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(Unsplash)
Tecnologia

BlackBerry si spegne, finisce un'epoca

Da domani l’azienda non supporterà più software e sistema operativo proprietario degli smartphone per concentrarsi su altre attività. È il tramonto di una filosofia

È stato la prima tentazione di ragazzi che volevano sentirsi già adulti, il compagno insostituibile di lavoratori con smanie di tempestività, l’icona di uomini in carriera o che adoravano rappresentarsi come tali. Era un’apoteosi di concretezza e ticchettii: il computer clonato sul telefonino in scala ridotta, la tastiera fisica per scrivere lunghi testi trasportata in mobilità.

Uno smartphone nel senso ancestrale del termine, anzi del tempo reale, perché la forza primigenia non era la sua morfologia ancora esotica ma il ronzio delle notifiche push: le e-mail che si palesavano sullo schermo nel momento esatto in cui qualcuno le inviava, senza che occorresse aprire un programma e controllarne, ansiosi, nomadi in cerchio, l’epifania. Lampeggiavano puntuali in una spia fioca e discreta, l’antesignana dei cinguettii e scampanellii possenti che ci molestano oggi, replicandosi fecondi su smartwatch e auricolari parlanti.

Il BlackBerry ha messo le basi dell’epoca always on, anglismo abbrutente, affresco di una contemporaneità allergica al ritardo, alla differita, alla paura di perdersi o lasciare indietro qualcosa. Ha spalancato le porte dello smart working, ha dimostrato che si può essere raggiungibili ed esigibili ovunque, non solo ancorati a una scrivania. A ciascuno il giudizio se sia una cosa buona o meno.

La mora, questo il significato letterale del suo nome, è stata inghiottita dalla mela morsicata, travolta dall’invincibile armata dei robottini verdi. Si è trovata in affanno nella maratona del tempo come succede a chi parte troppo in anticipo (chiedere a Nokia). Ha tentato di aggiornarsi, di rinnegare il suo sistema operativo proprietario per imbarcarsi sull’inclusività ecumenica di Android, pure di vellicare il senso di appartenenza dei nostalgici riproponendo il paradigma della tastiera fisica in controtendenza con il tutto touch. Infine, ha dovuto arrendersi all’inevitabile, a constatare di avere scavallato la sua data di scadenza.

Domani, il 4 gennaio, coincide con il canto del cigno. O, direbbero gli spietati, con l’estrema unzione: la società canadese, emblema pure di un’eterogeneità geopolitica nello strapotere cino-coreano-statunitense del comparto della telefonia, staccherà la spina. Non è una sorpresa spiazzante, ma una decisione annunciata da tempo: i principali software e sistemi operativi proprietari di BlackBerry «non saranno più disponibili».

Come la stessa società ha chiarito, venendo meno il supporto, tutto potrebbe andare a singhiozzi o paralizzarsi: la ricezione e l’invio di sms, le chiamate, comprese quelle di emergenza, non saranno garantite. Pure i dati mobili e quelli Wi-Fi potrebbero smettere di affluire in modo regolare ed efficiente, spegnendo la missione, smorzando l’afflato d'efficienza con cui la società è stata concepita.

Non è un fallimento, almeno stando alle dichiarazioni e alle intenzioni ufficiali. Uno degli elementi che ha scritto la storia di successo di BlackBerry era l’estrema sicurezza dei suoi protocolli di comunicazione, la cassaforte in cui custodiva le informazioni che le erano affidate. Lo usava persino l’allora presidente degli Stati Uniti Barack Obama, assieme a lunghe schiere di notabili, potentissimi, imprenditori, maniaci della privacy di qualunque latitudine.

Fedeli a questa scia, l’unica in cui la multinazionale pensa di poter avere un posto e un ruolo, continuerà a «fornire software intelligenti di sicurezza e servizi alle imprese e ai governi di tutto il mondo». Sarà ancora in qualche modo nelle nostre vite, sebbene in maniera meno palese.

BlackBerry ha saputo osare con le forme e le funzioni, tra tastiere complete o dimezzate, fisse come a scorrimento dietro il display. Ha ripreso altri elementi cardine del pc, trasformando il mouse in una rotellina per muoversi tra i menu, emulando il trackpad per saltare con le dita tra un’icona e l’altra.

Ha provato a dimostrarci, prima di arrendersi parzialmente al suo appassire, che una via alternativa al touch era possibile. Non poteva sopravvivere nell’era dell’intangibilità, dei comandi vocali, dell'astrattezza del metaverso, del contatto distratto, ridotto, non solo con le cose.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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