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Russia, chi era Navalny: il vero oppositore di Putin

Aleksej Navalny, avvocato russo di 47 anni, (è nato il 4 giugno 1976), ha mobilitato una parte piccola del paese ma decisamente attiva e sveglia, attorno a un tema quasi pre-politico, che in Russia però sta diventando ogni giorno più politico: la corruzione della classe dirigente dell'era Putin. Una questione che più dei diritti civili e politici in larga parte ostacolati se non negati, e strettamente connessa alla riduzione della forza economica delle classi medie, riesce a coagulare una parte della società civile.

Alexei Navalny, oppositore di Putin in Russia - 27 marzo 2017VASILY MAXIMOV/AFP/Getty Images

La fondazione anti-corruzione

Navalny ha fondato la sua Fondazione anti-corruzione nel 2011. Attraverso il blog e alcuni progetti correlati raccoglie le denunce di corruzione che i cittadini segnalano. Lo staff di oltre 90 avvocati verifica, controlla, fa i conti, valuta la quantità di denaro pubblico sprecato. Segue l'iter.

Per valutare la reale portata di questo "movimento" embrionale è importante partire dai numeri: La Russia ha poco più di 140 milioni di abitanti (2013 fonte Banca Mondiale), si stima che in tutte le città russe il 24 marzo abbiano partecipato alle manifestazioni anti-corruzione fra le 60mila e le 100mila persone in 82 città differenti.


Navalny: ecco il documentario contro Medvedev e la corruzione

Perché è una protesta importante, nonostante i numeri modesti
L'entità numerica della protesta manifestata in marzo, e tutto sommato anche questa di giugno, è dunque ancora modesta. Ma è assai significativa.

In primo luogo perché è dal 2011-2012 che la Russia non esprime un dissenso pubblico importante nei confronti della rete del potere di Vladimir Putin.

Giovanissimi, istruiti e attivi: altro che criceti

In secondo luogo perché Navalny fa appello alla parte più moderna della società russa; quel ceto medio istruito, connesso a Internet (la rete arriva a circa 70 milioni di Russi, non tutti, ovviamente parte di questo pubblico di Navalny), che vuole essere opinione pubblica, che esercita lo spirito critico tipicamente borghese-occidentale che la Russia raramente ha conosciuto sotto gli Zar, sotto il comunismo e nel post-imperialismo nazionalista di Putin.

E che, soprattutto questa volta è rappresentata dai più giovani. Come avevano notato tutti gli osservatori e i cronisti presenti a Mosca in marzo, e ancora più lunedì 12 giugno nelle varie città russe, una delle sorprese di queste manifestazioni è stata la partecipazione di giovanissimi, addirittura liceali oltre che universitari.

Mentre nel 2012 e 2013 nelle strade erano scesi soprattutto gli adulti della classe media istruita e cosmopolita, ventenni, trentenni e quarantenni. Insomma si affaccia forse una nuova generazione pronta a sostenere l'opposizione all'autocrate del Cremlino, che li aveva chiamati,. con disprezzo nei mesi scorsi: "criceti al computer". Ora provano a smentirlo, non girano più a vuoto davanti agli schermi nelle loro stanze. Escono nelle strade e dicono che non sono con Putin.

Anche perché più dei computer, usano gli smartphone, che sono sì computer. ma mobili, appunto: e consentono connessione e spostamento insieme, presenza in altri luoghi e, forse, partecipazione.

Chiamandoli criceti, in fondo, Putin ha dimostrato di essere vecchio, di non afferrare.

Anche se, come ha ricordato in marzo Paolo Garimberti su la Repubblica, quando Putin ha rimosso dall'incarico il suo braccio destro, Sergej Ivanov, in agosto 2016, e con lui una serie di governatori locali, l'accusa ricorrente per tutti fu la loro incapacità di fornire al presidente informazioni attendibili di quel che pensa la gente di Russia. Il sentore di qualche scricchiolio insomma Putin ce l'ha; non è solo paranoia da autocrate.

In terzo luogo, la protesta pur minoritaria è significativa perché ha un obiettivo chiaro e preciso: la corruzione della leadership di governo.
Obiettivo che si presta alla produzione di parole d'ordine fondate sui fatti che si denunciano; si presta alla dimostrazione con i fatti della natura del potere di Putin: tanto è vero che è un'inchiesta pubblicata in un video - una specie di contro-giornalismo autogestito - a trascinare la protesta.

Un Tweet di Aleksej Navalny dal tribunale di Mosca, 27 marzo 2017@Navalny/Twitter

In un articolo sul blog della New York Review of Books uscito in febbraio del 2016, Amy Knight ja riassunto alcuni dei casi di corruzione più recenti del gruppo di potere che gravita attorno a Putin, rivelati da Navalny: Russia: The End of the Illusion?

Come ha scritto in gennaio 2016 Masha Gessen sul New Yorker, in un profilo dell'attività di Navalny e della Fondazione anti-corruzione, la cosa che appare più strana è che Navalny passi dei mesi da uomo libero, fra un arresto e l'altro. Agli altri leader delle proteste di massa del 2011 e 2012 è andata peggio, ad alcuni molto peggio.
Boris Nemtsov, liberale, è stato assassinato nel 2015 a Mosca.
Sergei Udaltsov, il leader della sinistra radicale, è in prigione con una condanna di 4 anni e mezzo per un presunto complotto per rovesciare il governo della Russia.
Garry Kasparov, celeberrimo campione di scacchi diventato politico all'opposizione di Putin è in esilio all'estero.

Le elezioni presidenziali

Navalny ha annunciato che si candiderà alle elezioni presidenziali del marzo 2018. Elezioni che quasi certamente incoroneranno Putin per altri sei anni.

Il consenso elettorale del presidente è comunque ancora molto alto, soprattutto grazie all'attivismo internazionale (aggressione all'Ucraina "satellite" ribelle, l'occupazione e l'annessione illegali della Crimea, l'intervento in Siria accanto al dittatore sanguinario Assad, l'opposizione esplicita alla leadership democratica negli Stati Uniti, al punto da far intervenire l'esercito degli hacker per favorire Trump) che ha restituito al popolo russo la convinzione di contare nel mondo, dopo le "umiliazioni" subite in seguito alla fine dell'Unione Sovietica.

Eppure Navalny, disturba, al punto che, secondo fonti vicine a Putin citate dal Guardian in marzo, lo staff del presidente avrebbe comunque deciso di non lasciare che Navalny arrivi all'appuntamento elettorale fra i candidati.

Nel 2013 Navalny è stato condannato per una presunta "appropriazione indebita", che, secondo i critici occidentali e le opposizioni russe, è stata orchestrata dalle autorità. La sentenza è stata sospesa - quindi Navalny non è andato in carcere - ma la condanna penale gli impedisce di candidarsi.
Nel 2015 il Partito del Progresso di Navalny, non ha potuto partecipare alle elezioni regionali, nonostante avesse raccolto il numero di firme sufficienti.

[Qui sotto il video inchiesta contro Medvedev in versione completa]

[Questo articolo è stato pubblicato la prima volta il 27 marzo e aggiornato il 28 marzo 2017 e il 13 giugno 2017]

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