Pitti 104: Lubiam si racconta tra arte e cinema

Lubiam, eccellenza made in Italy nel menswear sartoriale d’alta gamma, torna a Pitti Uomo con le sue linee - Luigi Bianchi (Cerimonia, Flirt, Sartoria), L.B.M 1911, Gabriele Pasini - anticipando le collezioni primavera/estate 2024.

Una serie di proposte in grado di unire l’heritage e il savoir-faire alla ricerca per proposte sempre più performanti, capaci di rispondere a una clientela in costante crescita (+14% in Italia, +23% all’estero) e sempre più giovane.

Proprio per questi ultimi nasce la speciale capsule L.B.M. 1991 Blackout, che sapientemente interpreta il minimalismo e la modernità del bianco e nero, attraverso capi dai volumi slim dove la lana è protagonista, in sapienti giochi di armature. I pantaloni sono morbidi, gli smoking da abbinare alle sneakers e l’aggiunta del denim diventa rottura definitiva con il passato.

«Blackout è una linea di abbigliamento pensata per chi ha fatto della moda la propria passione e ricerca una stile moderno e al passo con tempi» spiegano da Lubiam. «Ogni modello è personalizzato dall’inizio alla fine: le fodere, i bottoni e le etichette rappresentano il brand grazie alla loro essenzialità e riconoscibilità mantenendo il minimalismo che le caratterizza. Il black and white diventa un vero e proprio stile di vita inconfondibile.

Esplora l’interpretazione di giardini e fiori dell’arte impressionista la collezione primavera/estate 2024 firmata L.M.B. 1991. Proposte eleganti e raffinati dove i colori rimandano alle tele di Monet e Renoir - «artisti che attraverso le proprie opere hanno descritto situazioni quotidiane mantenendo un’eleganza raffinata e sottile» - tra pennellate libere e intense che si trasformano nelle impunture delle giacche, in tagli curati e modelli leggerissimi.

La palette di colori è così ispirata ai toni della terra e ai fiori, con tonalità pastello e accese sfumature di marrone, beige, glicine, azzurro, verde salvia e avorio.

Grande attenzione è data all’outerwear che porta con sé un importante focus rispetto a pelle, jersey e jersey tecnico, aggiornati per realizzare modelli all’avanguardia e dal caratteristico sapore casual.

I tessuti, certificati e di pregio, sono punto di forza della collezione, così come le calzature, rinnovate con nuove proposte, dalla classica norvegese alla calzatura sfoderata con laccio in caucciù.




Luigi Bianchi Sartoria e il fascino impeccabile del cinema

Clark Gable, Marcello Mastroianni e tutti i grandi uomini del cinema anni Cinquanta. Parte da qui la collezione primavera/estate 2024 di Luigi Bianchi Sartoria, in scena a Pitti 104. Un viaggio nella storia del cinema, «epoca d’oro per lo stile e l’eleganza maschile».

La storica azienda italiana nata a Mantova nel 1911 da un giovanissimo Luigi Bianchi, è da oltre un secolo rappresentante dell’eccellenza made in Italy, con la sua essenzialità e ricercatezza. Le collezioni di Luigi Bianchi Sartoria sono dedicate a un uomo colto, raffinato ed esigente, un intellettuale dall’atteggiamento forte ma mai rigido che si riconosce si ritrova nell’armonia e nella bellezza che lo circonda.

Restando fedele ai propri valori, Luigi Bianchi Sartoria dà vita a un nuovo classico che si distingue per il proprio allure elegante ma si aggiorna per garantire delle proposte contemporanee e senza tempo.

«L’eleganza maschile degli anni Cinquanta era sinonimo di classe, raffinatezza e buon gusto, con una forte attenzione ai dettagli e all’artigianalità» si legge nella presentazione ufficiale.

Partendo da una palette di colori rappresentativa che vede come protagoniste le differenti sfumature dei toni più caldi tra cui marrone e beige, avorio e rosa antico, senza però dimenticare grigio e verde, Luigi Bianchi crea preziose fantasie che caratterizzano le giacche, dal pied de poule al principe di Galles fino ai motivi finestrati.

Cotone e lino, fibre naturali piacevoli al tatto e per propria natura leggeri e resistenti, compongono gli abiti che non rinunciano mai alla cravatta, gioco di stile che nuovamente ci rimanda agli anni d’oro del cinema dove la figura maschile era sinonimo di savoir-fare e gusto.




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