressore di Chiara Poggi

Garlasco, spunta un nuovo indizio sul secondo aggressore di Chiara Poggi

Un’impronta insanguinata – finora mai considerata – è un “nuovo” indizio a favore della possibile presenza di un secondo aggressore: «Non è la mano di Chiara».

Il caso Garlasco, a distanza di diciotto anni, continua ad alimentare interrogativi e a catturare l’attenzione dell’opinione pubblica. Mentre proseguono le indagini della Procura di Pavia con il supporto della nuova consulente tecnica, la nota medico-legale Cristina Cattaneo, emergono dettagli che potrebbero riaprire scenari finora rimasti nell’ombra.

Nel corso della trasmissione Zona Bianca, si è tornati a parlare dell’omicidio di Chiara Poggi e, in particolare, di alcuni elementi rinvenuti sulla scena del crimine di via Pascoli che finora erano stati trascurati o ritenuti non rilevanti. Oggi, con il supporto delle più avanzate tecnologie di analisi, potrebbero invece assumere un peso decisivo.

Tra questi spicca la scoperta di una nuova impronta insanguinata, diversa dalla ormai nota “impronta 33”, che sarebbe visibile sul pavimento della villetta e che sembra appartenere a una mano sinistra appoggiata in una pozza di sangue. Un dettaglio inquietante che potrebbe aprire nuove piste investigative.

«Questa impronta non è contenuta nella consulenza biodattilo dei Ris del 2007 che, come diceva il collega Gianluca Zanella, mostra quella traccia sul fondo delle scale ma non dà il particolare dell’impronta e né fa alcun riferimento. Tra l’altro, c’è la certezza assoluta che quell’impronta non sia di Chiara, perché guardando le foto dell’autopsia, la mano sinistra l’aveva totalmente pulita. L’unica mano leggermente sporca di sangue è la destra: quindi che quella non sia la mano di Chiara Poggi è certo», ha spiegato la giornalista Rita Cavallaro.

E ancora: «Non sappiamo di chi sia, chiaramente è anche compatibile con il fatto che l’azione omicidiaria, sulla base della consulenza medico legale presentata nel 2009 e non presa in considerazione, è durata molto, sia questa che quella successiva. E che c’erano almeno due persone, perché da quel punto poi Chiara viene trascinata fino al telefono e lì c’è l’aggressione mortale: a quel punto il cadavere viene sollevato da due persone e gettato sulle scale della cantina».

Un’ipotesi che, se confermata, potrebbe stravolgere la ricostruzione sin qui accettata. A breve i Ris di Cagliari consegneranno la nuova Blood Pattern Analysis, richiesta dalla procura di Pavia: un esame atteso che dovrebbe fare chiarezza sulla dinamica e soprattutto sul numero degli aggressori. L’obiettivo è stabilire se sulla scena del crimine fosse presente un unico autore materiale o se, come ipotizzato da diversi esperti, abbiano agito più persone.

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