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Santo Vottari, chi è il boss della 'ndrangheta arrestato oggi

È stato coinvolto nel processo per la faida di San Luca che vide contrapposte le famiglie Pelle-Vottari e Nirta-Strangio

Nascosto in un bunker all’interno di un altro bunker. Questa volta, neppure un doppio nascondiglio è bastato a Santo Vottari, superlatitante da 10 anni, per sfuggire ai carabinieri del Comando di Reggio Calabria che assieme allo Squadrone Cacciatori di Calabria lo avevano individuato, da alcuni mesi, in contrata Ricciolino a Benestare, Reggio Calabria.

Santo Vottari, 45 anni, non ha opposto resistenza, quando gli uomini dell’Arma gli sono piombati all’interno del suo nascondiglio, uno “stanzino” di piccolissime dimensioni realizzato all'interno di un altro bunker in un condominio nel paese di Benestare. Nello stesso edificio i carabinieri avevano già trovato quattro bunker e proprio all'interno di uno di questi, posto in un appartamento all'ultimo piano, hanno individuato la botola dalla quale si accedeva al rifugio di dimensioni ridottissime, realizzato, probabilmente, per nascondersi solo poche ore.

Protagonista della faida di San Luca
Vottari è ritenuto il capo dell'omonima cosca ed è stato coinvolto nel processo per la faida di San Luca che vide contrapposte le famiglie Pelle-Vottari e Nirta Strangio e che culminò con la strage di Duisburg del Ferragosto 2007.
E proprio subito dopo la strage in Germania che Santo Vottari, si rese latitante per paura della vendetta delle cosche avversarie, assetate di sangue.

Vottari, infatti, era accusato di associazione mafiosa ma anche di essere stato uno degli organizzatori della strage di Natale del 2006 nella quale quattro persone, tra cui un bambino di 5 anni, rimasero ferite, e perse la vita Maria Strangio, moglie di Gianluca Nirta, ritenuto uno dei capi dell'omonima cosca.

Un agguato che secondo l'accusa fu all'origine della carneficina del Ferragosto 2007, nella quale furono uccise sette persone, ordinata dai Nirta-Strangio per vendetta contro i presunti appartenenti delle cosche avversarie.

Ma questa volta, nonostante l’omertà e quel senso di “unitarietà” che accomuna gli tutti gli ndranghetisti e li rende un’organizzazione unica e compatta difficile da penetrare, a nulla sono servite le “protezioni” attuate dalla cosca attorno al boss Vottari.

I "segreti" della 'ndrangheta
Eppure la Ndrangheta rimane una delle organizzazioni mafiose più potenti al mondo. Che cosa determina questo suo potere’?
“La forza della ‘Ndrangheta non sta solo nella sua struttura militare, nelle sue collusioni esterne e nella sua capacità economica ma anche nelle regole che la governano e nella modalità di trasmissione verbale di esse - scrive nel libro “Il canone e le proiezioni internazionali della ‘ndrangheta”, il generale Pasquale Angelosanto, oggi comandante del III Reparto - Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri ma per anni vice comandante del Ros - sta qui vera “tradizione” dell’organizzazione”.

I 15 codici dell'organizzazione
Nel corso degli anni, dei sequestri e delle operazioni di polizia, i militari hanno rinvenuto nei covi della ‘ndrangheta, sia in Italia che all’estero, 15 codici che spiegano come è strutturata l’organizzazione e il perché è difficile da disarticolare.

“Dallo studio dei codici sono emersi alcuni caratteri fondamentali che distinguono la ’ndrangheta da tutte le altre organizzazione, oltre a differenti regole, riti e formule”, scrive ancora il generale Angelosanto.
Riti e formule che, come la strage di Duisburg ha dimostrato, si “replicano” anche all’estero contribuendo a fortificare la presenza dell’organizzazione in tutti i continenti.

L'unitarietà della 'ndrangheta
“Le più recenti attività di indagine hanno evidenziato l’evoluzione qualitativa della matrice criminale, facendo emergere un inedito assetto unitario dell’organizzazione operante in Calabria e la riconducibilità ad essa di tutte le articolazioni sia nel Nord Italia che all’estero- scrive Angelosanto- che replicano il modello reggino secondo i tradizionali schemi ai quali, tutti gli associati, sparsi nelle formazioni di tutto il mondo, rispondono”.

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Nadia Francalacci