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ANSA/MASSIMO PERCOSSI
Economia

Disuguaglianza e longevità: perché i poveri vivono di meno

Aspettativa ridotta di 10 anni per le classi più disagiate tra i risultati sconcertanti di uno studio americano

C'è chi dice che il denaro non possa comprare la felicità, ma di certo può fare tanto sul piano della salute. O almeno è questo ciò che hanno scoperto i ricercatori della Boston University School of Public Health in uno studio che ha analizzato le variazioni nel legame tra aspettativa di vita e reddito per le diverse classi sociali in America.

In pratica, i ricchi vivono di più e i poveri di meno, e questa differenza nell'aspettativa di vita, negli Stati Uniti, può arrivare fino a dieci anni. Un risultato per certi versi prevedibile ma che, con questi numeri, non può che lasciare l'amaro in bocca. E indurci a riflettere su quanto quello della disuguaglianza dei redditi, ma anche di opportunità, sia oggi il problema più grave e più urgente da affrontare, a tutte le latitudini. Perché se in America siamo arrivati a una differenza di dieci anni nell'aspettativa di vita, è realistico aspettarsi che nei paesi in via di sviluppo lo scarto tra classi sociali sia ancora più netto.

I risultati della ricerca, pubblicati da The Lancet e ripresi dal Time, dimostrano come l'1 per cento degli americani più ricchi viva in media dai dieci ai quindici anni in più rispetto all'1 per cento della popolazione più povera. A peggiorare il quadro vi è poi la conferma che, dal 2001 ad oggi, gli americani che rientrano nelle classi più disagiate non abbiano migliorato la propria aspettativa di vita nemmeno di qualche mese, mentre dalla classe media in avanti è stato registrato un miglioramento medio di circa due anni.

Infine, i ricercatori di Boston hanno confermato che il tasso di povertà è in aumento, e che in genere questa fascia di popolazione tende ad assumere più facilmente abitudini di vita scorrette, che hanno a loro volta portato ad un aumento dei livelli di obesità, numero di diabetici e di persone che offrono di ipertensione.

L'unica speranza è che si riesca in fretta a trovare un modo per interrompere questo pericoloso trend prima che diventi irreversibile.


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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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