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L’incanto dei borghi marchigiani

L’incanto dei borghi marchigiani

Alla scoperta degli itinerari meno noti di una regione capace di regalare più di un’emozione grazie a un capitale di arte e cultura che nel patrimonio teatrale ha davvero pochi eguali

Come sa bene chi ama viaggiare, le sor- prese più gratificanti arrivano spesso dai paesaggi e dagli abitati meno battuti, dai contesti in cui ancora si riesce a registrare quel sapore autentico del luogo, che porta a catalogare il ricordo in uno dei cassetti della memoria che rimane sempre un po’ aperto, come se l’esperienza, per essere in qualche modo compiuta, necessitasse di nuove tappe e nuovi percorsi. Nel caso di Regione Marche, l’invito arriva da un territorio particolarmente vario, ma soprattutto prodigo di bellezze nascoste che raccontano un patrimonio di storia, tradizioni e usanze di assoluto interesse. Senza quindi nulla togliere alle destinazioni più rinomate, la regione che ha dato i natali a Giacomo Leopardi regala itinerari e borghi che conservano un’identità di tesori artistici e culturali meritevoli di essere scoperti in ognuna delle cinque province che dall’entroterra si spingono sino al Mar Adriatico.

L’incanto dei borghi marchigiani
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L’incanto dei borghi marchigiani
L’incanto dei borghi marchigiani

L’attrattività è data da un tessuto paesaggistico, architettonico, artistico e culturale in cui il viaggiatore può rintracciare più di un’affinità. La visione d’insieme rimanda infatti a un prezioso caleidoscopio di ricchezze costellato da alcuni gioielli, per lo più nascosti e inaspettati, di grande valore. Non a caso, le Marche sono state definite, ad esempio, la regione dei teatri. Nati come salotto ideale in cui incontrarsi e calarsi nelle diverse rappresentazioni portate in scena, hanno contribuito ad accrescere la solida cultura musicale e l’amore per lo spettacolo, un tratto distintivo che il turista può apprezzare ancora oggi in tutta la sua vivacità grazie a un nutrito cartellone di rassegne e concerti che si svolgono durante tutto l’anno. Sono oltre settanta, infatti, i teatri storici che ospitano stagioni liriche, sinfoniche, di danza e prosa. Gli itinerari alla scoperta dei borghi che sfuggono al turismo di massa rappresentano pertanto un’occasione unica per immergersi anche nell’atmosfera di questi gioielli così intrecciati alle consuetudini delle comunità locali. L’offerta, costituita in gran parte da strutture del Settecento e dell’Ottocento, comprende teatri fortemente connotati: dai più grandi e sfarzosi, come quelli di Pesaro, Macerata e Ascoli Piceno, a quelli preziosi in quanto custodi di macchinari scenici d’epoca, come quello di Offida, ad autentici scrigni in miniatura, come quelli di Montegiorgio o della Rocca di Sassocorvaro. Meritevoli di visita sono anche il G.B. Pergolesi di Jesi, noto per la decorazione del soffitto opera di Felice Giani, il teatro Gentile di Fabriano, con l’acustica migliore dell’intera regione, il teatro dell’Aquila di Fermo, in cui è stata allestita una sezione dedicata alla documentazione storica delle attività della struttura. Da segnalare poi Le Muse di Ancona, Misa di Arcevia, La Vittoria di Ostra, La Fortuna di Fano, il Comunale di Cagli, La Fenice di Osimo e il Mercantini di Ripatransone.

La scelta, evidentemente vasta in quanto generosa di esempi lodevoli, può essere orientata e circoscritta per mille ragioni: durata del soggiorno, possibilità di muoversi da una realtà all’altra, sensibilità e interessi personali. Panorama vuole quindi offrire uno spunto solo orientativo, assolutamente discrezionale e volto a rendere più agevole la pianificazione del viaggio, individuando una “meta nascosta” per ogni territorio di provincia.

Partendo da quello di Ancona, oltre ai più conosciuti Corinaldo, destinazione di forte promozione turistica, e Sirolo, noto per il mare e meno per i suoi tesori culturali, il borgo con il patrimonio più nascosto in fatto di castelli diffusi, archeologia e natura lontana dai flussi turistici consolidati è quello di Arcevia, destinazione da non perdere anche per la presenza del già citato Teatro Misa, piccolo orgoglio architettonico riportato all’antico splendore dopo un lungo intervento di restauro. Completamente ricostruito tra il 1840 e il 1845 su precedente teatro, è insolitamente collocato all’ultimo piano dell’edificio che ospita il Palazzo dei Priori.

Per la provincia di Macerata, con San Severino Marche nota soprattutto per piazza e teatro e Sarnano per terme e impianto medievale, il borgo da visitare è Montelupone, un comune collinare a tredici chilometri dal capoluogo che, pur detenendo svariati riconoscimenti, resta più defilato rispetto ai circuiti classici. Oltre a conservare le mura castellane con le quattro porte d’ingresso e l’originale pavimentazione in pietra, custodisce attrattive inaspettate, quali le grotte ipogee e il Museo Demo-Antropologico d’Arte e Mestieri Antichi. Tra i luoghi simbolo del nucleo storico figura il Teatro Nicola degli Angeli, realizzato tra il 1884 e il 1898 su progetto dell’ingegner Giuseppe Sabbatini.

Per la provincia di Pesaro Urbino, che tra le località turistiche di maggior richiamo annovera Gradara e Acqualagna, il borgo da raggiungere è quello di Urbania, rinomata per la produzione della maiolica sin da epoca medievale. Tra gli edifici più rappresentativi si segnalano Marche_ok.indd

la Chiesa dei Morti e l’ottocentesco Teatro Bramante, che rientra tra quelli della Regione Marche ad essere ufficialmente candidato a Patrimonio dell’Unesco. Opera dell’urbinate Ercole Salmi, occupa l’area dove un tempo sorgeva l’antica Rocca dei Brancaleone.

Il territorio della provincia di Fermo, il cui capoluogo rappresenta la destinazione più “popolare”, custodisce architetture singolari nel borgo di Petrioli, noto per i matrimoni internazionali tanto da essere ormai una gettonata “wedding destination”, e un capitale culturale, che invece sfugge all’overtourism, nel piccolissimo borgo di Moresco. Qui, oltre all’imponente torre eptagonale del XII secolo, valgono il viaggio sia l’Ecomuseo della Valle dell’Aso, un “museo diffuso” nato per valorizzare il patrimonio naturale, storico e identitario della valle promuovendo uno sviluppo sostenibile e condiviso, sia il piccolo teatro nato all’indomani della sconsacrazione e riconversione della Chiesa di Santa Sofia, a due passi dalla torre dell’orologio di epoca trecentesca che sovrasta la vecchia porta di accesso al castello.

Se, passando infine alla provincia di Ascoli Piceno, i nomi di Grottammare e Offida risultassero familiari, fosse solo per la vocazione balneare della prima e la tradizione del merletto della seconda, le destinazioni di Ripatransone e Acquaviva Picena si candidano a lasciare socchiuso quel famoso cassetto della memoria che invita a tornare per approfondire l’esperienza di avanscoperta. La prima per quell’incredibile posizione panoramica che gli è valsa il titolo di “belvedere del Piceno”, per il vicolo più stretto d’Italia (è largo solo 43 centimetri) e per l’immancabile teatro, il Comunale Mercantini, con la tipica pianta a ferro di cavallo. La seconda, nell’immediato entroterra di San Benedetto del Tronto, per la Rocca, capolavoro di architettura militare rinascimentale, la produzione artigianale di cesti in paglia e Sponsalia, la storica rievocazione del matrimonio tra Forasteria d’Acquaviva e Rainaldo di Brunforte (1234) che coincide con la disputa del Palio del Duca, celebrata ogni anno a cavallo tra i mesi di luglio e agosto.

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