Dare il nome a una balena, incontrare foche e pinguini, perdersi nell’incanto bianco incrociando la Penisola Antartica. È la regola imbarcandosi su una nave della compagnia Swan Hellenic, specializzata nelle avventure verso i luoghi meno battuti dal turismo di massa. I suoi passeggeri diventano esploratori, accompagnati da scienziati che raccontano meraviglie e misteri delle terre estreme.
Avete mai pensato, solo per un istante, a che nome dareste a una balena? E no, non vale rispondere Moby Dick, sarebbe troppo scontato. Riconoscere e battezzare cetacei, identificabili dalle sfumature della coda (una sorta d’impronta digitale) è una delle attività uniche da fare mentre si naviga tra i ghiacci. Nemmeno la più incredibile: sono previsti contatti con colonie di pinguini nel loro habitat, incontri ravvicinati con foche vispe o sonnacchiose, avvistamenti di eleganti uccelli marini, che vigilano sul moto delle onde e sul luccichio del bianco. Lo stesso candore che popola il cielo nel buio notturno, quando le stelle brillano fiere, senza nessuna interferenza d’insediamento terrestre.
È la fine del mondo questo viaggio alla fine del mondo che parte da Ushuaia, dalla punta meridionale dell’Argentina, la Terra del fuoco che arde di gelo. Procede tra gli irrequieti moti ondosi del Canale di Drake per raggiungere la Penisola Antartica, uno degli ultimi avamposti d’estremo del pianeta, dove la natura è ancora sovrana, l’uomo un ospite eventuale e periferico. È la rotta per i prossimi mesi, in particolare quelli attorno al Natale, delle navi Swan Hellenic (tutti i dettagli su Swanhellenic.com), operatore specializzato nel solcare, con grazia e impeto, l’incanto dei luoghi periferici, quelli impossibili per il turismo di massa.
Per cominciare, è l’antitesi della solita crociera. Un termine fallace, inadatto, che sminuirebbe l’esperienza: si tratta di un’avventura degna degli antichi pionieri, con la regola dell’imprevisto, la legge dell’eccezione. Capitano ed equipaggio sono espertissimi, una garanzia di sicurezza, ma è il meteo a decidere se approdare e quando invece no; dov’è meglio girare alla larga, per non finire schiaffeggiati dalle tempeste di vento. Lungo l’itinerario, di regola mai meno di dieci notti, le occasioni per calpestare i ghiacci non mancano mai. E grazie a possenti tender, gommoni evoluti e sfreccianti, si può scendere dall’imbarcazione principale, avvicinarsi alla fauna, sfiorare una flora di muschi, licheni e altre erbe ancestrali, immuni al freddo da millenni. E no, non si spende un capitale per imbacuccarsi: l’attrezzatura, a cominciare da giacconi che regalano stazze da yeti, viene fornita gratuitamente prima di ciascuna escursione. Di norma le uscite sono due al giorno, per approfittare il più possibile di questa fuga ai confini della civiltà. Che ha il privilegio dell’isolamento, concede una pausa dalla normalità: oltre agli altri passeggeri, di umanità non c’è traccia. Con al massimo 192 persone a bordo, più i membri dell’equipaggio in numero pressoché paritario, l’affollamento si trasforma in un controsenso.
Molto presente è una somma di forza e delicatezza, di robustezza all’esterno (per affrontare le condizioni del mare bizzoso e all’occorrenza rompere il ghiaccio), di calore all’interno, dove domina l’abbraccio rassicurante di un design d’ispirazione scandinava. Un rifugio in temperature accoglienti, che però non taglia mai via il contesto: il panorama resta il protagonista più eloquente. Ecco la piscina, la sauna, la sala ristorante, tutti ambienti con ampie vetrate per scrutare i ghiacci e seguire l’evolversi dell’orizzonte. Per coccolare la vista, intanto viziare l’olfatto assieme al gusto: il menu non prevede sardine in scatola, carne secca o altre privazioni tipiche dei primi esploratori, che dovevano farsi bastare l’indispensabile. Grazie alla partnership di Swan Hellenic con l’associazione JRE-Jeunes Restaurateurs, che raggruppa i giovani talenti prossimi a entrare nell’olimpo della cucina, i pasti avranno i sapori, le sensazioni, le liturgie di un indirizzo stellato. La raffinatezza è comunque un sottofondo, non il motivo dominante: cabine e suite servono a ricaricare le energie per le escursioni del giorno successivo; l’intrattenimento coincide con l’approfondimento: a bordo, come presenza fissa, ci sono biologi e veterani del mare che raccontano il territorio circostante, le sue peculiarità, le creature che lo abitano. Come rapportarsi a loro senza disturbarle. La sostenibilità, qui, coincide con un’etica della responsabilità.
Swan Hellenic, da dicembre in poi, solcherà l’Antartico con due vessilli, la SH Vega e la SH Diana. Di nuovo, non sarebbe corretto definirli alberghi galleggianti a cinque stelle, piuttosto sono una coppia di alberghi boutique, con una loro personalità, una loro identità. Con un orientamento verso l’inaspettato: un’altra collaborazione è quella con il Seti Institute, prestigiosa organizzazione senza scopo di lucro che da quarant’anni indaga la vita nell’universo.Ne fanno parte astronomi, astrofisici e astrobiologici che si mettono in navigazione assieme ai passeggeri per svelare le meraviglie del tappeto di stelle sopra le loro teste.
