Papa Francesco: un calcio nel sedere ai corrotti
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Papa Francesco: un calcio nel sedere ai corrotti

Bergoglio ai giornalisti: "Dobbiamo chiedere perdono, quei cattolici, quei cristiani che scandalizzano con la loro corruzione, sono una piaga della Chiesa"

Un’altra chiacchierata di un’ora con i giornalisti che lo seguono sul volo papale: Papa Francesco si intrattiene così sul volo di ritorno da Manila a Roma al termine del suo viaggio in Sri Lanka e Filippine. E ha annuncia i suoi viaggi futuri. Il prossimo, già in primavera, dovrebbe essere («se Dio vorrà», ha precisato) in America Latina toccando Bolivia, Ecuador e Paraguay. A metà settembre sarà la volta degli Stati Uniti, per partecipare all’assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, all’incontro mondiale delle famiglie a Filadelfia e incontrare il presidente americano a Washington. Nel corso del viaggio beatificherà Juniperus Serra, una figura molto significativa di missionario francescano che ha evangelizzato la California e la costa ovest. In autunno, probabilmente novembre, il Papa si recherà per la prima volta in Africa, con due tappe, Repubblica Centroafricana e Uganda. Nel 2016 tornerà in Sudamerica per il tanto atteso viaggio in Argentina, cui si aggiungeranno Cile e Paraguay.


La corruzione è sempre in agguato

Francesco ha raccontato un tentativo di corruzione che ricevette quando era arcivescovo di Buenos Aires: «Mi sono chiesto: li insulto e gli dò un calcio dove non batte mai il sole oppure faccio lo scemo. E ho fatto lo scemo». E ha raccomandato: «Ricordiamo questo peccatori si, corrotti mai. Dobbiamo chiedere perdono, quei cattolici, quei cristiani che scandalizzano con la loro corruzione, è una piaga della Chiesa».

La libertà di espressione
L’intervista in aereo è anche l’occasione per chiarire la sua posizione sulle vignette satiriche del settimanale francese Charlie Hebdo, dopo le polemiche suscitate dalla battuta rilasciata nella sua precedente intervista («se qualcuno insulta mia madre gli do un pugno»): «In teoria possiamo dire che una reazione violenta davanti a un’offesa non è una cosa buona. In teoria possiamo dire che dobbiamo porgere l’altra guancia. In teoria possiamo dire che abbiamo la libertà di espressione. Ma siamo umani e c’è la prudenza che è una virtù della condizione umana. Non posso insultare e provocare una persona continuamente perché rischio di farla arrabbiare, rischio di ricevere una reazione non giusta. E’ umano. Per questo dico che la liberà di espressione deve tenere conto della realtà umana e perciò dico che deve essere prudente».

L'apertura alla vita
Francesco torna su un tema emerso nel corso del viaggio nelle Filippine: l’apertura delle famiglie alla vita e la contraccezione. Il pontefice ribadisce che «se manca l’intenzione di apertura alla vita il matrimonio è nullo». Occorre però l’esercizio di una maternità e paternità responsabile: «Alcuni credono che per essere buon cattolici occorre essere come conigli», dice. Ma non è così: «Tempo fa in parrocchia ho incontrato una donna che era all’ottava gravidanza e aveva già avuto sette parti cesarei. L’ho rimproverata e le ho detto: lei vuole lasciare dei figli orfani. Smetta di fare figli». Il Papa non apre all’uso dei contraccettivi ma invita con decisione all’esercizio della paternità e maternità responsabile. E ricorda le indicazioni di Paolo VI: nel suo magistero (l’enciclica Humanae Vitae), ricorda Bergoglio, Montini «ha confermato il sì alla vita e il no alla pillola, tuttavia ha invitato sacerdoti e confessori a valutare i singoli casi, i problemi e le condizioni personali, per accompagnare le persone».
Allo stesso tempo, Montini si è apertamente schierato contro «la colonizzazione ideologica del neomalthusianesimo che a teorizzava che sul pianeta presto non ci sarebbe più stato cibo per tutti». Ma questo non è avvenuto. Oggi un analogo tentativo di colonizzazione avviene con la «teoria del gender» (che mette in evidenza l’influsso della cultura sulla definizione dell’identità sessuale). «Si punta a colonizzare un popolo con un’idea e una mentalità che non ha nulla a che vedere con quel popolo. Lo stesso hanno fatto le dittature del secolo scorso, si peni ai balilla e alla gioventù hitleriana. Ma ogni popolo ha la sua cultura e la sua storia e ha diritto a conservare la propria identità».

La Chiesa cattolica guarda a oriente
Mentre Francesco parla, l’A330 delle Philippines Airlines sorvola la Cina. Francesco spiega perché non ha ricevuto il Dalai Lama: «E’ abitudine del protocollo della Segreteria di Stato non ricevere persone di quel livello quando sono a Roma per un’altra riunione. Qualcuno ha scritto che non l’ho ricevuto a causa della Cina. Ma lui ha chiesto e abbiamo spiegato il protocollo. Il motivo dunque non è stato il rifiuto della persona o la paura della Cina. Siamo aperti e vogliamo la pace con tutti». Quanto ai rapporti con il governo di Pechino, Bergoglio fa una battuta: «Il governo cinese è educato, noi siamo educati e facciamo le cose passo passo. Sanno che io sono disposto a ricevere o ad andare».
Il Santo Padre confessa le emozioni che ha provato durante la visita dello Sri Lanka e delle Filippine: «A Tacloban (tra le vittime del tifone Yolanda, ndr) è stato un momento molto forte. Mi ha colpito vedere tutto il popolo di Dio pregare. Al momento della messa mi sono sentito come annientato, quasi non mi veniva la voce. Non so cosa mi è successo, forse l’emozione, ero come annientato». Allo stesso tempo però «uno dei cerimonieri mi ha raccontato che è stato molto edificato perché i ministranti (chierichetti, ndr) a Tacloban sotto quella pioggia non avevano mai perso il sorriso. La loro gioia non era finta. Non era un sorriso dipinto. Un sorriso che veniva dal cuore. E dietro quel sorriso c’è la vita normale, ci son i dolori, i problemi».
Francesco rivela che lo hanno molto colpito nei filippini «la gioia e l’allegria, la loro capacità di far festa». E, insieme, la «loro capacità di soffrire, di rialzarsi e andare avanti». Tra i tanti gesti di questo viaggio, lo ha molto «commosso» il gesto «dei papà quando alzavano i bambini perché il Papa li benedicesse. Come se loro dicessero questo è il mio tesoro, il mio futuro, il mio amore, per questo vale la pena lavorare e soffrire, un gesto originale ma nato dal cuore».

Papa Francesco parla con i giornalisti durante il volo di ritorno da Manila. ANSA/ETTORE FERRARI

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Ignazio Ingrao

Giornalista e vaticanista di Panorama, sono stato caporedattore dell’agenzia stampa Sir e diretto il bimestrale Coscienza. Sono conduttore e autore della trasmissione A Sua Immagine su RaiUno

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