Chiara Maci: "Vi racconto la mia vita da food blogger"

Lo sterminato mare del food virtuale è un minestrone che ribolle in cui si mischiano aspiranti blogger in cerca d’identità, solide certezze, piatti di bruttezza assoluta (tanto da sembrare già masticati) e qualche vetta di buon gusto e goduriosità. In tanti ci provano, in pochi che la fanno davvero. Il censimento? Pressoché impossibile. I guadagni? Certi, ma solo per una strettissima elite. Perché non è facile trasformarsi in brand di se stessi e quelli che riescono ad imporsi, almeno in Italia, si contano sulle dita di una mano. Tra questi c’è senza dubbio Chiara Maci, capace di veleggiare verso i 350 mila seguaci, solo su Facebook, e di puntare sul profilo basso per ricavarsi il suo invidiatissimo posto al sole. Da lunedì 14 dicembre torna poi in tivù, su Fox Life alle ore 19, con le ottanta puntate di Vita da food blogger: nel suo habitat naturale, ovvero la cucina di casa, racconta la sua storia attraverso una carrellata di ricette per tutte le tasche (e le capacità culinarie).

Chiara, partiamo dal titolo. In un momento in cui tanti food blogger preferiscono farsi chiamare “consulenti” o “influencer”, tu usi questa “etichetta” nel titolo. Scelta distintiva?

Assolutamente sì. Io devo tutto al blog, senza quello non avrei mai fatto quello che ho fatto: mi ha permesso di scrivere ed essere letta, fare esperienze che forse non avrei mai fatti. E’ vero che lavoro per le aziende e faccio consulenze, visto che sono una sommelier da tanti anni, ma per molte persone sono una food blogger.

Piccolo passo indietro. Lavoravi nel marketing di Sky poi, a nemmeno 25 anni, hai mollato tutto per seguire la tua passione per la cucina.

Un lunedì mattina ho capito che l’ufficio non era il mio posto, sono salita alle risorse umane e ho firmato le miei dimissioni. Un colpo di testa meditatissimo.

Tanto che la tua storia è diventato quasi un “caso di studio” nel settore. Quando ti scrivono per dirti che hanno deciso di licenziarsi per aprire un blog, cosa rispondi?

Per un periodo mi hanno chiamato “la paladina del licenziamento”. Non consiglio mai di licenziarsi ma, credimi, mi scrivono molte più persone per chiedermi consigli di questo genere che non per le ricette. Tutti pensano che il meccanismo sia facile, invece il giorno dopo ti crolla il terreno sotto i piedi, non sai cosa fare. Lavorare da soli significa lavorare il doppio, senza orari. La soddisfazione è enorme ma i sacrifici tanti.

Come si diventa Chiara Maci? Quanto hai pianificato strategicamente la tua carriera?

Il caso è stato dalla mia parte, sono stata fortunata e al tempo stesso ho fatto un piano di comunicazione su di me, usando gli strumenti che conoscevo. Quando mi sono licenziata volevo aprire un catering ma non mi davano i permessi perché avevo una cucina troppo piccola. Cosa faccio adesso? Ho iniziato ad organizzare eventi poi con mia sorella ho pensato di aprire un blog di cucina, lei da Treviso, io da Bologna dove ero tornata a vivere. La mia fortuna è stata arrivare a Cuochi e Fiamme, su La7, a tre mesi dall’apertura del blog.

Cuochi e fiamme ti ha dato popolarità improvvisa e visibilità in un settore in divenire. Come ci sei arrivata?

Mi hanno chiamato me come seconda scelta (ride), non scherzo. All’inizio ero guardata con sospetto: mi dicevano, vuole fare la giornalista ma non c’è riuscita, cucina ma non è una cuoca.

Ti manca quel programma?

E’ stata un’esperienza bellissima, super vera. Ma non mi manca perché era giusto per quegli anni: è stata un scuola enorme, lo chef Simone Rugiati mi ha insegnato a stare davanti alle telecamere, la critica gastronomica Fiammetta Fadda a giocare di sottrazione e a puntare sul profilo basso: sto nel mio, non mi piace fare le cose che non so fare.

Vita da food blogger lo consideri un punto di arrivo?

Lo considero una prosecuzione del mio lavoro, un altro modo per raccontare me stessa e aprirmi alla gente. E’ quello che ho sempre fatto nel blog: trasmettere la mia normalità è il mio punto di forza, mi ha permesso di fidelizzare i lettori.

Nelle 80 puntate in onda su Fox Life cosa vedremo?

Tante ricette facili per tutte le occasioni, dal primo per un pranzo con gli amici al cenone della Vigilia di Natale. Ogni piatto è legato ad un racconto, ad un pezzo della mia vita e a quello che mi ha trasmesso la mia famiglia.

In questi anni hai ricevuto proposte per la tivù cui hai detto no?

Tante, quasi tutti progetti molto lontani da me, sia nell’ambito del food che dello spettacolo. Non ho mai aspirato a fare tivù e non pensavo che avrei mai condotto uno spazio tutto mio: Vita da food blogger ha il sapore del regalo inaspettato.

Chiudiamo con tre consigli per chi vuole seguire le tue orme e aprire un foodblog. Cosa bisogna fare?

Saper cucinare, sapere scrivere in italiano - sembra scontato ma non lo è affatto e basta vedere cosa c’è in giro per accorgersene – e poi avere costanza: se io decido di pubblicare il lunedì, avessi anche solo un lettore a quella persona tutti i lunedì devo far capire che ci sono.

Tre errori da evitare?

Scrivere di troppe cose: meglio puntare sulla nicchia, scrivere solo di una cosa diventare il numero uno in quel settore. Avere un’identità è fondamentale e poi, terzo errore da evitare, accertarsi di non scrivere cose sbagliate: le foto sono fondamentali ma la correttezza di ciò che si pubblica, ancora di più.



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