Di Maio, dalla tribuna del San Paolo a quella del Pd (con poltrona garantita)

A quanto pare, a Luigi Di Maio verrà garantito un “diritto di tribuna” nelle liste del Pd. Che i suoi detrattori hanno già ribattezzato “diritto di tribuna San Paolo”, richiamando i suoi fumosi trascorsi da imprenditore di bibite allo stadio di Napoli.

Proprio così: l’ex gilet giallo, che attaccava il cosiddetto «partito di Bibbiano», verrà candidato, salvo sorprese, proprio nelle liste del partito di Bibbiano. Siamo oltre l’impensabile. La vicesindaca di Bibbiano, Paola Tognoni, la riassume bene: “Se sono imbarazzata? L’imbarazzo dovrebbe provarlo lui a venire nel Pd”.

L’escamotage, ai limiti dell’umana follia, è stata una scelta obbligata, per Enrico Letta. Bisognava convincere Carlo Calenda a firmare l’accordo. E dunque il punto di caduta è stato questo: uniamo le forze, a condizione che i leader di partito “divisivi” (tra cui Giggino) vengano dirottati sul proporzionale. Così facendo, Di Maio deve risparmiarsi la fatica di presentarsi nei collegi uninominali, evitando di metterci la faccia. E Calenda può andare bellamente sui giornali a dire che gli elettori di Azione non dovranno votare Di Maio, perché si presenta nel proporzionale. Che un po’ come il marito che sostiene di non essere sposato con la moglie, solo perché camminano su due marciapiedi diversi.

Resta il fatto che Di Maio si prepara a correre sotto il simbolo dei Dem. A quanto pare la base del Pd, che già ha dovuto vendere il 30% dei collegi a Calenda (che sulla carta ha il 3%), non l’ha presa benissimo. Matteo Orfini, per esempio, dice: “Mi avvalgo della facoltà di non rispondere. Per noi è faticosissima”. E Guerini: “Va bene il diritto di tribuna, ma serve equilibrio con i territori”.

I mal di pancia crescono anche nel neonato partitino di Di Maio, “Impegno Civico”, quello con l’ape che vola e già rischia di schiantarsi. Già perché il Ministro degli Esteri aveva promesso agli scissionisti grillini che lo accompagnano almeno 3-4 seggi sicuri in parlamento, e adesso l’unica poltrona blindata è la sua. Insomma, Di Maio ha fatto così tante capriole, e ha accettato così tanti compromessi, che rischia di essere abbandonato anche dai suoi.

Così, allo stato attuale, Di Maio si presenta in lista con i democratici, ma senza farsi vedere troppo: come quelli che si imbucano alle feste. Sarà divertente una campagna elettorale in cui tutti i leader di centrosinistra faranno finta che il ministro degli Esteri non esiste. Verrà riposto sotto il tappeto, nella speranza che non dia troppo nell’occhio: come il libro del Ministro Speranza, presentato in pompa magna e poi nascosto in fretta e furia.

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