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La spiaggia cambia volto: tra chef stellati e yoga, la rivoluzione chic passa dai beach club

La spiaggia cambia volto: tra chef stellati e yoga, la rivoluzione chic passa dai beach club

Chef Michelin, servizi da hotel 5 stelle, lettini da sogno. Dai miti vintage al lusso sostenibile, ecco i lidi più trendy-chic (e instagrammabili) dell’estate in arrivo

C’erano una volta gli stabilimenti balneari classici, quelli degli anni Sessanta, che si riducevano a un bar e a una fila ordinata di cabine dove cambiarsi

Un’immagine sfocata della memoria, appannaggio di chi giocava con secchiello, paletta e formine all’epoca felice del boom. Da qualche tempo sulle spiagge ha preso forma una piccola rivoluzione vacanziera e gli stabilimenti si sono trasformati, diventando centri multifunzionali concepiti per vivere il mare al meglio, senza farsi mancare nulla.  

Se un tempo lo standard in fatto di attrezzature erano un juke-box e una vasca frigo per i gelati, oggi nelle spiagge esclusive si trovano menu da veri gourmet e servizi di ristorazione connessi con la rete wi-fi, per ordinare direttamente dal lettino, lezioni di yoga e di pilates, chioschi fotovoltaici in un’ottica di sostenibilità, sensori per la prevenzione dell’esposizione solare, che avvisano quando si esagera con l’abbronzatura, ponti galleggianti con sdraio e ombrelloni, robot che spazzano via i rifiuti.

Insomma, ogni anno c’è qualche novità, per rendere i bagni sempre più glam. La Guida ai migliori beach club d’Italia, di Andrea Guolo e Tiziana Di Masi (Morellini, 22 euro), ne ha recensito un vastissimo gruppo che spazia dai grandi classici quali il Des Bains 1900 al Lido di Venezia, il Bagno Elena a Napoli, l’Italo-Belga a Mondello, fino alle aperture più recenti. Una delle nuove tendenze fotografate è la possibilità di fare una prima colazione da veri intenditori, con brioche di pasticceria, marmellate artigianali e una selezione di prelibatezze dolci e salate da fare invidia a un grand hotel. In un’epoca di forte sensibilizzazione verso i piaceri del palato, molti stabilimenti si sono aggiornati con un’offerta gastronomica di prima categoria. 

Tra le esperienze top individuate nella Guida ai migliori beach club c’è una cena al tramonto alla Locanda Perbellini al mare, a Montallegro, in provincia di Agrigento. «È il luogo del cuore dello chef Giancarlo Perbellini, che ha tre stelle Michelin nel suo ristorante di Verona», nota Guolo che con Tiziana Di Masi ha girato per tutta l’Italia, in cerca di spiagge, con un New Beetle cabrio. «Grande qualità pure al Gilda a Forte dei Marmi: il menu è firmato dallo chef Sauro Antonioli, mentre il progetto è dell’archistar Piero Lissoni. E ancora, i Bagni Fiore a Paraggi, dove Langosteria, che da diversi anni segue la ristorazione, è diventata anche gestore del beach club, il Nabilah di Bacoli, il cui menu è curato dallo chef Marco Ambrosino, e il ristorante di Giancarlo Morelli al Phi Beach, ad Arzachena, in Sardegna.  Un altro gruppo di ristorazione di altissimo livello, Enoteca La Torre, cinque anni fa ha aperto il proprio beach club a Capalbio, che si chiama La Dogana: nel ristorante La Terrazza lavora lo chef Luca Morroto». 

Ma c’è anche una controtendenza: in certi casi ritorna, naturalmente riveduto e corretto, il gusto di portare in spiaggia il cibo preparato a casa. Come osserva Valeria Raffa, autrice del libro Veneri sulla sabbia. La società del boom vista dalla spiaggia. Film balneari italiani dal 1950 al 1968 (Bloodbuster, 29 euro), analizzando la popolazione ai tempi  del successo economico, attraverso i lungometraggi dell’epoca. «Un tempo al mare ci si divideva tra i cosiddetti fagottari, che portavano il pranzo al sacco, e gli aristocratici. Adesso queste due componenti sociologiche tipiche delle spiagge italiane si sono fuse: negli stabilimenti di oggi convivono e anche l’aristocratico si porta il cibo da casa, chiaramente molto curato». 

Tra i vari trend registrati nella Guida ai migliori beach club ci sono il rituale dell’aperitivo con una magnum di rosé, la corsa agli accessori brandizzati con il logo del proprio stabilimento preferito, i beach club con annesso un piccolo resort e il delivery a bordo degli yacht con rider di mare. 

E poi, mai come adesso, si balla sui litorali. «Però si anticipa questo momento di intrattenimento all’ora dell’aperitivo, dalle 18 alle 21 di sera, perché la spiaggia non è nata come discoteca», spiega Guolo. «È complicato anche farvi concerti e grandi eventi, per questioni di ordine pubblico». 

Nella ricca panoramica offerta dagli stabilimenti del Belpaese, che tra gli esempi più originali conta un bagno di origine asburgica a Trieste, con una rigida divisione tra la spiaggia degli uomini e quella delle donne, c’è spazio anche per il vintage. Chi ha vissuto in prima persona i lidi  in cui riecheggiavano tormentoni estivi senza tempo, come Abbronzatissima e Bandiera gialla, sente una certa nostalgia per le vacanze di allora. Non a caso, come aggiunge Guolo, «il premio Novità dell’anno per la miglior apertura  l’abbiamo assegnato al bagno Saint-Tropez di Fregene, che si rifà ai canoni estetici della Costa Azzurra degli anni Sessanta, con gli ombrelloni e le sdraio caratterizzati dai tessuti con righe bianche e rosse». 

Uno specchio fedele delle vacanze vintage e un’occasione per tuffarsi nel tempo perduto, sono i film ambientati al mare ai tempi del boom economico, «il periodo che vide nascere, tra l’altro, le prime spiagge attrezzate, quelle con gli ombrelloni griffati con famose marche di birre e liquori», spiega Valeria Raffa. «Sicuramente i lidi più iconici sono quelli di Ostia e di Fregene, anche per un discorso puramente cinematografico: era qui che  venivano girati i film alla fine dell’estate, per poter disporre degli stabilimenti mezzi vuoti, e quando possibile, si cercava di non allontanarsi troppo dalla capitale. Talvolta veniva inquadrato l’altissimo trampolino del Kursaal di Ostia, dove si allenavano gli stuntman italiani. Altri film erano ambientati a Ischia, a Viareggio e all’Isola d’Elba». E i grandi classici balneari della Riviera romagnola? «L’unico film negli anni Sessanta girato a Riccione è L’ombrellone di Dino Risi, con Enrico Maria Salerno e Sandra Milo». Successivamente il cinema celebrò anche altri stabilimenti balneari. 

Nei primi anni Ottanta Carlo Vanzina, con Sapore di mare, riportò in auge il mito di Forte dei Marmi, rendendo ancor più famose due istituzioni come il Bagno Marechiaro e il Bagno Dalmazia, tappe obbligate per una vacanza in spiaggia sul filo della memoria.  

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