Valvitalia, gigante delle valvole pronto alla Borsa
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Valvitalia, gigante delle valvole pronto alla Borsa

In provincia di Pavia una multinazionale leader del settore che esporta il 95 per cento della produzione

Da top manager dell’americana Dresser a imprenditore, costruendo in 13 anni un gruppo  internazionale da quasi 500 milioni di volume d’affari. Stiamo parlando di Salvatore Ruggeri (nella foto con il figlio Massimiliano) e di Valvitalia, l’azienda che ha fondato alla tenera età di 52 anni insieme con Massimiliano, all’epoca 28enne e oggi direttore generale, e l'altro figlio Luca, lanciato nell’avventura poco dopo aver raggiunto la maggiore età.


“Ero a capo della divisione italiana di Dresser, ma quando questa fu acquistata dalla Cameron capii, leggendo il nuovo regolamento, che sarei stato un mero esecutore delle decisioni prese negli Usa. Io invece non sono un esecutore, ma un creativo. Così me ne sono andato e mi sono messo in gioco da solo”. Valvitalia ha sede a Rivanazzano Terme, in provincia di Pavia. Per ironia della sorte, proprio vicina a  uno degli stabilimenti della Cameron. Il gruppo produce valvole e qualsiasi componente, strumento o apparecchiatura utile ad estrarre, trasportare e trattare fluidi nel settore dell’energia e dell’industria dell’Oil and Gas.

Un settore questo, su cui insistono colossi mondiali (come appunto Cameron e General Electric ) e molto frammentato. “Come ci siamo fatti spazio tra la concorrenza? Sicuri di avere due punti di forza: il primo il made in Italy, il secondo è la customizzazione, vale a dire la capacità di fornire non un singolo prodotto, ma strumenti integrati su commissione” spiega Ruggeri, già cavaliere del lavoro. “L’Italia, in particolare la Lombardia e il Veneto, è un paese leader nella produzione di valvole e questo all’estero ci è riconosciuto. A volte mi bastava dire: questi componenti sono prodotti in Italia per ottenere la massima considerazione”. Se a questo poi si aggiunge la personalizzazione delle commesse, con la realizzazione di prototipi, fasi di test e quindi produzione mirata, il successo di Valvitalia risulta chiaro.

Oggi il gruppo ha 1.370 dipendenti, ha prodotti installati in 107 Paesi ed esporta il 95 per cento della sua produzione, realizzata in 10 stabilimenti nel mondo cui si aggiungono 7 sedi di rappresentanza internazionali. E’ l’unico al mondo a produrre 12 linee di prodotti, che siano valvole, raccordi, impianti integrati e da poco, grazie all’acquisizione della Silvani di Como (riportata in Italia dopo 12 anni di proprietà Usa) e della Eusebi di Ancona si è allargato anche al settore antincendio.

“La crescita per linee esterne segue all’ingresso nella proprietà del Fondo Strategico Italiano (49,5 pere cento) e che ci accompagnerà presto alla quotazione in Borsa. Abbiamo già svolto tutto il tirocinio, ma attendiamo temi favorevoli per il debutto” spiega Ruggeri “Con il Fondo abbiamo un impegno di lungo termine, circa 7 anni e che punta a crescita e consolidamento nel mondo”.

Oggi le sfide innovative di Valvitalia seguono il progresso del settore energy. “Lavoriamo su strumentazioni per off shore, che devono resistere a profondità elevatissime e tutto ciò che concerne la trasformazione del gas in liquido e viceversa, nuovo trend per facilitare commercializzazione e trasporto dei gas” conclude l’imprenditore  Ma anche l’antincendio sta toccando vertici di altissima innovazione “Pensiamo alle grandi navi da crociera cinesi, sulle quali tutte le attività si svolgono al coperto. Qui gli standard di sicurezza devono essere elevatissimi”. E così pure sulle navi Fincantieri che trasportano i gas liquefatti “Ogni porto e Paese ha i propri standard di sicurezza. Si tratta di creare impianti che soddisfino tutti i tantissimi e diversi requisiti. Non facile, ma è la nuova sfida”.

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Antonella Bersani

Amo la buona cucina, l’amore, il mirto, la danza, Milan Kundera, Pirandello e Calvino. Attendo un nuovo rinascimento italiano e intanto leggo, viaggio e scrivo: per Panorama, per Style e la Gazzetta dello Sport. Qui ho curato una rubrica dedicata al risparmio. E se si può scrivere sulla "rosea" senza sapere nulla di calcio a zona, tennis o Formula 1, allora – mi dico – tutto si può fare. Non è un caso allora se la mia rubrica su Panorama.it si ispira proprio al "voler fare", convinta che l’agire debba sempre venire prima del dire. Siamo in tanti in Italia a pensarla così: uomini, imprenditori, artisti e lavoratori. Al suo interno parlo di economia e imprese. Di storie pronte a ricordarci che, tra una pizza e un mandolino, un poeta un santo e un navigatore e i soliti luoghi comuni, restiamo comunque il secondo Paese manifatturiero d’Europa (Sì, ovvio, dietro alla Germania). Foto di Paolo Liaci

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