The Winery Dogs a Milano. Billy Sheehan: “In Italia mi sento a casa”
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The Winery Dogs a Milano. Billy Sheehan: “In Italia mi sento a casa”

Lo straordinario power trio formato da Richie Kotzen, Mike Portnoy e dal bassista si esibirà il 14 giugno al Market Sound

Il nuovo album "Hot Streak" ha debuttato al trentesimo posto della Billboard USA

Dopo il sold out dello scorso febbraio al CrossRoads Live Club di Roma, tornano in Italia martedì 14 giugno The Winery Dogs, il supergruppo hard rock formato dalle star Richie Kotzen, Billy Sheehan e Mike Portnoy, in concerto al Market Sound di Milano per una data unica estiva.

The Winery Dogs presenteranno dal vivo Hot Streak, il nuovo album pubblicato lo scorso ottobre per Loud & Proud Records. Hot Streak, che ha debuttato al trentesimo posto della Billboard USA, è uscito a due anni dall’omonimo disco d’esordio The Winery Dogs, con il quale la band ha ottenuto un notevole successo nelle chart americane arrivando alla terza posizione nella Top Alternative Albums e alle ventisettesima nella Top 100.

Nati nel 2012, The Winery Dogs è un power trio “all star” formato dal cantante e chitarrista Richie Kotzen ha lasciato il segno prima coi Poison e poi coi Mr. Big, band in cui attualmente milita il bassista Billy Sheehan, che a sua volta vanta collaborazioni con Steve Vai, David Lee Roth e molti altri, e infine Mike Portnoy, co-fondatore dei Dream Theater e considerato uno dei migliori batteristi progressive metal al mondo.

Abbiamo raggiunto telefonicamente, in occasione dell’atteso concerto di Milano, il  bassista Billy Sheehan. Vediamo le sue dichiarazioni più interessanti. [Cliccare su Avanti]

 

La nascita del progetto The Winery Dogs

“Innanzitutto Mike Portnoy (ex batterista dei Dream Theater n.d.r) ha lasciato dopo anni la sua band perché voleva provare a fare qualcosa di nuovo. Mi ha contattato e mi ha proposto di realizzare un power trio insieme. Quando è uscito fuori il nome di Richie Kotzen, ho pensato subito che fosse perfetto: è un chitarrista prodigioso, oltre che un caro amico con il quale avevo già suonato tante volte. Appena ci siamo ritrovati in studio, la musica è sgorgata in modo molto naturale. E’ davvero un privilegio suonare con due artisti straordinari come Mike  e Richie”.

Il rapporto tra i brani e il live

 “Se non riusciamo a ottenere quello che abbiamo in mente in studio, di certo non riusciremo a farlo dal vivo. Per alcuni gruppi lo studio di registrazione è diventato un vero e proprio strumento. Hanno tutti questi programmi e macchinari che non possono controllare nello stesso modo nei live. Noi non usiamo nessuna diavoleria tecnologica, solo i nostri strumenti, e quando componiamo pensiamo soprattutto all’effetto che potranno fare quei brani sul pubblico”.

Le influenze funky di "Hot Streak"

“Bella domanda. Per anni ho avuto al fortuna di suonare con Dennis Chambers, che è stato per anni il batterista dei Parliament e dei Funkadelic di George Clinton, oltre ad aver preso parte al leggendario album live degli Steely Dan, così mi sono accostato a una musica molto diversa dal rock. Con Dennis ho suonato tante volte in un jazz club di Los Angeles, il Baked Potato, dove ci divertivamo a proporre molto funky, oltre al jazz-rock. La title track Hot Streak è ispirata a una linea di basso di Stanley Clarke, uno dei più grandi bassisti viventi con il quale Richie ha suonato qualche anno fa”.

L'accoglienza dell'album da parte dei fan

“Molto bene, ovunque andiamo siamo accolti dal sold out e il nostro pubblico reagisce alle grande ai nuovi brani. Siamo stati in Giappone, America, Brasile, Argentina, Paraguay e in Cile per registrare un dvd, prima di iniziare il tour europeo. È un momento impegnativo, ma non possiamo che essere grati per il grande affetto che ci circonda”.

Il rapporto con il pubblico italiano

“E' ottimo, da voi ogni volta mi sento a casa. Tutti i concerti che abbiamo fatto in Italia sono stati incredibili. L’ultimo live al Crossroads di Roma, sold out, è stato fantastico, così come il cibo e il vino. Non vedo l’ora di essere il 14 giugno a Milano, dove ritroverò tanti amici di vecchia data”.

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Gabriele Antonucci