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Overdrive al cinema, un “action” a 200 all’ora – La recensione

Scott Eastwood, figlio di Clint, ladro di auto d’epoca e protagonista di un’avventura pazza e frenetica tra inseguimenti, spari, amori e mafia marsigliese

Pregiati legni di radica e lucidi metalli sfreccianti sulle ruote intrecciate di raggi d’acciaio cromato. Proprio quelle, con la grossa vite centrale collegata al mozzo e da allentare col martelletto. Roba d’epoca. In qualche caso da milioni di dollari. Sempre pronta a far gola a due fratellastri che per mestiere rubano auto storiche mostrando qualità rare almeno quanto le macchine che prendono di mira.

Overdrive (esce il 23 agosto, durata 1h33’) di Antonio Negret, trentacinquenne ed eclettico colombiano di qualche notorietà anche televisiva, parte da questa originale inclinazione per raccontare le gesta di Andrew (Scott Eastwood: il cognome dice qualcosa, è il figlio di Clint) e Garrett Foster  (Freddie Thorp), reclutati per trafugare una stupenda nera Bugatti del 1937, due soli esemplari al mondo, venduta ad un’asta per quaranta milioni di euro.

Acrobazie on the road e un patto scellerato

Il furto è uno spettacolo d’acrobazie e ruzzoloni on the road e potrebbe addirittura bastare così. Invece non è che l’inizio. Del film e dei guai che tocca di passare ai due giovanotti, perché la Bugatti l’hanno rubata al superboss marsigliese Morier (Simon Abkarian) il quale – essendo uno che per sua natura e ruolo non ama farsi saltare la mosca al naso - vorrebbe fargliela pagare subito cara andando per le spicce a colpi di fucile.

Se non che i due furbacchioni, per salvarsi la pelle, gli propongono un accordo che sulla carta pare proibitivo e scellerato: portargli a casa un incredibile esemplare di Ferrari 250GT del 1962 da acciuffare nella fortezza del suo più acerrimo rivale in criminalità, Max Klemp (Clemens Schick), mafioso tedesco che s’è stabilito in Costa Azzurra con credenziali d’ineguagliata ferocia.

Due diabolici fratellastri a caccia di una Ferrari

Così Andrew, con al fianco la fidanzata Stephanie (Ana de Armas) e Garrett, che scova l’anima gemella nella consumatissima (e bellissima) ladra  Devin (Gaia Weiss), mettono su una gangaccia improvvisata ma efficace, fracassona e travolgente, tra ambienti sordidi e facce da galera.

Riuscendo, in qualche modo, a mettere gli occhi sull’inestimabile Rossa, gioiello di famiglia Klemp ma trovandosi a fare i conti, nel loro piano un po’ azzardato e improvvisato, con entrambi i capimafia, l’incudine Morier e il martello Klemp. Tutti e due con l’hobby collezionistico di auto d’epoca e col rischio di vedersi svuotati i garage (pezzi pregiati: Aston Martin,  Rolls Royce, CorvetteJaguar d’una volta…) per mano dei diabolici fratellastri.

Un racconto a orologeria e tanti giochi d’intreccio

Il finale ovviamente è da lasciare allo spettatore. Sulla cresta di un film che va a duecento all’ora, in tutti i sensi. Non solo perché le automobili ne sono protagoniste con i loro motori tonanti e strepitanti ma anche perché le prodezze della coppia protagonista, spalleggiata con un certo ardore dalle due ragazze e un certo furente livore dai due boss, s’inseriscono in un bel congegno di racconto. Quasi ad orologeria. Dove ogni mossa e ogni transizione rotolano fra doppi e tripli giochi d’intreccio. Insomma un bel passo narrativo e una scansione ritmica a zero pause

C’è di che divertirsi. Anche a qualche sàpida battuta di dialogo. Prendendo nota pure di un costrutto cinematografico abbastanza valido e meditato, dove ciascuna scena ha una sua logica d’entrata e di uscita, con il montaggio (febbrile), la fotografia (virtuosa) e le musiche (latin pop, indie & funk rock, hip hop, alternative rap, R&B) a fare la loro parte.

Automobili e malavita: scontro tra vecchio e nuovo

Sullo sfondo, lo scontro tra vecchie e nuove mafie, fra titani del crimine calanti e nascenti, foulard al collo e minacciosi tatuaggi sulla schiena. L’antico e il moderno, con le loro leggi diverse e i diversi concetti di spietatezza.

Ma qua l’aspetto socio-malavitoso, lo capirete, conta poco. Nel meridione di Francia, lungo i tornanti asfaltati della costa, sono soprattutto i motori a farsi sentire, vecchi e nuovi anche quelli a prender parte agli inseguimenti a spruzzo con evoluzioni da stuntcars ed episodi spassosi come quello nel quale, in piena fase di spasmodico tallonamento, la Bugatti del ’37 riesce a far mangiare la polvere a una moderna Maserati. In perfetta cifra action-racing con variante di commedia tra corse, scazzottate e spari. E con una ispirazione, per restare in tema, felicemente palesata a ruota libera. Raccomandazione al pubblico: uscendo dal cinema vietato emulare.

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Koch Media distribuzione, Ufficio stampa Koch Media Paola Menzaghi, Cristina Clarizia
Il superboss marsigliese Morier (Simon Abkarian)

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Claudio Trionfera

Giornalista, critico cinematografico, operatore culturale, autore di libri e saggi sul cinema, è stato responsabile di comunicazione per Medusa Film e per la Mostra del cinema di Venezia

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