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Berrino: «Recitate il rosario, fa bene alla salute»

Berrino: «Recitate il rosario, 
fa bene alla salute»

L’epidemiologo Franco Berrino traccia con Panorama un percorso verso il benessere che parte dal cibo, passa per l’esercizio fisico e arriva alla meditazione o alla preghiera. E prevede: «A giugno saremo liberi, supereremo il male come i fiori di loto».


«Abbandona ciò che è fuori, coltiva ciò che è dentro», recita il Daodejing, il testo sacro del taoismo, che Franco Berrino legge e rilegge. L’epidemiologo, già direttore del Dipartimento di Medicina preventiva e predittiva dell’Istituto dei Tumori di Milano, per anni si è dedicato alla bellezza della ricerca interiore e al vivere rinunciando ai consumi inutili. «E ora finalmente pratico quello che predico». Il 14 aprile esce il nuovo libro Il cibo della saggezza (Mondadori) scritto con il maestro taoista Marco Montagnani. «Il vero viaggiatore è chi è pronto a cambiare profondamente. Approfittate del viaggio per abbandonare lungo il sentiero la pelle logora e indossarne una nuova. Il cammino può essere fatto anche nel nostro salotto. Perché la meta è il cammino».

Per molti questo cammino sta diventando pesante.

Usiamo questo momento di crisi per cambiare le nostre abitudini. Può essere una meravigliosa occasione di ritrovare noi stessi.

Come vive la quarantena?

Yoga e meditazione tutti i giorni. Stamattina ho fatto il saluto al sole per 18 volte. Finalmente ho meno stimoli esterni che mi portano via tempo. Possiamo ragionare, chiederci chi siamo. E cercare quella luce di cui tutti i grandi saggi, i mistici hanno parlato.

Chi può guidarci?

Un aiuto può venire dalla lettura dei classici. Io ho ripreso la Divina Commedia. Certo è faticosa, però che sublime viaggio Dante ha compiuto dentro di sé. Ricerchiamo le gelosie, le invidie, la lussuria, la falsità, per poi liberarcene progressivamente. Riscoprirete aspetti che al liceo vi erano completamente sfuggiti.

Affrontare Dante non è da tutti.

Ma tutti possiamo godere del silenzio che ci circonda. La nostra vita è sempre disturbata, piena di suoni, immagini. «Il silenzio è la parola di Dio», come scrisse Rumi, il grande poeta persiano. E nel silenzio leggete la poesia.

Nel suo ultimo libro dedica una parte all’amore, il virus stravolgerà anche quello?

L’amore è la guida di Dante. È come
il sole: illumina tutti. Amiamo l’universo, perdiamoci nel dolce naufragare di questo mare, come ha scritto Leopardi. L’amore appare quando la mente muore.

Ma quando muore la mente?

Nella meditazione.

Chi non è abituato a meditare come può riuscire in questa situazione ad allontanare i pensieri bui?

Con la preghiera, la forma occidentale della meditazione. Può aiutarci, ha un effetto fantastico sulla nostra salute. Alla fine degli anni Settanta l’Università di Harvard fece uno studio: reclutarono 120 mila infermiere e chiesero di compilare un questionario sulla loro vita. Tra le molte domande c’era anche: «Con quanta frequenza va al tempio?». Fu analizzata solo un paio d’anni fa: chi aveva risposto due o più volte alla settimana, a parità di età, reddito, stile di vita, aveva una mortalità del 33 per cento inferiore. E la protezione più forte era per le infermiere afroamericane. Perché in chiesa cantano e il canto libera la mente. Ricordo che da piccolo sentivo le donne cantare mentre lavoravano. Oggi abbiamo perso l’attitudine a esprimere la gioia o il dolore attraverso la musica. Invece tacita la mente. Recitare il rosario o meditare che effetto ha sul nostro corpo? Calma il sistema nervoso. È dimostrato scientificamente che la meditazione spegne i geni dell’infiammazione, che è alla base di tutte le malattie croniche, dal cancro all’Alzheimer. Facendo un prelievo di sangue, prima e dopo una seduta di meditazione, e andando poi a guardare il Dna che c’è nei globuli bianchi, si nota una significativa modifica dell’azione dei geni.

Lei ha sempre parlato della pratica delle Tre vie. Da dove si deve cominciare?

La prima via è quella del cibo. Ora che abbiamo tempo cuciniamo cibo sano, perché così si potenzia il sistema immunitario.

Quali soprattutto?

Ormai siamo abituati a mangiare alimenti industrialmente raffinati, sterili. Dobbiamo riabituarci ai cibi veri, che sono quelli che ci difendono. Come le fibre, che troviamo nei cereali integrali, legumi, verdure. Aiutano il funzionamento dell’intestino, dove vive un esercito di microbi che lavora per noi. Le fibre sono il nutrimento di questi microbi, che ci mantengono sani ed efficienti. È dimostrato che con un’alimentazione ricca di fibre si riduce il rischio di ammalarsi di cancro, di infarto e anche di malattie infettive. Invece andiamo meno sulla carne. Una volta, quando c’era un’infezione, un’epidemia, i medici raccomandavano di fare il brodo di pollo. Andava molto bene quando la dieta era povera di proteine, ma oggi ne è troppo ricca. Regoliamo la nostra alimentazione per stare meglio e per difenderci dal virus.

E dopo il cibo?

C’è l’esercizio fisico. Non possiamo andare a correre per la stupidità di qualcuno che ha esagerato, ma facciamo esercizio a casa. A Milano ora l’aria è pulita, io spalanco la finestra e mi metto a fare yoga respirando profondamente. Basta mezz’ora, un’ora al giorno, regolarmente, per mantenere vivace, flessibile, sereno il nostro corpo.

Il terzo passo?

È la via spirituale. Per accorgerci di essere vivi, di esistere. Qualcuno ha detto che la vita è quella cosa che ci accade mentre siamo occupati in altri progetti. E in punto di morte ci accorgiamo che forse non abbiamo mai veramente vissuto. Avevamo rimosso la morte dalle nostre vite e il virus ce l’ha violentemente riportata davanti. Nella filosofia taoista la morte è un passaggio dal giorno alla notte. E poi ritornerà il giorno. La cosa drammaticamente triste ora sono le persone che muoiono da sole, senza la consolazione di qualcuno che ami accanto, senza poter lasciare un messaggio ai figli. Questo è ciò che mi turba di più.

La paura ci scava dentro, finiremo con l’ammalarci?

Probabilmente la paura delle grandi epidemie è scritta epigeneticamente nel nostro Dna. È qualcosa di atavico, appartiene alle memorie ancestrali. Ricordo che nel 1995 andai al grande congresso sul cancro a Nuova Delhi. Erano attesi diecimila specialisti, ma scoppiò la peste. Ne arrivarono solo duemila. Eppure erano medici che sapevano che in un hotel a cinque stelle è molto difficile contagiarsi. È un sentimento irrazionale. Rispettiamo le regole, restiamo a casa. E sosteniamo i nostri reni. Sono loro a soffrire di più in questi casi. Nella medicina orientale la paura è il sentimento legato ai reni, come la malinconia è legata ai polmoni, la rabbia al fegato.

Come si possono proteggere?

Teniamoli al caldo. E poi con il cibo. Per esempio il grano saraceno, che va mangiato nei giorni freddi. Facciamo i gnocchi con la zucca e il grano saraceno.

Che cosa dobbiamo evitare?

Invece di lamentarci tutto il giorno troviamo opportunità nella crisi. E spegniamo un po’ la televisione e la radio, perché tutti questi numeri sul virus hanno poco senso. L’unica cosa che ho trovato interessante è quello che ha fatto il sindaco di Nembro, comune drammaticamente colpito. Ha contato i morti giorno per giorno, confrontandoli con il numero medio degli anni passati. Dovremmo farlo a livello nazionale. Così si potrà capire veramente se siamo alle soglie o meno della diminuzione della pandemia.

Quando «questa gabbia diventerà un giardino fiorito», come scriveva quasi mille anni fa il poeta sufi Rumi?

È ragionevole ipotizzare che a giugno saremo liberi. Nella storia le epidemie arrivano e poi se ne vanno. Come il fiore di loto si eleva dallo stagno rimanendo perfettamente bello e pulito, anche l’uomo, attraverso un percorso di meditazione, di saggezza e di crescita interiore, può superare il male, senza lasciarsi travolgere dalle difficoltà. Ispiriamoci ai fiori di loto.

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