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Lituania, tra le storie ed i misteri del Baltico

Lituania, tra le storie ed i misteri del Baltico

Colline spettrali abitate da statue di streghe e demoni, altre popolate da milioni di croci. Leggende, miti e spiritualità sono di casa in un Paese capace di offrire sorprese inaspettate. Come panorami sublimi da ammirare in mongolfiera, bevande salutari a base di ambra, un quartiere cittadino che ha proclamato la sua indipendenza.


Spettrale lo è sempre, mai come in un pomeriggio di nuvole dense che divorano ogni azzurro dal cielo. Pochi minuti di salita e s’incontrano demoni burloni, draghi dentuti, spiriti mefistofelici, una rappresentazione della porta dell’inferno: un incastro geometrico di creature urlanti, maledicenti, sofferenti.

È la Collina delle streghe, per fortuna non tutte diaboliche: alcune hanno mani grandi perché aiutavano gli uomini nelle fatiche del lavoro quotidiano, altre raccontano miti a lieto fine. È una collezione di statue di legno inaugurata nel 1979 e cresciuta fino a contarne circa 80: un museo all’aperto, gratuito, suggestivo quanto spaventoso. Un’enciclopedia di superstizioni intagliate nella corteccia. Siamo sul Baltico, lungo la penisola curlandese: una striscia di terra dalla forma di un quasi sorriso che si estende per un centinaio di chilometri. La si può visitare dalla parte che appartiene alla Lituania: per una buona metà è inaccessibile territorio russo, l’exclave di Kaliningrad, retaggio resistente dei postumi della Seconda guerra mondiale.

Il lato europeo rimane una piacevole destinazione di villeggiatura, parecchio frequentata dalla primavera all’autunno, grazie a spiagge curate, foreste ombrose, attrattive non convenzionali. Come la villa di Thomas Mann, trasformata in un centro culturale: il celebre scrittore s’innamorò della zona perché, con le sue dune, gli ricordava il deserto. Un paragone ardito, quanto appropriato: l’area esonda di torrioni di sabbia sedimentata dal vento, che ha sotterrato le case, e scacciato la vita, affermando una paziente e spietata verticalità.

Ammirare dall’acqua le gobbe del tempo, violate appena dalle passeggiate di uccelli solitari, è uno spettacolo maestoso. Le escursioni salpano dalla vicina Nida, il cuore della penisola, con le casette colorate dei pescatori, i ristoranti sul porto, un museo dedicato all’ambra, aperto nel 2021.

L’ambra è il pianto colloso degli alberi, un sarcofago di epoche: ha regalato a insetti volanti e striscianti il tragico privilegio dell’eternità. Uccidendoli, cristallizzandoli in minuscole capsule arrivate fino a noi. È anche un prezioso pongo per artisti: una base per gioielli, mobili, vistosi o discreti manufatti. Nel museo, durante un percorso interattivo, la si può toccare, annusare, persino bere in un infuso che pare sia un toccasana per molti mali, del corpo come dell’anima.

Un viaggio in Lituania è un continuo invito a guardarsi dentro e all’indietro, un cimentarsi con emozioni impreviste. Fino all’incontenibile, quando si raggiunge un’altra collina, quella delle croci, nei pressi della città di Siauliai: un santuario collettivo di milioni di pezzi di legno, plastica, metallo, sassi e conchiglie, palline e perline. Se ne stanno piantate nel terreno o agganciate, appese, accumulate senza un criterio, se non quello della sovrabbondanza.

Sembra che le prime siano qui da inizio Ottocento, come celebrazione dei caduti durante le rivolte contro la Russia, ma non c’è certezza. Di sicuro è palese cosa questo luogo sia diventato: un inchino, una preghiera verso il passato e una proiezione nel futuro.

Lasciare una croce è ricordare chi è mancato o propiziarsi un buon destino, intersecando memorie e attese, gioia e pentimento, rimpianti e promesse. Per quattro volte i sovietici hanno tentato di smantellare la collina. Hanno fallito: la gente è sempre tornata a riempirla.

Lo spirito d’introspezione della Lituania spiega la sua antitesi, l’estrema voglia di leggerezza: il Paese è tra quelli più liberali nel consentire il transito delle mongolfiere, anche nei pressi dei principali centri urbani, da Vilnius a Kaunas. Ci vogliono pazienza e fortuna, perché il vento soffia possenti carichi di pioggia, ma quando vince il sereno è magico scrutare in quota, senza vetri o barriere, interi quartieri interrotti da boschi e laghi.

Se ne esce nobilitati, anzi nobili: a fine esperienza si riceve un attestato di partecipazione e un simbolico titolo di barone delle terre sorvolate. Unico cavillo: vale da sospesi in aria; atterrando, ogni rivendicazione di fronte ai legittimi proprietari sarà nulla.

La natura a tratti selvaggia è l’attrattiva principale di questo tesoro nascosto d’Europa, non premiato dal turismo come meriterebbe. Le città sono piacevoli, a misura d’uomo, a cominciare dalla capitale Vilnius, con le sue 50 chiese (Sant’Anna, in stile tardo gotico, è la più notevole: era amata da Napoleone) e validi presidi di contemporaneità, su tutti il museo Mo, firmato dall’architetto Daniel Libeskind.

L’area che spicca è Uzupis, ex quartiere malfamato, oggi distretto d’artisti con gentrification incombente e velleità ribelli d’indipendenza. È una repubblica autoproclamata, con una costituzione che esalta l’imperfezione: «Ognuno ha il diritto di commettere errori» si legge tra i primi articoli.

Da vedere anche Trakai, con il suo castello, e Kaunas, con il centro tirato a lucido e il sontuoso monastero barocco. Entrambe le mete si raggiungono facilmente in treno dalla capitale, dove risuona evidente, insistente, il sostegno all’Ucraina, tra bandiere esposte ovunque e frasi di supporto esibite sugli autobus. L’empatia è comprensibile, la Russia qui era padrona fino a una trentina d’anni fa.

Come ricordano vari cartelli stradali, Kiev è vicina; l’orbita di Mosca, con Kaliningrad, di più, anche se la Lituania ha ottenuto il riconoscimento della piena indipendenza nel 1991. È stato lo «Stebuklas», il miracolo. Una parola che ancora si legge, a caratteri maiuscoli e circolari, su una mattonella incastrata davanti la cattedrale bianca di Vilnius.

La leggenda racconta che basta posizionarsi sul quadrato, fare un giro su sé stessi, esprimere un desiderio. Si avvererà. L’incantesimo funziona pure contro ogni eventuale maledizione rimediata in collina da qualche strega locale.

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