Punita la Juventus, ora serve cambiare la giustizia sportiva

Tra l'inizio e la fine (per ora) del processo alle plusvalenze che ha portato alla penalizzazione di 10 punti che mette la Juventus fuori dalla prossima Champions League sono trascorsi oltre 400 giorni. Un anno e due mesi durante i quali si sono celebrati cinque gradi di giudizio, cui potrebbe aggiungersi un nuovo passaggio al Collegio di Garanzia del Coni, andando dall'assoluzione alla stangata con in mezzo un'escalation di richieste dell'accusa smentite dai giudici, ricorsi vinti e persi, intromissioni del Tar del Lazio e una diffusa sensazione di incertezza.

L'esito dell'ultimo passaggio dice in maniera chiara e incontrovertibile che l'impianto accusatorio della Procura Figc ha retto ed è uscito vincente. E' un dato fattuale di cui prendere consapevolezza e che indica anche il percorso per quello che dovrà accadere nelle prossime settimane, quando sul tavolo (già dal 15 giugno) ci sarà il secondo filone dedicato a manovre stipendi, partnership sospette e rapporti irregolari con alcuni agenti. Piaccia o no, l'impostazione di considerare i brogliacci con le intercettazioni prove acquisite, l'applicazione dell'articolo 4 sulla mancata lealtà sportiva, i tempi compressi nella celebrazione dei processi sportivi e l'idea di interpretare l'afflittività come obiettivo immediato con ricadute sul risultato sportivo del club hanno tenuto alla prova dei fatti. E ha tenuto anche aver separato i destini della Juventus da quelli delle altre società coinvolte in un sistema, quello delle plusvalenze, in cui per definizione si opera almeno in due.

Ora che le bocce si fermano, però, non si può non considerare anche l'eredità che i 400 giorni del processo alle plusvalenze juventine lascia. Serve una riforma della giustizia sportiva e solo lo sport la può fare evitando scomodi sconfinamenti da parte della politica che, per bocca di alcuni suoi autorevoli interpreti, chiede ad alta voce che si metta mano al sistema. Lo ha detto più volte il ministro dello Sport, Andrea Abodi, e in parte lo ha spiegato anche quello dell'Economia, Giancarlo Giorgetti. Il presidente del CONI, Giovanni Malagò, lo ha messo per iscritto parlando di un provvedimento che guardi alla "dinamica della tempistica che tuteli i diritti del ricorrente e la celerità dei provvedimenti" e spiegando che i tempi vanno accorciati il più possibile.

Non è solo così, però. E' sacrosanto che resista il caposaldo della celerità rispetto all'ordinamento giudiziario tradizionale - lo sport ha una specificità che non si può non riconoscere -, ma è altrettanto obbligatorio non ignorare che, soprattutto in presenza di 'reati' di doping finanziario sia necessario preveder un approccio più pragmatico e garantista. Il ragionamento è semplice: serviranno anni per stabilire in un tribunale ordinario se i bilanci della Juventus fossero falsi, eventualmente in che misura e con quali responsabilità; è anche possibile che ne esca una verità processuale in parte in contraddizione con quella della pubblica accusa che per la giustizia sportiva è diventata prova acquisita tanto da giustificare la punizione del club. Con enormi e irreparabili ricadute sportive ed, di conseguenza, economiche.

Il calcio e lo sport sono ormai un'industria che muove miliardi di euro, con dentro aziende che devono attenersi rigidamente a norme di gestione per proteggere i propri investitori e che hanno il diritto di essere giudicate potendo approfondire ogni ipotesi di 'reato'. Dunque, non si può trattare l'interpretazione di un parametro internazionale IAS/IFRS alla stregua di un comportamento illecito sportivo su cui l'approfondimento può essere fisiologicamente più celere. Il Codice di Giustizia sportiva non può non adeguarsi a questa realtà, cambiare e proiettarsi al presente e al futuro anche a costo di creare un meccanismo di sanzione parallelo secondo il quale alcune tipologie di illecito finanziario debbono essere regolate amministrativamente e non intervenendo sul risultato sportivo. Così da preservare integrità e regolarità della competizione, evitando asterischi e balletti che hanno condizionato questa stagione e rischiano di farlo anche nella prossima.

E' la sfida che attende il mondo dello sport se e quando avrà l'intenzione di mettere mano alla materia come viene chiesto da più parti. E' un discorso che prescinde dalla Juventus la cui colpevolezza sportiva è acclarata da una sentenza in larga parte già passata in giudicato. Si tratta di dotare il sistema di un reticolo di norme, sanzioni e poteri giudiziari adeguato e moderno. Guai a perdere l'occasione.

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