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(Ansa)
Salute

La vita dura della sanità e dei sanitari in Basilicata

Stando a uno studio, al Nord ci sono prospettive per una durata di vita in buona salute sono maggiori rispetto al Sud. Differenze enormi dato che si parla addirittura di uno scarto di 10 anni.

Se c’è una regione del Sud, dove la situazione sembra essere preoccupante, questa è la Basilicata. Gli anziani sono un esercito in crescita e sono costretti a fronteggiare ogni giorno sfide diverse, ma le più importanti sono legate al clima di sfiducia verso il servizio sanitario. Hanno paura di morire senza poter essere curati. Si preoccupano e vanno avanti ossessionati da un’idea fissa “L’Italia è un Paese dove se vuoi curarti ti fanno morire, ma se vuoi morire ti curano per forza”.

A Matera, l’Ospedale Madonna delle Grazie è un edificio di recente costruzione. E’ enorme, ma negli ultimi anni ha subito un crollo imprevedibile, più dal punto di vista gestionale e medico che da quello edilizio. Se il Pronto Soccorso si avvale di medici “a gettone”, e dunque si effettuano prestazioni su chiamata, la situazione nei reparti non è migliore: mancano i medici. Nello specifico, il reparto di geriatria, recentemente accorpato a quello di malattie infettive, ha un solo medico a servizio. In chirurgia, i pazienti sono più fortunati, perché è notizia fresca l’assunzione di ben 5 medici. Ma, nonostante la piccola conquista, i reparti sono in affanno e a volte si avvalgono anche di medici specializzandi. Sembra, poi, che nell’ultimo periodo circa dieci medici dell’ospedale materano: tra radiologi, endocrinologi e infettivologi abbiano rinunciato all’incarico di dirigente medico per lavorare in Puglia, presso l’Ospedale generale regionale F. Miulli di Acquaviva delle Fonti.

Le ragioni sono legate non solo alla differenza di stipendio: se a Matera il trattamento economico netto annuale è di 30.0000,00 euro, al Miulli si arriva a guadagnarne circa 10.000 di più. Ma anche, e soprattutto, si sceglie sempre più spesso di lavorare in reparti con grosse casistiche settoriali. Il nosocomio materano ha assistito per anni alla migrazione di quei pazienti che, affetti da tumori rari, hanno scelto di farsi curare nei due grandi centri tumorali milanesi, oppure in Puglia. Una situazione, quella dell’ospedale materano, tutt’altro che irrisolvibile. Per questo i materani sono fiduciosi e desiderosi di smettere di pensare “Tocca a me, mi devo sacrificare”.

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