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Ma quante toghe con il doppio lavoro

Ma quante toghe con il doppio lavoro

Lezioni, corsi privati, videoconferenze… Per i magistrati italiani è un fiorire di incarichi extragiudiziari, tutti sontuosamente retribuiti. Un fenomeno così diffuso che ora in molti chiedono regole più stringenti.


Anna Maria Soldi è sostituto procuratore generale presso la Corte di Cassazione. Riveste un ruolo prestigioso, ed è proprio per questo che lo scorso febbraio il magistrato ha tenuto per la società privata Wolters Kluwer Italia lezioni ad Arezzo su «L’esecuzione forzata dopo la riforma del 2018» per otto ore. Ovviamente retribuite. E bene: 2.400 euro. Pochi mesi prima, a fine 2019, aveva tenuto un altro ciclo di lezioni, stavolta per un impegno orario richiesto di 12 ore, per l’Ordine degli Avvocati di Civitavecchia. Compenso: 5 mila euro.

Salvatore Saija, anch’egli in Cassazione, ha invece tenuto corsi per un’altra società privata, Euroconference, tra Roma, Catania e Messina per un impegno orario di 24 ore e un compenso di 3.500 euro. Non male neanche quello del giudice del Tribunale di Torre Annunziata, Fabio Di Lorenzo, impegnato per l’Università telematica Pegaso in videolezioni di diritto amministrativo per un impegno orario richiesto di 5 ore e una retribuzione di 2.500 euro.

Cifre di tutto rispetto, anche più alte (in certi casi non di poco) di un normale lavoratore, che si aggiungono a stipendi già di per sé stellari: rispetto alla media delle retribuzioni lorde annue del pubblico impiego la magistratura si colloca al top con 137.294 euro e 45 giorni di ferie, seguita a distanza dalla carriera prefettizia, con 94.293 euro. È però doveroso, dicono alcuni, che autorevolezza e competenza vengano pagate il giusto. Principio sacrosanto. Il dubbio però è che, nonostante le regole del Csm – che autorizza i vari magistrati a tenere corsi, lezioni o consulenze – siano abbastanza stringenti, ci sia un ricorso eccessivo ai cosiddetti «incarichi extragiudiziari» in un periodo peraltro in cui i tribunali, a causa dello stop delle attività dovuto al Covid-19, rischiano un pesante ingolfamento.

Nell’ultimo anno (maggio 2019-maggio 2020) gli incarichi autorizzati sono stati ben 883. E in molti casi l’impegno orario, al di là delle retribuzioni, è stato imponente: il consigliere di Corte d’Appello di Trieste Fabrizio Rigo, per esempio, ha ottenuto dal Csm un’autorizzazione per 60 ore (e un compenso di 7.500 euro) per una serie di lezioni svolte alla Fondazione Carnelutti; 50 ore invece sono state richieste da Antonio Laronga, pm a Foggia, per lezioni di specializzazione a Trani (peraltro condensate in un solo mese).

Nulla in confronto al recordman degli incarichi extragiudiziari: Giovanni Russo, procuratore aggiunto all’Antimafia, nell’ultimo triennio ha collezionato la bellezza di 44 incarichi. Solo nell’ultimo anno sono stati cinque. Non è andata male, però, neanche al giudice di Cassazione Giovanni Fanticini (29 incarichi dal 2017) e ad Alberto Crivelli in servizio al Tribunale di Monza (19).

Per questa ragione in più occasioni in passato si è parlato di «rischio doppio lavoro». Anche perché, se nella maggior parte dei casi a commissionare gli incarichi sono enti pubblici, in altri sono società private. Nel lungo elenco consultato da Panorama spuntano vari atenei privati (dalla Luiss alla Bocconi fino alla Kore di Enna); società attive nell’editoria giuridica, come la Altalex consulting o la Giuffrè editore; sindacati (in passato incarichi sono stati conferiti anche dall’Anaao Assomed, che raccoglie i medici dirigenti, e dalla Fedir, la Federazione dirigenti); società di assicurazioni e aziende attive nel mondo della sanità. O, ancora, multinazionali come la già citata Wolters Kluwer, che si occupa di formazione professionale, così come la Euroconference o la Liquid Plan.

Per questo c’è chi chiede da tempo una regolamentazione più vincolante. Uno su tutti è il parlamentare di Forza Italia Enrico Costa: «Occorrono norme più chiare e stringenti: sono convinto che il magistrato debba fare il magistrato, non altro. Non è soltanto una questione economica, quanto un discorso di autonomia e indipendenza da garantire sempre e comunque. Senza dimenticare che rischiamo di sottrarre tempo all’attività giudiziaria…». I dati, d’altronde, parlano chiaro: a fine 2019 i processi pendenti nei vari gradi di giudizio erano 1.582.019. Ciononostante la pianta organica dei magistrati ordinari conta 9.991 unità, di cui 1.103 sono posti vacanti.

Anche per questa ragione Costa pochi giorni fa ha presentato un ordine del giorno in Parlamento per chiedere una soluzione, vista la mole di arretrato, relativa a un altro fenomeno che, specie in questo periodo, potrebbe arrecare non pochi problemi: quello dei magistrati fuori ruolo. Accanto agli incarichi extragiudiziari, secondo l’ultimo aggiornamento del Csm, sono 215 i giudici che, o perché collocati al Csm o alla Cassazione, o perché chiamati da altre istituzioni pubbliche o perché eletti (dal governatore pugliese Michele Emiliano fino all’onorevole di Italia viva, Cosimo Maria Ferri) di fatto non prestano servizio in tribunale. Per questo Costa ha chiesto di «adottare ogni opportuna iniziativa volta a ridurre gli incarichi in posizione di fuori ruolo a magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari, avvocati e procuratori dello Stato» e il governo, a onor del vero, ha in parte recepito le richieste dell’onorevole di Forza Italia.

«Ci si è impegnati» spiega a Panorama Costa «a valutare la sospensione di futuri incarichi. Così, se dovessero tornare in ruolo cinque giudici da un ministero, se ne autorizzerà solo uno. Almeno si spera. L’importante è aver dato un segnale chiaro al governo». Ci si chiede, per esempio, perché i capi di Gabinetto ministeriali o i responsabili del personale siano cercati puntualmente tra i giudici e non nella pubblica amministrazione, «nonostante non ci siano competenze strettamente legate alla magistratura» chiosa Costa. Ecco il motivo per cui «occorre regolamentare tutti i tipi di incarichi “extra” affidati ai giudici». Anche perché c’è chi non si accontenta e assomma la posizione fuori ruolo all’incarico extragiudiziario, in una sorta di combo impazzita.

Rita Caracuzzo, per esempio, è entrata al ministero degli Esteri a settembre 2019. Da allora il Csm le ha autorizzato due consulenze extra per lezioni all’Arma dei carabinieri: 63 ore l’impegno orario, per 5 mila euro. Esattamente come Roberta Nardone che a febbraio è stata autorizzata dal Csm sia a tenere corsi per Formaci, organismo specializzato nella formazione nella gestione di immobili, sia a lavorare alla segreteria del viceministro delle Infrastrutture, Giancarlo Cancelleri. Ma sicuramente non si sarebbe potuto fare altrimenti. n

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