1968: l'anno del Piaggio "Ciao" - la storia e le foto

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Il Piaggio "Ciao" prima serie. Presentato alla fine del 1967 a Genova
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Produzione del Ciao allo stabilimento di Pontedera
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Il "Ciao" fu presentato a Genova alla fine del 1967. Pesava soltanto 39 Kg ed era apprezzato dalla clientela femminile
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Pubblicità del Ciao prima serie: la libertà contro la costrizione delle "sardomobili"
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La libertà contro il traffico cittadino per la famiglia: i punti salienti della pubblicità del Ciao
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Una pagina del calendario Piaggio del 1970
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Pubblicità del Ciao "R" del 1972
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Scatto pubblicitario della serie 1968
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La prima serie del "Ciao": faro anteriore tondo e ruote di maggior diametro rispetto alle serie successive
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Dettaglio del logo "Ciao" della prima serie, con i caratteri in corsivo.
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Giovanissimi testimoniale della pubblicità del Ciao nel 1968
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Uno degli ultimi modelli degli anni 2000: raggi in lega e omologazione Euro 3
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L'ultimo Ciao, prodotto fino al 2006, aveva il miscelatore automatico
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Una versione "Lusso" del 1970: aveva i parafanghi e la marmitta cromati e le ruote con fascia bianca. Fianchetti e fanale neri.

Un'anno rivoluzionario, il 1968, ed un ciclomotore che lo fu altrettanto. Il Piaggio "Ciao" fu presentato a Genova l'11 ottobre 1967. La sua originalità sarà suggellata dalla longevità, tanto che il piccolo di casa Piaggio sarà prodotto ininterrottamente per quasi un quarantennio fino al 2006.

Semplice come dire "ciao"! 

Era un mezzo semplice robusto e leggero, ma l'apparente essenzialità celava in realtà un impegno tecnologico non indifferente per il periodo. Il "Ciao" era un ciclomotore a tutti gli effetti nonostante l'aspetto che ricordava le forme delle bici da donna, una scelta stilistica che garantiva alla Piaggio una clientela universale. Tuttavia il "Ciao" differiva moltissimo da quegli ibridi tra biciclette e motorini che avevano caratterizzato il panorama degli anni '50 (Mosquito, Velosolex e altri motori ausiliari). Il nuovo cinquantino della Piaggio vantava un design innovativo, lineare ma allo stesso tempo accattivante. Non vi erano ingombri "posticci" (come il serbatoio o altri accessori che caratterizzavano i ciclomotori degli anni '60). Nel "Ciao" tutti gli elementi si combinavano armonicamente. Il serbatoio da 2,8 litri era parte del telaio stampato, come nei "tuboni" che spopoleranno negli anni '80. Non vi erano organi meccanici a vista e le carenature laterali in plastica proteggevano il conducente dalle macchie spesso causate dall'olio motore. In poco meno di 40 kg. di peso a secco c'era tutto l'indispensabile, anche un pratico gancio portaborse ed un piccolo portapacchi sopra il parafango posteriore.

Un capolavoro di razionalità tecnologica

Ma il vero gioiello che caratterizzava il "Ciao" era il propulsore, un due tempi a cilindro orizzontale di 49,77cc. di cilindrata. Smontate agilmente le protezioni laterali in plastica, la vista si apriva su un motore estremamente compatto, che si incastonava perfettamente nello stretto spazio del telaio. Il motore del Ciao ereditava dalla sorella maggiore "Vespa" il volano alettato per il raffreddamento ad aria forzata. La distribuzione era regolata direttamente dall'albero motore, la frizione era automatica centrifuga ed era previsto il variatore di velocità (a seconda della versione) sulla trasmissione a cinghia trapezoidale come nei moderni scooter. Il cambio era monomarcia e l'accensione e lo spegnimento regolati da una piccola leva sul manubrio che azionava il decompressore al cilindro. Al momento del lancio, i prezzi del piccolo di casa Piaggio erano assolutamente competitivi e andavano dalla 55.000 alle 66.000 lire a seconda dell'allestimento e del propulsore con o senza variatore.

Nei primissimi esemplari presentati, la versione base presentava la forcella anteriore rigida e il freno anteriore a pattini, come sulle biciclette. Questa configurazione fu presto scartata dalla Piaggio, che scelse di vendere il "Ciao" esclusivamente con forcella telescopica e freno a tamburo. La sospensioneposteriore invece non fu mai applicata: l'ammortizzazione posteriore era garantita semplicemente da una coppia di molloni sotto la sella monoposto. Il "Ciao" rispettava le regole del Codice della strada per quanto riguardava la potenza e la velocità massima di 40 km/h. Il primo restyling del 1971 vedrà la sostituzione del faro anteriore con un proiettore rettangolare che rimarrà per buona parte della successiva produzione. Nel 1969 alle versioni base si era aggiunta quella "Special" con marmitta e finiture cromate oltre agli pneumatici con la fascia bianca, seguita l'anno successivo dal "Ciao Lusso" che aveva anche i parafanghi cromati e i copricarter neri come il faro. La struttura del ciclomotore Piaggio rimarrà pressoché invariata fino al restyling del 1979, che vide l'introduzione di un nuovo proiettore, di manopole in plastica e fanalino integrato nel portapacchi posteriore. Il piccolo di casa Piaggio sarà munito, nell'ultima fase di produzione, di miscelatore automatico e di omologazione Euro 3.

Il "Ciao" ha fatto compagnia agli Italiani per quasi 40 anni, per la cifra record di oltre 3,5 milioni di unità prodotte.

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