Boxe, Guido Vianello: dal campo da tennis al ring di Rio 2016
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Boxe, Guido Vianello: dal campo da tennis al ring di Rio 2016

Il pugile romano, cresciuto con la racchetta in mano, parteciperà alla sua prima Olimpiade nei Supermassimi. Raccoglierà l'eredità di Roberto Cammarelle..

In principio fu una racchetta da tennis. Dal prossimo 9 agosto saranno invece i guantoni da boxe ad accompagnare nel suo esordio olimpico Guido Vianello, 22enne pugile romano cresciuto in una famiglia di tennisti, titolare di uno dei più importanti circoli di tennis di Roma - il circolo Vianello, appunto –, il quale a 15 anni ha scoperto quasi per caso il mondo della boxe.

‘A 14 anni ero già alto un metro e 93 centimetri e con la racchetta in mano facevo abbastanza ridere.. – racconta Guido che si è qualificato per Rio vincendo (a sorpresa) a Baku lo scorso 25 giugno –. Soprattutto non riuscivo a sfogare la mia energia e rompevo racchette a ripetizione nonostante i rimproveri di mio padre, che era anche il mio coach”.

In quegli anni per andare ad allenarsi al circolo Guido attraversa con il suo motorino il quartiere Ardeatino venendo incuriosito da una palestra di pugilato della zona, la Team Boxe Roma XI, finché un giorno non decide di varcarne la soglia. ‘Per un ragazzo abituato agli eleganti circoli di tennis romani devo ammettere che l’impatto è stato abbastanza forte: al posto di Federer in polo e pantaloncini mi sono trovato davanti un ‘Rocky Balboa’ a petto nudo con un tronco di legno sulle spalle (ride, nda). Non appena entrato ricordo che il mio futuro maestro mi disse ‘Quanti anni avresti tu? 15?!’. Non voleva crederci. La sua bravura è stata quella di avvicinarmi nel modo giusto a uno sport, il pugilato, che purtroppo in molti credono riservato a persone con vite difficili o addirittura a veri e propri criminali”.

E invece Guido, ragazzo di buona famiglia, riesce a sfondare nella boxe rompendo tutti i pregiudizi e sostenuto anche dai genitori, titubanti in un primo momento e che oggi sono i suoi primi tifosi, riesce anche a qualificarsi per Rio dove dovrà raccogliere una delle eredità più pesanti del pugilato italiano nella categoria supermassimi (+91kg), quella del tre volte medaglia olimpica Roberto Cammarelle… “Roby è un punto di riferimento fisso ma la mia storia è e sarà diversa – tiene a precisare Guido – Il mio obiettivo, da esordiente, è quello di provare a fare un risultato che possa lanciarmi verso i grandi appuntamenti dei prossimi anni: magari fino a Roma 2024 che, da romano, sarebbe un sogno”.

Da Roma al Brasile la strada di Vianello è stata tutt’altro che semplice, con cadute e risalite (una in particolare) degne di un film di Sylvester Stallone: “Il momento più duro è stato sicuramente il post operazione al ginocchio – nel 2013 Guido si è sopposto a un intervento per riparare una frattura alla cartilagine che non gli permetteva di crescere muscolarmente, ndr -. Lì mi sono reso conto di cosa volesse dire ripartire da zero. È una situazione in cui o vai oltre la fatica e il dolore o muori, sportivamente parlando”. A un anno dall'intervento Guido entra nella Forestale e vince il suo primo campionato italiano assoluto, cosa che la dice lunga sulle sue doti di lottatore.

E ora la sfida di Rio, dove per la prima volta in un’Olimpiade i pugili combatteranno senza caschetto protettivo. Una scelta che non ha lasciato indifferenti gli atleti. “Credo chi ha preso questa decisione sia qualcuno che non ha mai fatto pugilato, che pensa che per avere più spettacolo servano più ferite, più sangue, più occhi neri. A Baku, nei primi match, pensavo più a non tagliarmi che a colpire l’avversario per non pregiudicare gli incontri successivi. Per fortuna noi atleti sappiamo come difenderci sul ring ma in Brasile dovremo essere ancora più attenti”.

La posta in gioco per un gruppo emergente – Russo è il veterano, con due Olimpiadi e due medaglie d'argento alle spalle, insieme a Mangiacapre e Manfredonia; Cappai, Tommasone e Vianello sono alla prima Olimpiade – può già considerarsi alta considerate le aspettative che la spedizione azzurra ripone sui loro pugili, da sempre considerati tra i più affidabili quando si tratta di portare a casa medaglie e risultati: “Sappiamo di essere un bel mix di giovani e atleti esperti che possono raggiungere traguardi importanti a Rio ma anche negli anni a venire. L’importante sarà gestire la pressione per non rischiare di arrivare scarichi nei momenti importanti. Il mio obiettivo, non lo nascondo, è sicuramente conquistare medaglia. In fondo alle Olimpiadi non ci si va per questo?”.

Vianello al Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo con la celebre statua del 'Pugilatore'.

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Teobaldo Semoli