La Cina esporta inquinamento negli Usa
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La Cina esporta inquinamento negli Usa

Lo rivela uno studio secondo il quale gli agenti inquinanti arriverebbero sulla West Coast trasportati dai forti venti.

Se Los Angeles è la metropoli con il più alto tasso di inquinamento dell'aria degli Usa è anche colpa della Cina. In un mondo globalizzato, anche le polveri, il carbone e gli altri agenti inquinanti si spostano con facilità da un continente all'altro, sono "messi in comune", diventano un fattore globale. Ma, con la loro produzione industriale, con le delocalizzazione delle imprese occidentali, se non aiutano i californiani a respirare meglio, i cinesi almeno "salvano" gli americani della East Coast dall'essere prigionieri di una più asfissiante cappa di smog.

L'esportazione dell'inquinamento

Questi sono in sintesi i risultati di una ricerca scientifica condotta in tre paesi da un gruppo di esperti e pubblicata dalla prestigiosa rivista Proceedings of theNational Academy of Science. Lo scopo di questo studio era capire quali fossero gli effetti sull'ambiente delle economie interconnesse e, in particolare, quale fosse la quantità di inquinamento esportata dalla Cina verso l'America, insieme ai prodotti che le industrie che si trovano sul territorio cinese mandano sul mercato statunitense.

Gli scienziati hanno scoperto che gli americani della West Coast ricevono un'abbondante quantità di chinese pollution. Potenti venti che solcano l'Oceano Pacifico sono in grado di trasportare polvere, ozono e carbone a migliaia di chilometri di distanza per poi depositarli nelle valli californiane. Il nero di carbonio è un problema in particolare perché la pioggia non è in grado di eliminarlo dalla atmosfera e quindi compie quasi indisturbato questo suo lungo viaggio dall'Asia all'America. Secondo lo studio, Los Angeles supererebbe i limiti federali di ozono almeno una volta all'anno a causa dell'inquinamento che arriva dalla Cina.

Ovviamente, nei restanti 364 giorni, l'inquinamento è "a carico" degli americani: in particolare con l'emissione dei gas di scarico delle milioni di autovetture che solcano le strade dell'immensa città. Ma, lo studio del Proceedings of the National Academy of Science è significativo. Per la prima volta dimostra come anche gli statunitensi pagano (in termini ambientali) gli effetti della delocalizzazione della produzione industriale (in Cina).

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Certo, l'impatto non è così forte. E soprattutto, milioni di americani che vivono dall'altra parte del paese beneficiano (sempre in termini di inquinamento dell'aria) del fatto che la maggior parte dei prodotti di consumo vengano importanti dall'Asia invece che fabbricati negli Stati Uniti, beneficiano del fatto che non siano "Made in Usa". Ma, l'export cinese aumenterà nei prossimi anni negli Usa. E con esso, l'esportazione di inquinamento.

E, in tutto questo, non poteva mancare l'altra faccia della medaglia: ovvero, quanto sono vengono afflitti i cinesi dalla produzione locale destinata al mercato statunitense. Lo studio rivela che dal 2006 la percentuale del solfuro di diossido è aumentata del 7.4%, quella del nitrato di ossido del 5.7%, il nero di carbonio del 3.2% e il monossodio di carbonio del 4.6%. Se cinesi non sono messi bene, gli americani da qualche tempo sono in una situazione migliore rispetto al passato.

127 milioni di americani a rischio

Se è vero che qualche cosa si muove sul fronte della lotta contro l'inquinamento, è anche vero che si muove troppo piano. Il 41% della popolazione è esposto ad agenti inquinanti pericolosi per la salute. The American Lung Association, nel suo rapporto del 2012, ha rivelato che la qualità dell'aria negli Usa è generalmente un poco migliorata, con una discreta riduzione delle emissioni, ma che è ancora lunga la strada per risolvere il problema.

Basta prendere la classifica delle città più inquinate. Ventidue su venticinque hanno visto parziali miglioramenti, ma sono ancora ben lontane dalla possibilità di uscire dalla lista nera. Almeno 16 milioni di persone vivono in zone dopo la concentrazione di ozono è costantemente più alta dei limiti federali. Le tre aree più inquinate dall'ozono si trovano in California. Per una serie di motivi: la dislocazione di nuove industrie (se la Cina guarda agli Usa anche la California guarda a Pechino), con il conseguente sistema di trasporto dei prodotti; le condizioni meteorologiche, le sostanze usate per l'agricoltura, l'alto numero di autovetture.

Barack Obama e l'inquinamento

Arrivato alla Casa Bianca anche sulla scorta delle promesse di combattere l'emissione dei gas serra e di sviluppare la Green Economy, Obama è adesso invece criticato dagli ecologisti. Ha fatto troppo poco. Un cartello di 18 associazioni ha firmato una lettera aperta con cui chiede al presidente una maggiore incisività nella lotta all'inquinamento e una politica energetica più rispettosa della natura.

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La questione è che per ridurre sempre di più la dipendenza energetica dall'estero, gli Usa hanno moltiplicato l'estrazione interna di carbone, petrolio e gas. Tutto questo ha e avrà ancora di più in futuro un impatto negativo 'ambiente. L'amministrazione Obama è stata ambigua sulla questione. Da una parte ha chiesto più limiti all'emissione di gas inquinanti, dall'altra ha alimentato la corsa all'indipendenza energetica.

Per esempio, l'estrazione del Shale Gas (il gas da argille), la cui scoperta ha rivoluzionato il panorama energetico degli Usa negli ultimi anni, potrebbe provocare dei danni all'ambiente, con l'inquinamento delle falde acquifere. sarebbe un problema molto grave E, in questo caso, non si potrà dare la colpa ai cinesi.

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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