​Renzi gioca con Conte e ci lascia nel caos

Da una settimana, da quando cioè Renzi ha dichiarato guerra al governo dal suo scranno al Senato gli italiani hanno compreso benissimo una cosa di questo esecutivo, dei suoi protagonisti e, di riflesso, del Paese: il significato della parola CAOS.

Si, siamo nel caos totale. Nelle mani di un premier che apre regioni e città con il giochino dei colori (rosso, arancione, giallo) e non solo apre, ma ci dice di spendere, di fare i regali di Natale. Meglio se poi paghi con la carta di credito così prendi il Cashback e se sei proprio fortunatissimo c'è anche la lotteria degli scontrini. Poi succede che arriva il weekend, la gente obbedisce, esce e spende (tutto nelle regole) ed ecco che non va bene, che non abbiamo capito niente e che bisogna chiudere tutto. Così abbiamo speso, abbiamo la casa piena di regali ma forse non ci potremo vedere fino al 10 gennaio per scambiarci auguri e pacchetti. Il caos.

Ma nei palazzi della politica la confusione è ancora peggiore. Anche sui temi delle limitazioni natalizie sul Covid. Oggi, massimo domani, ci dovrebbero dire se torniamo rossi, o arancioni o giallo scuro, o cose simili; limitazioni su cui ovviamente il governo è diviso tra rigoristi e permissivi. Altre liti, altre tensioni con un premier che non ha la forza di decidere per tutti (noi). Anche perché sul tavolo di Palazzo Chigi resta aperta la partita del futuro dell'esecutivo.

Dopo aver lanciato il guanto di sfida a Conte il buon Renzi (ricordiamolo sempre, insieme a Beppe Grillo uno dei due fondatori di questo governo) si è nascosto mandando in avanscoperta i suoi che hanno proseguito il bombardamento contro Palazzo Chigi; Bellanova, Boschi, Rosato, tutti a ripetere che «Conte deve chiedere scusa», che «il Recovery Fund si fa in Parlamento», che «se questo governo è nato per non dare pieni poteri a Salvini non è che adesso i pieni poteri li può prendere Conte». All'avvocato del popolo non è rimasto quindi che tirare fuori dall'armadio niente meno che la «verifica», termine da piena Prima Repubblica. In pratica un conteggio delle truppe. Ieri i primi incontri con M5S e Pd, antipasti in attesa del piatto forte: il faccia a faccia con Renzi. L'ex sindaco di Firenze però, come il solito, quando torna al centro della scena non la molla e cerca di allungare i tempi all'infinito. Ieri le prime notizie della sua assenza all'incontro ed oggi la richiesta di rinvio con la scusa che il Ministro Bellanova è impegnata in Europa (come se non lo si sapesse prima). Appuntamento a venerdì.

Ovviamente non è che queste ore passano così, inutili. Tutto tempo buono per trattare, per chiedere ed offrire cose, aperture, poltrone ed una soluzione che consenta a tutti i due protagonisti (Renzi ed il Premier) di dire davanti alle telecamere che hanno vinto, anzi «ha vinto il Paese».

In politica certi giochi ci sono sempre stati ma sono sempre stati un brutto spettacolo. Se poi avvengono in piena seconda ondata, con il boom di disperati e licenziati, con imprese che non vedranno il 2021, con le file alle mense dei poveri e con il panico nel paese che non sa cosa potrà fare domani mattina, hanno davvero del vergognoso. E verrà il giorno, con il voto, della resa dei conti tra noi e loro.

Gli ultimi sondaggi parlano chiaro. Renzi è fermo al 3%, il Pd arranca appeso al 20%, i grillini scivolano verso il 10%. Totale 35-40% per le forze di governo. Il cui gradimento è ai minimi termini.

A noi restano solo due cose per salvarci dal caos dove ci ha portato questa maggioranza: il buonsenso e la speranza di un vaccino.

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