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Gli incentivi per le auto elettriche sono un flop. Lo dicono i dati e la storia

La notizia che soltanto sette milioni di euro dei 950 totali di incentivi statali disponibili per il rinnovo del parco mezzi circolante andranno all’acquisto di vetture elettriche è il timbro sul fallimento delle politiche di Bruxelles per costringerci alla transizione energetica. Questo si evince dai dati pubblicati dal ministero, che a poco più di un mese all’avvio della campagna 2024 vede quasi esaurite le somme per l’acquisto di vetture con motori termici che abbiano bassi livelli di emissioni, ma siano poco sfruttate quelle per automobili a batteria e alle ibride con ricarica alla spina, cioè le Plug-in. C’erano a disposizione 194 milioni e ne rimangono 187 per la classe di emissione 0-20 grammi di CO2/km; mentre per quelle tra 21 e 60 gli stanziamenti sono ridotti da 232 milioni iniziali agli attuali 229. C’è chi sostiene che la “colpa” della decisione degli automobilisti italiani sia da imputare all’estensione degli aiuti governativi anche alla rottamazione di vetture Euro5 e alla loro concessione per l’acquisto di motori termici più moderni anche se usati (ma sono 20 milioni al massimo). La realtà è diversa: gli italiani trovano ancora le auto elettriche troppo costose e laboriose da utilizzare a causa del fatto che oltre il 74% di loro abita in un condominio, dove è difficile installare colonnine di ricarica personali, costringendo a una schiavitù necessaria per trovare una ricarica nei paraggi. Ed è inutile il paragone con altre nazioni europee nelle quali non ci sono né Prealpi, né Alpi né Appennini (che mettono alla frusta l’autonomia), come non ci sono borghi storici con vie strette nelle quali le vetture moderne, con qualsiasi tipo di motore ma dimensioni sempre maggiori, neppure riescono a passare. Per non parlare delle code nelle tangenziali del Nord e sul Grande raccordo anulare romano, ormai vere e proprie piste per eseguire test realistici sulla reale autonomia delle vetture, altro che ciclo Wltp. Quasi nessuno vuole spendere oltre trentamila euro per un’utilitaria, ed è impietoso il paragone con il potere di acquisto delle generazioni precedenti, quando un operaio poteva permettersi di pagare una vettura con meno di un anno di stipendio, mentre oggi ce ne vogliono almeno due da parte di un neolaureato che guadagna, in genere, meno di 1.800 euro netti al mese quando gliene servirebbero tremila.

Il fenomeno sta preoccupando non poco i produttori, dapprima costretti a correre per sviluppare modelli elettrici, quindi delusi dalle vendite effettive, che in Italia ancora non arrivano al 5% del totale. Vero è che la campagna incentivi 2024, a chi fruirà delle condizioni di applicazione migliori, permetterà di ottenere un contributo molto alto (13.750 euro), ma difficilmente il sistema potrà entrare in vigore prima della metà del mese di marzo e questo preoccupa anche i concessionari, che assistono a un atteggiamento attendista dei clienti. Al momento, per le auto a batteria il Ministero (Mims) ha registrato soltanto poco più di 2.900 immatricolazioni, numero che dimezza la già minima quota di mercato che si sono guadagnate in Italia. Una flessione che riguarda anche le ibride Plug-in, che in gennaio hanno segnato -33%. A oggi la percentuale di mercato delle automobili a batteria sommate a quelle ibride con ricarica via cavo è del 4,9%, cioè più bassa di tre anni fa (Bev a 2,1%; Phev a 2,8%). E per il via alla fruizione degli incentivi serve ancora il parere della Corte dei conti, al quale seguirà l’aggiornamento della piattaforma di Invitalia. Tempi tecnici che preoccupano la filiera dell’automotive, allarmata da un mese di gennaio che in quanto a vendite si è dimostrato scarsissimo, con l’elettrico a -13,3% sull’anno precedente, che era già a -8,5% sul 2022. Dei 950 milioni governativi, 35 sono destinati ai ciclomotori, alle moto e finanche ai quadricicli, mentre 53 andranno ai veicoli commerciali leggeri. Per le due ruote gennaio 2024 è stato il primo mese di vendite con il segno meno dopo quindici mesi di rialzo, ma la flessione è dell’1,1% sullo stesso mese di un anno fa e quindi l’effetto “attesa” per gli incentivi non pare essere rilevabile, almeno per i motori endotermici, anche perché da sempre gennaio è un mese poco indicativo per le vendite, e poi i concessionari stanno avvertendo un allungamento dei tempi di consegna delle nuove unità anche di 4-6 settimane a causa degli attacchi dei ribelli Houthi alle navi mercantili che avvengono nel Mar Rosso. Anche nel caso delle due ruote, tuttavia, l’elettrico segna il passo: dal 23 gennaio, data che ha segnato l’avvio delle prenotazioni di incentivi, fino al giorno 31 compreso erano stati immatricolati 356 mezzi, corrispondenti a -59% del totale sull’anno precedente. E di questi, gli scooter sono stati 200, cioè il 65% in meno. Un altro euro-flop.

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