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Covid, il settore eventi lancia l’allarme: “Moriamo di fame e nessuno si occupa di noi”

Covid, il settore eventi lancia l’allarme: “Moriamo di fame e nessuno si occupa di noi”

C’è una categoria da 400.000 lavoratori che rischia di stare ferma anche tutto il 2021. Sono gli organizzatori di grandi eventi: “Sembriamo mendicanti e i soldi non arrivano”

Il messaggio audio arriva su Whatsapp: “Aiutateci”. Una voce femminile. Decisa ma anche disperata: “Dateci voce perché ci sono famiglie che muoiono di fame e non sappiamo più cosa fare”. E’ la voce di Alessandra Moretti, segretaria di Federmep che è l’associazione capofila che mette in fila gli addetti italiani ai grandi eventi, cerimonie, congressi, matrimoni e molto altro. Per molti sono semplicemente i wedding planner, figura che abbiamo imparato a conoscere nel film americani. Nella realtà sono molto di più. Rappresentano un settore economico composto da oltre 50.000 imprese e partite IVA per un totale di 250.000 impeigati stabili cui si uniscono 150.000 lavoratori stagionali.

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Un comparto fermo dallo scorso mese di febbraio. Travolto dalla prima ondata del Covid, mai ripartito nemmeno in estate quando il resto del Paese sembrava essersi dimenticato l’emergenza. E fermo anche in questo inverno con la prospettiva di non ricominciare a lavorare nemmeno nel 2021 perché i grandi eventi hanno bisogno di una lunga programmazione e i segnali che si profilano all’orizzonte sono tempestosi.

Sono saltati tutti gli eventi di Natale, alcuni vengono riprogrammati a partire da dicembre 2021 (nella migliore delle ipotesi), altri semplicemente cancellati. Uno tsunami che sta già investendo la prossima estate mettendo in ginocchio gli addetti del settore e tutto l’indotto che significa, tradotto in soldoni, erodere un valore di oltre 15 miliardi di euro di indotto primario e 25 di quello globale.

“Siamo stati ricevuti in audizione dalla Commissione Bilancio della Camera” racconta Alessandra Moretti, che lancia il suo grido d’allarme con alle spalle centinaia di professionisti di tutti i rami del comparto: “Sembravamo dei mendicanti perché la realtà è che i soldi non arrivano”. E quelli che arrivano, graditi, sono una goccia nel mare delle riduzioni di giro d’affari che nel 2020 hanno raggiunto l’80%. Un esempio? I fondi messi a disposizione dalla Regione Lombardia: “Grazie, davvero, meglio di uno sputo in un occhio. Ma 1.000 euro per un anno di non lavoro sono troppo poco”.

Il problema non è più arrivare a fine anno, spiegano. Anche perché molti non ce la faranno. Il problema è provare a dare un orizzonte a tutti gli altri accendendo un faro sull’intera filiera che ha ricadute pesanti anche nei settori collegati. La rabbia dei dimenticati è rabbia che nasce anche dalla sensazione di non essere riusciti a farsi vedere e capire. Mentre il dibattito pubblico e politico si è occupato per mesi di spiagge, parrucchieri, estetisti e una miriade di attività: “I politici? Loro ci ascoltano, ma se hanno dietro la campagna mediatica…”.

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