Il Qatar fa il pieno di armi
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Il Qatar fa il pieno di armi

Corsa al riarmo per l'rmirato pressato da crisi con i vicini arabi, minaccia iraniana e sicurezza dei prossimi Mondiali di calcio

La settimana scorsa l’emirato del Qatar ha ordinato armamenti per 24 miliardi di dollari (più o meno quanto spende l’Italia in un anno per il suo apparato militare carabinieri inclusi) da 20 fornitori di una decina di Paesi confermandosi uno dei maggiori acquirenti di armi del mondo nonostante le sue forze armate contino appena 12 mila uomini. L’occasione per annunciare una così fitta serie di contratti è stata il salone DIMDEX , una delle numerose esposizioni dedicate agli armamenti che si tengono nell’area medio orientale che insieme all’Estremo Oriente è protagonista di una massiccia corsa al riarmo. Il Qatar del resto vive una stagione in chiaro-scuro. Grazie all’export di gas è il primo Paese al mondo per reddito pro-capite dei suoi 300 mila cittadini cui si aggiungono 1,7 milioni di lavoratori stranieri che potrebbero crescere di un altro milione con l’avvio dei grandi cantieri previsti per le opere necessarie ad ospitare i Campionati mondiali di calcio del 2022.

I proventi di gas (secondo esportatore mondiale) e petrolio hanno favorito l’ascesa del Qatar come ”potenza”  globale molto influente nelle cosiddette primavere arabe come sponsor dei Fratelli Musulmani e dei movimenti a loro collegati in Egitto, Gaza, Tunisia, Siria e Libia mentre fonti d’intelligence occidentali hanno attribuito a Doha aiuti finanziari e militari ai jihadisti in Malì e Sahel. Molto vicino a Londra e Parigi grazie alle decine di miliardi investiti in diversi Paesi europei (Italia inclusa), il Qatar è da diverse settimane in crisi con i suoi vicini e tradizionali alleati arabi con i quali ha costituito il Gulf Cooperation Council, una sorta di NATO della Penisola Arabica. Arabia Saudita, Bahrein ed Emirati Arabi Uniti hanno ritirato gli ambasciatori da Doha accusata di sostenere i “terroristi” per l’appoggio ai Fratelli Musulmani, movimento messo recentemente fuori legge al Cairo e a Ryadh. L’obiettivo è convincere il giovane emiro Tamin bin Hamad al-Thani, da poco salito al trono, a modificare radicalmente la politica seguita dal padre, Hamad bin Khalifa al-Thani, cessando il sostegno a un movimento che, per quanto islamista conservatore, si basa su quelle elezioni democratiche che sono malviste da molte monarchie ereditarie del Golfo.

Il contesto strategico del Qatar, intimidito dai vicino arabi e alle prese con il rivale Iran in pieno potenziamento militare, giustifica almeno in parte la tendenza a intensificare  le spese militari anche se tra gli ultimi contratti vi sono commesse destinate a migliorare la sicurezza interna in vista dei Mondiali di calcio come le 17 motovedette commissionate ai cantieri navali turchi Ares per 220 milioni di dollari, la rete di sorveglianza basati sui radar Kronos che verrà fornita dall’italiana Selex ES (Finmeccanica) per 340 milioni di euro e la gara ancora aperta per un apparato di intercettazione delle comunicazioni.

La visita a Doha del ministro della Difesa francese Jean Yves le Drian, il 27 marzo, ha coinciso con l’annuncio di contratti per diversi miliardi con le aziende d’oltralpe. Tra questi l’ordine da 2 miliardi di euro per 22 elicotteri NH-90 realizzati dal consorzio guidato da Airbus del quale fa parte anche l’italiana Agusta Westland che consentirà anche l’acquisto di un altro prodotto italiano, il missile antinave MBDA Marte che saranno imbarcati sugli elicotteri destinati alla Marina del Qatar interessata a quanto pare anche a batterie da difesa costiera equipaggiate con lo stesso missile.

I francesi incassano anche i contratti per 2 aerei cisterna Airbus A330 ( 500 milioni di euro) e la manutenzione dei sistemi elettroni dei jet Mirage 2000 (70 milioni di euro) ma stanno premendo per fornire a Doha aerei cargo A-400 e cacciabombardieri Rafale.
I tedeschi di Cassidian Optronics Gmbh  hanno incassato invece una commessa da 40 milioni di euro per fornire i sistemi di visione e puntamento destinati ai 62 carri armati Leopard 2A7 e ai 18 semoventi Pzh-2000  che l’esercito del Qatar ha ordinato l’anno scorso per 1,89 miliardi di euro.

Commesse per quasi 8 miliardi di euro per le aziende statunitensi: 2,4 miliardi è il valore dell’ordine qatarino per 24 elicotteri da attacco Boeing AH-64E  più altri 1,6 miliardi per gli aerei radar B-737 AEW&C. Altri 2 miliardi andranno a Raytheon per le armi destinate allo scudo antimissile THAAD che il Qatar ha ordinato l’anno scorso per un valore complessivo di 10 miliardi di dollari mentre Lockheed Martin ha ottenuto un contratto da 375 milioni di dollari per il supporto all’accademia dell’Aeronautica del Qatar e uno da 37 milioni per 500 missili anticarro Javelin.

Tradizionale “feudo” dell’export militare americano e francese, il Qatar rappresenta un mercato pieno di opportunità anche per le aziende italiane che soffrono però lo scarso supporto offerto all’export dai governi italiani i cui ministri sono tradizionalmente restii a esporsi per sostenere la vendita di armamenti.
Eppure in Qatar il “made in Italy” piace anche in uniforme come confermano gli accordi con la nostra Aeronautica per addestrare gli equipaggi dei cargo C-130J e soprattutto l’intesa che vede la guardia personale dell’emiro addestrata dalle forze speciali dell’Esercito italiano, gli incursori del 9° reggimento Col Moschin.

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Gianandrea Gaiani