Iran, se gli Spy Cables aiutano Obama contro Netanyahu
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Iran, se gli Spy Cables aiutano Obama contro Netanyahu

Le rivelazioni possono essere un colpo per il leader israeliano alla vigilia del contestato viaggio negli Usa

Se c'è un qualcuno che potrebbe beneficiare delle rivelazioni di Spy Cables, questo personaggio è Barack Obama.

La loro diffusione alla vigilia del contestato viaggio di Benjamin Netanyahu negli Stati Uniti può essere un colpo a favore del presidente americano, impegnato da tempo in un braccio di ferro con il primo ministro israliano sulla politica mediorientale.

L'invito dei repubblicani a Benjamin Netanyahu
I rapporti tra i due sono da sempre gelidi. Le relazioni tra il governo americano e quello israeliano sono le peggiori da venti anni a questa parte. Obama e Netanyahu non si sono mai 'presi'. Nessuna stima e alla fine anche poco rispetto.

Due visioni diverse, due sensibilità politiche agli antipodi. Soprattutto sulla questione iraniana. Obama vuole un accordo diplomatico, Netanyahu non si fida degli ayatollah e dice che bisogna usare il bastone: sanzioni durissime.
Nelle ultime settimane, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l'invito che i repubblicani hanno fatto a Netanyahu: tenere un discorso al Congresso americano  il 3 marzo scorso. Tema: la minaccia atomica di Teheran.

Obama è andato su tutte le furie. I capi repubblicani a Capitol Hill hanno violato l'etichetta istituzionale: hanno invitato un capo di governo straniero senza avvertire la Casa Bianca. Inoltre, hanno offerto a Netanyahu un importante palcoscenico a sole due settimane dalle elezioni in Israele.

Ma, soprattutto, secondo i democratici, hanno messo in piedi, con la complicità di Netanyahu, un'operazione per mettere i bastoni tra le ruote al tentativo di Obama di raggiungere una difficile intesa con Teheran sul nucleare. Anche il Gop, come il governo israeliano, non crede alla via diplomatica e vuole nuove sanzioni contro l'Iran. 

Il dialogo tra Obama e gli Ayatollah
La Casa Bianca ha vissuto l'invito come una vera e propria ingerenza nella poltica estera americana. Per questo, Obama si è rifiutato di ricevere il premier di Gerusalemme durante il suo viaggio a Washington ai primi di marzo. Sbattuta la porta in faccia, lo scontro sull'Iran non si è concluso. Anzi. E'andati avanti a colpi di accuse. 

Settimana scorsa, un portavoce di Obama ha affermato che il governo israeliano presenta all'opinione pubblica false versioni sullo stato dei negoziati tra Washington e Teheran.

Nell'ultimo incontro a Ginevra con il gruppo dei 5 + 1 (le potenze nuclerai mondiali, più la Germania), qualche significativo passo avanti è stato fatto. L'intesa appare ancora però lontana. La questione più delicata è relativa ai controlli internazionali sul programna di nucleare civile che Teheran ha detto di voler seguire.

Obama avrebbe messo una deadline ai colloqui. Se entro il 31 marzo non verranno raggiunti risultati concreti, li abbandonerà. Prima di allora, però vuole giocarsi tutte le carte. E non vuole che Benjamin Netanyahu e i repubblicani gli mettano i bastoni tra le ruote.

Spy Cables può aiutare Obama
Le rivelazioni di Spy Cables potrebbero essere utili al presidente americano. Il discorso di Netanyahu davanti al Congresso avrebbe dovuto essere incendiario, tutto teso all'urgenza di intervenire al più presto nei confronti dell'Iran; lasciare i negoziati e varare nuove sanzioni.  

Dopo che si è saputo che nel 2012 il Mossad aveva un'opinione ben diversa da quella del premier israeliano sul nucleare iraniano (secondo il servizio segreto, Teherannon stava lavorando a un programma per la produzione della bomba atomica, mentre invece Netanyahu aveva detto all'Onu che gli ayatollah erano vicini alla sua realizzazione), il discorso del premier israliano al Congresso potrà essere ancora così duro come tutti si aspettano?

Difficile che l'accento possa essere messo sull'urgenza di intervenire, come Netanyahu fece all'Onu. E' più facile ipotizzare che verrà usata molta più prudenza che in passato.

Per una volta, una fuga di notizie potrebbe aiutare Barack Obama, invece che fare scoppiare un altro scandalo per la Casa Bianca.


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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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