'Testimoni di giustizia. Uomini e donne che hanno sfidato le mafie'
Mida / Ansa
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'Testimoni di giustizia. Uomini e donne che hanno sfidato le mafie'

Il giornalista Paolo De Chiara racconta nel suo saggio le vite esemplari e difficili di quei cittadini che hanno deciso di denunciare

Lea Garofalo, Maria Concetta Cacciola, Rocco Mangiardi, Luigi Coppola, Valeria Grasso, Carmelina Prisco. Sono solo alcuni nomi di semplici cittadini che a un certo punto della loro vita hanno voluto testimoniare contro la mafia o la ‘ndangheta o la camorra. Non sono pentiti, o meglio, non sono collaboratori di giustizia. Sono testimoni di giustizia. Individui che hanno sentito il dovere civico e morale di rivendicare la propria onestà e combattere le prevaricazioni criminali con la sola arma a disposizione: la denuncia.

Con il saggio Testimoni di giustizia. Uomini e donne che hanno sfidato le mafie (Giulio Perrone Editore), il giornalista Paolo De Chiara prova a far conoscere meglio queste figure e le loro scelte, i motivi che li hanno spinti a fare un passo così semplice quanto pericoloso, e lo stato dell’arte nella legislazione che li riguarda, ancora da perfezionare. Molti sono infatti ancora gli ostacoli che i testimoni di giustizia sono costretti ad affrontare, buona parte dei quali arrivano proprio dalle istituzioni, da uno Stato che è apparso e appare talvolta poco attento.

Legalmente la figura di “testimone di giustizia” è stata introdotta nel 2001, sia per consentire una più precisa giurisdizione, sia per realizzare una distinzione rispetto al pentito di mafia. I primi sono cittadini liberi che scelgono in piena autonomia di denunciare. I secondi invece sono ex appartenenti ad associazioni criminali, colpevoli di reati anche molto gravi, che hanno stipulato una sorta di “contratto” con lo Stato: informazioni in cambio di benefici, come riduzioni di pena, protezione e sostegno economico.

De Chiara ci racconta alcune storie di testimoni di giustizia attraverso gli atti processuali, intercettazioni e interviste, restituendo in modo efficace la difficile situazione di queste persone e del ruolo fondamentale che rivestono sia come armi contro la criminalità, sia come esempio di comportamento per la società civile.

L’autore classe ’79, originario di Isernia, collabora con il quotidiano online nazionale Resto al Sud ed è impegnato, tra le altre cose, nella diffusione della cultura della legalità nelle scuole. Ha all’attivo un altro libro, Il coraggio di dire no. Lea Garofalo, la donna che sfidò la ‘ndrangheta, pubblicato nel 2012 da Falco Editore.

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Andrea Bressa