Quale sindaco per il M5S a Milano?
ANSA / MATTEO BAZZI
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Quale sindaco per il M5S a Milano?

Il partito di Grillo annuncerà per primo il nome del candidato. Ma, a differenza di Roma, le sue chance sono più basse: ecco per quali ragioni

Cinque minuti a testa per l’autopresentazione prima della graticola, la pratica che nel gergo del M5S indica la raffica di domande con cui gli attivisti testano la credibilità del candidato. In un'aula di un Consiglio di zona davanti a trecento simpatizzanti, è andata in scena a Milano, lunedì 2 novembre, l'X-Factor a Cinque Stelle, cioé la presentazione degli otto aspiranti grillini alla carica di sindaco nel maggio del 2016. Uno per zona, perché «la selezione vera è stata fatta dal territorio».

Tutti, largamente sconosciuti, semplici militanti o eletti nelle varie circoscrizioni cittadine. Tutti, comuni cittadini che dichiarano un reddito relativamente basso: una disoccupata, un pensionato, un architetto, un informatico, un designer, un consulente informatico, un avvocato e un quadro.

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Il problema del M5S è che, in una città delle professioni come Milano, non ha mai sfondato, né nelle elezioni comunali del 2011, né soprattutto negli appuntamenti elettorali - come le europee del 2014 - che sono avvenute negli ultimi anni


La vera novità per un partito che, delle potenzialità democratiche della rete aveva fatto una bandiera, sta nel metodo di selezione dei candidati. Non più online, come nelle vecchie parlamentarie, ma attraverso un’urna tradizionale ed elettori in carne ed ossa, quanti sono gli iscritti del M5S a Milano, circa duemila, che voteranno domenica 8 novembre, bruciando sul tempo tutti gli altri partiti.

Ci sarebbero anche due favoriti, secondo Luca Senesi del Corriere della Sera: l'avvocato Gianluca Corrado, originario di Lipari ma sedicente milanese di adozione, che ha dato battaglia in questi anni  praticamente su ogni scelta urbanistica dell giunta Pisapia e che - secondo i ben informati - sarebbe il favorito della Casaleggio associati. L'altro candidato forte sarebbe Pino Lo Verso (48 anni), dipendente della Pubblica amministrazione, attivista dal 2010 e laureato in Scienze politiche, che si presenta con il biglietto da visita della delibera popolare (di cui è stato il primo firmatario) per l’introduzione del referendum propositivo a Milano. 

PUNTI DI DEBOLEZZA: MILANO NON È ROMA
Il problema del M5S è che i suoi candidati sono sconosciuti fuori dal perimetro dei militanti del M5S. Un punto di forza nel 2013, quando il MoVimento doveva rompere gli equilibri e cavalcare l'onda dell'antipolitica, meno in questa fase dove i grillini si stanno strutturando come un partito tradizionale, con il suo direttorio di comprovata fedeltà casaleggiana, il suo addio alla retorica democraticista sull'uno vale uno che era servita a Beppe Grillo, nella prima fase, per marcare una (sempre più flebile) differenza con gli altri partiti.

Il problema del M5S è anche che, in una città delle professioni come Milano, non ha mai sfondato, né nelle elezioni comunali del 2011, né soprattutto negli appuntamenti elettorali - come le europee del 2014 - che sono avvenute negli ultimi anni. La bandiera No-Expo, sventolata per mesi da tutti i parlamentari grillini come profeti di sventura, non è inoltre un buon biglietto da visita per una metropoli come Milano che, tra numerosi stop and go e velenose inchieste giudiziarie, ha saputo organizzare un'Esposizione universale che ha attirato milioni di visitatori, riempito alberghi e ristoranti, fatto circolare il denaro verso l'alto (ça va sans dire) ma anche verso il basso, tra i cittadini comuni, e sono migliaia e migliaia, che per esempio hanno scelto di affittare le loro abitazioni su airbnb.it per la durata dell'Expo.

A favore del movimento di Grillo e Casaleggio giocano però due fattori: i problemi politici del centrodestra, ancora alla ricerca di un candidato forte, e le divisioni del centrosinistra, che rischia l'implosione dopo l'addio annunciato di Giuliano Pisapia se dovesse essere Giuseppe Sala il candidato sindaco. Milano però non è Roma. Nonostante le inchieste che hanno travolto la regione di Roberto Maroni, il capoluogo lombardo ha dimostrato in questi anni di avere un maggior numero di anticorpi, come ha anche sottolineato Raffaele Cantone. L'eredità della giunta Pisapia è tutto sommato positiva per quella che il filologo Borghi definì alla fine dell'800, proprio in occasione di un'altra esposizione universale, la capitale morale d'Italia. Più bike e car-sharing, come in tutte le grandi metropoli europee, l'inaugurazione della linea viola, la riqualificazione di numerose aree della città, come i Navigli o Isola-Garibaldi, nuovi allacciamenti stradali che hanno reso il traffico più razionale. Senza contare gli effetti macroeconomici sull'economia locale e nazionale dell'arrivo di milioni di visitatori stranieri e italiani per Expo.

Il quadro, a grandi linee, per il movimento di Grillo, è questo: per vincere a Milano occorrerà qualcosa di più della indubbia capacità di Casaleggio and co. di cavalcare l'indignazione popolare contro la Kasta o di trovare lo slogan giusto. Milano, da sempre, guarda avanti.  Con un occhio al portafoglio e un altro alla sua storica capacità di assorbire le differenze, integrandole nel tessuto sociale della città.


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Paolo Papi