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Knaapo
Difesa e Aerospazio

La Russia usa i caccia Su-57 in Ucraina: ecco le prove

Immagini satellitari scattate il 25 dicembre scorso hanno permesso di identificare cinque dei moderni aerei nella base di Aktjubinsk, nei pressi Volgograd

Il ministero della Difesa britannico ha confermato, dopo aver analizzato fotografie satellitari, che la Russia sta utilizzando cinque caccia Sukhoi-57 di quinta generazione (nome in codice Nato, Felon), contro obiettivi in Ucraina. Le prime voci secondo cui le forze aerospaziali russe (Vks) avevano schierato alcuni di questi aeroplani per operazioni contro i sistemi di difesa aerea di Kiev erano emerse nel giugno 2022, quando la notizia era stata diffusa da fonti russe ma appariva come una dichiarazione di supremazia aerea che poi, in realtà, si era rivelata inesistente.

La verità è che pare che la Vks al momento disponga soltanto di cinque esemplari, i quali seppure “combinati in una rete informativa attraverso sistemi automatici di comunicazione, trasmissione dati, navigazione e identificazione in tempo reale”, come annunciato dal Cremlino a giugno, non sono invulnerabili e in compenso risultano estremamente costosi da produrre e gestire. Il fatto che nei cieli ucraini possano volare i Felon, che sono jet da combattimento supersonici di quinta generazione dotati di tecnologie antiradar e di avionica avanzata, significa che le difese di Kiev, basate ormai quasi esclusivamente su sistemi Nato, potrebbero giocoforza essere messe alla prova.

Le immagini satellitari inglesi scattate il 25 dicembre scorso hanno permesso di identificare la presenza di cinque Su-57 Felon presso la base aerea di Aktjubinsk, struttura che ospita il 929° Gruppo sperimentale di volo, e questo farebbe pensare che i cinque esemplari siano ancora di preserie. La base è situata a qualche decina di chilometri da Volgograd, quindi a quasi 700 km di distanza dal fronte, troppo lontano per intraprendere sortite senza fare rifornimento in volo, ma abbastanza per non essere a rischio di azioni belliche ucraine intraprese dal territorio controllato da Kiev.

Sempre secondo gli analisti militari inglesi le missioni dei Su-57 sono probabilmente limitate al lancio di missili aria-superficie o aria-aria a lungo raggio contro obiettivi ucraini, ma sparati rimanendo nella sicurezza dello spazio aereo russo per timore che, a causa di un'azione di combattimento o di un malfunzionamento tecnico, uno di questi velivoli possa finire per cadere in territorio nemico e la sua tecnologia possa essere analizzata da forze Nato. Un altro fattore che Mosca considera pericoloso è la possibilità di perdere un Su-57 durante le operazioni belliche con la diffusione della notizia in occidente, fatto che danneggerebbe gravemente la reputazione della tecnologia militare russa, peraltro già colpita duramente dall'inizio del conflitto, impattando negativamente sulle aspettative di esportazione del comparto aeronautico.

Bisogna infatti considerare che uno degli argomenti di vendita che Mosca vanta con le nazioni interessate a qualsiasi versione del Talon è che la sua tecnologia antiradar sia effettivamente efficace e che nessun radar della Nato sia finora stato in grado di rilevare, riconoscere e tracciare l’aeroplano in volo. Vero o meno, è invece probabile che in fase di preproduzione, incrementando l’utilizzo operativo del Talon, qualche suo elemento vitale possa ancora mostrare immaturità operativa con tutte le conseguenze che ciò potrebbe comportare. Quale sia l’effettivo rateo produttivo del Su-57 oggi rimane un mistero: nel 2019 la Difesa russa firmò un contratto con Sukhoi per la fornitura di 76 esemplari entro il 2028, con la prima consegna di 22 unità entro la fine del 2024.

La storia del Talon è sempre stata circondata da qualche mistero: il primo esemplare definito “di serie” avrebbe dovuto essere consegnato alla fine di dicembre del 2020 ma il giorno 22 si schiantò durante un collaudo nei pressi di Khabarovsk. Dopo quell’episodio, il rateo di costruzione fu accelerato presso lo stabilimento Knaapo di Komsolosk sull’Amure (territorio del Chabarovsk, nell’estremo Est della Russia). Dove hanno sede le fabbriche della Sukhoi, dalle quali però non riescono a uscire oltre 20 esemplari l’anno.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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