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La vita «Mega» di Taylor

La vita «Mega» di Taylor

Figlia di due allevatori di tacchini, consumata dalla noia della provincia, Elisia Todesco, prima di diventare influencer da 2,5 milioni di follower, ha avuto un’adolescenza autodistruttiva. A Panorama anticipa il suo libro e racconta la vita (prima del radicale cambio di rotta) fatta di droga, violenza e sesso «fluido». E rivela: «La mia nuova dipendenza? Il fitness»


Taylor Mega ha deciso di guardarsi allo specchio. Non sembra una grande notizia e invece: «Gli specchi non sono tutti uguali. Ce ne sono alcuni più profondi di altri». Alcuni dentro cui si riflettono visi scavati, segni lividi sulle braccia, squallidi parchi spelacchiati dove si vende la roba, angoscia e voglia di sballarsi.

La modella e influencer da 2,5 milioni di follower, un tempo Elisia Todesco, ha raccontato tutto questo nel libro autobiografico La bambina non c’è più, appena uscito per Mondadori Electa. «Non sono una tossica, ma i pensieri da tossica a volte vengono a cercarmi e me li ritrovo a girarmi nella testa. Sono duri a morire».

Quando ha deciso che quei pensieri sarebbero finiti sulla carta?

Ho cominciato a scriverlo un anno fa, ma ci rifletto da tempo. Ho superato da sola il mio periodo più difficile e ho pensato che raccontarlo poteva essere di aiuto ai miei giovani follower e ai loro genitori. Molti mi hanno scritto di essersi commossi leggendolo.

I suoi genitori non capirono cosa le stava succedendo. Perché i figli restano degli sconosciuti?

I ragazzi viaggiano a duecento all’ora, è difficile capirli. Devi esserci sempre. Mia madre non sapeva neanche cosa fosse internet, oggi ha mille seguaci. Ha dovuto imparare. Essere genitori in questo momento è difficilissimo.

Come erano i suoi?

Allevatori di tacchini. Duri, come la terra che li circondava. Mio padre è un uomo mite, mia madre è più sanguigna. Molto uniti, rigidi, non cambiavano facilmente idea. E in questo gli assomiglio molto. Mi hanno dato un’educazione ferrea.

E questo che ha scatenato la sua ribellione?

Essere una ribelle era il mio approccio alla vita. Ero una bastian contrario. Le mie due sorelle invece erano brave a scuola, diligenti. A me non piaceva studiare. Uno ci nasce così. Mi sballavo continuamente. La prima canna l’ho fumata a 14 anni, volevo solo provare, per cancellare il mio presente terribilmente monotono. Non sono stata un’adolescente facile. Mia madre dice sempre: «Nella vita ti auguro una cosa sola: una figlia come te». Nel dubbio non farò mai un bambino.

Nel libro racconta che vivere in provincia per un’adolescente può essere l’inferno. Com’era Carlino?

Un paese nel Nord Est, come molti altri: tremila anime, chiuso, senza prospettive né sogni da realizzare. La piazza con la chiesa e il campanile, quattro strade in croce, qualche sagra estiva e niente di più. Da piccole l’unico divertimento era andare a catechismo. La discoteca era a un’ora di corriera. Un posto freddissimo e grigio ai confini dell’impero dove la noia la faceva da padrone.

E allora per sfuggire alla noia l’eroina a 17 anni le sembrò l’unica strada?

Non ero felice. Dovevo superare la fine di un amore tossico. Non volevo più pensare a niente, solo soffocare quel maledetto malessere.

Parla spesso della sua mente come un labirinto infernale dal quale non riusciva a uscire, cosale succedeva realmente?

Pensavo di avere la chiave, invece se l’è fottuta la droga. Mi ritrovavo perduta in un dedalo di pensieri, una spirale nera di dolore e desiderio. Uno schema ciclico sempre uguale: cercare la roba e poi stare male e allora tornare a cercarla. Le sostanze amplificano ogni problema. Non ne esci più. I mostri interiori vanno affrontati e superati. Oggi quando mi dicono: «Se ti senti giù prendi uno Xanax», rispondo no. Cerco di trovare la forza dentro di me.

Come riesce a farlo?

Ho imparato questa tecnica: quando arriva un pensiero negativo, mi focalizzo subito su qualcosa di positivo che mi piace. Come andare in palestra o scattare foto. Il tempo cura tutto.

Come si era trasformato il suo fisico?

Mi ero rasata i capelli, avevo sempre occhiaie scure come un panda. Ero bianca cadaverica e non avevo voglia di fare niente. Passavo le mie giornate apatica, nel nulla.

Che rapporto ha oggi con la droga?

Non tornerò mai più a farmi, anche se questa esperienza ti lascia dentro un senso di ansia. Da quando ho smesso, nove anni fa, ho uno stile di vita salutistico. Non riesco a farmi neanche due tiri di canna. Mi vengono attacchi di panico. Sembra un paradosso ma l’eroina è stata la mia rovina e insieme la mia salvezza.

E nel suo mondo?

Gira tantissima coca, ma io ne sto alla larga. Non tanto perché ho paura di finirci dentro, ma mi turba. Non mi è mai piaciuta, mi metteva in uno stato di agitazione.

Cosa è rimasto di quei giorni?

L’ago nella vena, la droga che mi dava un senso di benessere e poi l’odore. Era quello del cucchiaino bruciato, metallico, freddo. Ma la memoria, come una nebbia, sfuma e sovrappone gli eventi.

Le crisi di astinenza, quelle le ricorda?

Certo. È una sensazione che fai fatica a superare. Avevo sempre tanto freddo, nausea, vomito, tremavo e non riuscivo a parlare.

In questa devastazione com’era finita dentro a una relazione di botte e violenza?

È stato il primo amore, il più importante. So che nel bene e nel male non proverò mai più quelle sensazioni. Un ragazzo dolcissimo quando era normale, poi diventava violento, mi picchiava, insultava. Una volta per difendermi gli ho spaccato una bottiglia di vodka in testa.

Come è riuscita a smettere?

Da sola, con la forza di volontà, l’istinto di sopravvivenza. E anche grazie alla natura sono tornata a galla. Raccoglievo le mele, era una sfacchinata, ma non pensavo più all’eroina. Sono sempre stata legata alla campagna, ricordo che da piccola correvo nuda tra i campi.

Taylor si è rifatta per cambiare per sempre?

Solo le labbra e il seno. Sono talmente bella che sembro rifatta. A 14 anni, prima che iniziassi a drogarmi, ero un gran pezzo di figa. La droga ti imbruttisce. Fa diventare stupidi. Non voglio fare nomi, ma abbiamo esempi sotto gli occhi ogni giorno. Li vedi in tv che balbettano, non sanno mettere un pensiero in riga.

Cosa farà dopo il libro?

Sto lanciando su Instagram una piattaforma per allenarsi. Si chiamerà Mega fitness community. Molti follower mi chiedono come avere i miei addominali. Darò consigli anche sul cibo. La palestra è diventata la mia dipendenza.

Continua a considerarsi «fluida»?

Non faccio distinzione tra uomini e donne. Il primo bacio con la lingua l’ho dato a una ragazza e a 16 anni ho fatto sesso con un’amica. Le ragazze mi sono sempre piaciute.

E gli uomini?

Quelli che ho amato mi hanno reso felice, ma sono una persona molto selettiva. E so stare da sola, anzi ci sto proprio bene.

Il malessere di quella bambina che non c’è più è finalmente passato?

Ho ancora molte paure: di restare senza soldi, perdere la salute. Con il Covid esco meno, vedo poca gente, sto molto attenta, sempre con la mascherina. Ho il terrore di ammalarmi. Se sei bello, ma non balli non vai da nessuna parte.

Cosa resta di Elisia?

La mia parte fragile, sentimentale. Taylor è impulsiva, arrogantella. Ma il dolore rimane. Tanti mi dicono che nei miei occhi c’è una melanconia che non scompare mai. Da Elisia per arrivare a Taylor c’è voluto l’amore per me stessa, tanta voglia di fare, i continui obiettivi che mi pongo. E una frase di mio padre che mi ripeto spesso.

Quale?

«Eli, grinta e cattiveria».

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