La domanda da un milione di dollari

È la vera domanda da un milione di dollari di ogni spogliatoio, ogni caserma, ogni redazione di giornale: "seno o sedere?"
Detta così, sembra volgare.
Probabilmente perché lo è. Ma cosa possiamo farci se puntualmente spuntano studi scientifici che girano attorno alla questione?
Della serie: gli uomini intelligenti preferiscono i posteriori abbondanti. No, i seni piccoli. No, le maggiorate. No, tutti e due.
E cosa possiamo farci se puntualmente spuntano articoli di commento semisemiseri come questo, o come quello recente di Michele Monina sul Fatto Quotidiano in cui avevano la peggio le maggiorate?
Non possiamo che arrenderci e affrontare i dubbi ontologici che ci attanagliano da millenni.

La domanda delle domande

Le domande sono tante e unisex: bionde o more, palestrati o panzettati, depilati o villosi, giunoniche o minute… Ma, secondo chi scrive, nessun quesito divide come il sacro dilemma: tette o culo?

Fate la prova. In qualunque contesto si raggruppino più di tre maschi eterosessuali. Qualunque. Dopo il calcetto, dopo la presentazione di un libro, in officina, in biblioteca, dove vi pare, e chiedete. Le due fazioni saranno equamente divise e specularmente aggressive.

Perché, dietro a una scelta solo apparentemente superficiale, si nasconde in realtà una precisa idea di mondo. Consapevoli o no che ne siano, i sostenitori del culo o delle tette (ove per “tette” si intendono naturalmente i seni prosperosi) fanno parte di due diverse categorie umane, con pregi e difetti complementari.

Partito "tette"

Sono uomini semplici. O basici. Non importa quanto colti, raffinati o potenti siano. Sono comunque uomini semplici. Può essere che la cosa abbia a che fare, come non si stancano di ripetere gli psicologi da bar, con irrisolvibili conflitti con la figura materna. Che importa il perché? Il risultato è che si tratta di uomini in cerca di conforto e stabilità, capaci di regalare e ricevere maggiori soddisfazioni domestiche. Tradizionali, affidabili (anche perché prevedibili), e semplificatori. Solari, goderecci, rilassati, fattivi.

Per le donne, in una relazione, risultano più esuberanti all’inizio, poi si stabilizzano su un registro monotono, ma danno meno problemi nella vita di tutti i giorni.

Partito "lato b"

Sono uomini complessi. O complicati. Non importa quanto possano sembrare rudi, o quanto umili siano le loro esistenze. Sono comunque ansiosi, perversi, ambiziosi. Può sembrare solo un dettaglio, ma il cambio di prospettiva, rispetto all’approccio frontale, è di per sé rivelatore di un’attitudine al ribaltamento, alla manipolazione, alla sofisticazione.

Per le donne, in una relazione sono più intriganti all’inizio, poi subito più faticosi e volubili, insicuri e problematici, fino all'esaurimento del desiderio sessuale (di entrambi), quando, finalmente liberi da accessi di desiderio ed eccessi di insoddisfazione, si rivelano conversatori più brillanti, sensibili e presenti.

Partito "tutti e due".

C’è sempre chi risponde “tutti e due”.

Lungi dall’essere esemplari di maschi in cui si assommino le qualità di entrambe le categorie, si tratta piuttosto di individui che ne esponenzializzano i difetti.

Sottolineando l’ovvio (a praticamente tutti piacciono sia il sushi che gli hamburger, il punto è ovviamente pronunciarsi sulla propria preferenza) per ingraziarsi il presunto favore di eventuali donne presenti alla somministrazione del quesito, o per mimare una virilità che non possiedono davanti agli altri maschi presenti, rivelano tutta la loro ignavia

Per le donne, sono gli uomini che in una relazione coprono con la strafottenza la loro insicurezza, la mancanza di contenuti con le forme dell’apertura mentale, il loro pressapochismo con un'ostentata moderazione, quel tipo di uomini sempre presenti, ma senza mai esserci davvero.

Al netto di ogni volgarità, il peggio del peggio.

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