Evasione fiscale, in Inghilterra si combatte così
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Economia

Evasione fiscale, in Inghilterra si combatte così

Volti e istantanee degli evasori in bella mostra sul web. Multe e prigione. E uno slogan da parte del fisco anglosassone: "Aiutaci a scoprire chi evade, dicci, fai i nomi"

Il motto anti-evasione in Inghilterra è: "Conosciamo i tuoi redditi, quindi paga o ti vendiamo a prendere". Basta formalismi e stop alla privacy con il deficit che cresce e i posti di lavoro che si perdono, insomma, è tempo di versare il dovuto. L’ultima campagna organizzata dall’Agenzia delle Entrate inglese, in coordinamento con il Governo, sotto scacco proprio su questioni legate all’elusione fiscale, non ha precedenti. Segna di fatto una rivoluzione: “Oramai siamo prossimi a togliere ogni velo ai redditi non dichiarati”, cita uno spot e poi ancora, tentando forse di rassicurare il contribuente inconsapevole: “Se hai correttamente riportato in dichiarazione i tuoi redditi, i tuoi guadagni, comunque non preoccuparti, non hai nulla da temere”.

In breve, “temere” è la parola d’ordine che governa l’azione dei detective del fisco oltremanica. L’iniziativa, quindi, sembra aver completamente smarrito il rituale invito soft alla compliance fiscale tanto da aver assunto forme, e movenze, chiaramente simili ad un vero e proprio “avvertimento” shock diretto a tutti coloro che navigano nella terra di mezzo dell’evasione fiscale. Senza esclusione.

La prima vittima di questa strategia irrituale adottata dal fisco britannico è la cerimoniosità anglosassone, in stile liberal-liberista, che sembra non essere più di casa a Londra. La ragione? L’evasione corre, l’elusione è oramai senza freni, mentre la ricchezza del contribuente medio si riduce, le sue ansie contabili crescono e l’economia nel suo complesso ristagna.

E così, anche il mito della privacy si sacrifica, proprio nel cuore della City che su quel corollario di norme e di principi votate alla riservatezza ha costruito nei decenni passati il suo profilo storico di piazza finanziaria al di sopra di ogni sospetto. E tutto nell’ottica d’una rivincita senza più mediazioni né timidezze nei confronti di chi evade. “Perché il nostro staff, oramai composto da super-tecnici, con a disposizione un vasto arsenale di strumenti e di strumentazioni innovative che non ha riscontro col passato, può raggiungerti, intercettarti e svelare le somme che non hai riportato al fisco”. Dunque, un vero trionfo delle nuove tecnologie, impiegate in dosi massicce, atletiche, nella lotta all’evasione.

Quindi la chicca finale, “aiutaci a scoprire chi evade, dicci, dicci, fai i nomi”. 

Il banner antievasione sostituisce le sbarre - Il messaggio è visivo, infatti, si sviluppa attraverso affissioni, banner sugli autobus e locandine nelle cabine telefoniche, e i cittadini inglesi non possono ignorarlo. È il trionfo dell’Economics Behavioural, una strategia fortemente innovativa il cui obiettivo è incidere sul comportamento, dei contribuenti in questo caso, mostrando strumenti capaci di toccarne il cuore centrale, tanto da risultare sufficientemente convincenti nel distogliere i soggetti interessati dal riprodurli. Insomma, riuscire nella persuasione, arte nella quale l’evocazione della prigione, e delle sbarre, non sembra abbiano riscontrato risultati degni di nota. Una delle nuove strategie consiste, per esempio, nel diffondere sul Web non soltanto l’identikit ma i volti, le istantanee, degli evasori.

È un passo avanti senza precedenti che non trova riscontri, nemmeno negli Usa . Insomma, una volta “beccati” dal fisco si rischia di venir esposti ai morsi, ben più profondi, del Web nella sua cinica brutalità. Questo strumento inconsueto ha già regalato al fisco britannico risultati inaspettati. Per esempio, sul versante delle frodi Iva, in particolare, le frodi carosello, l’incidenza del tax gap s’è ridotta di 1/3 dall’avvio di questa nuova strategia. Lo stesso trend è atteso rispetto alla contrazione di gettito legata all’imposta sui redditi delle persone fisiche e sui profitti.

In questa direzione s’è compiuto il primo passo con la pubblicazione, online, dei volti e dei rispettivi profili tributari dei 32 maggiori evasori intercettati dal fisco, protagonisti di un lungo carosello di frodi che coprono il panorama fiscale britannico nella sua interezza. Non c’è una tassa o un’imposta che non risulti, in un modo o nell’altro, violata. Quanto alle pene, complessivamente i 32 dovranno scontare 155 anni dietro le sbarre. Quasi cinque anni ciascuno. Mentre le foto, già presenti le prime, saranno proiettate sul Web di volta in volta, in modo da risuonare come un ammonimento continuo.

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Stefano Latini