Nella Repubblica di Cipro, uno dei 27 Stati membri dell’Ue, si intrecciano trame politiche, affari e interessi che portano a Medioriente e alla Russia. Non solo: in questa frontiera del Mediterraneo, come confermato da recentissimi omicidi e arresti, la criminalità ha messo solide radici.
Estate 2021, Nicosia, capitale cipriota e ultimo muro d’Europa. Sette giovani mediorientali si muovono da qualche giorno in un andirivieni tra la zona che divide Cipro nord – lo Stato riconosciuto soltanto dalla Turchia – dalla repubblica di Cipro, a maggioranza greca, ufficialmente riconosciuta a livello internazionale. Il loro atteggiamento è sospetto. Sembra che stiano pedinando degli uomini d’affari israeliani. All’ambasciata lo hanno notato, così il Mossad trasferisce l’informazione alla polizia greco-cipriota. Che scopre l’identità di quei personaggi: sei sono di origine pakistana e uno è azero. Quest’ultimo è in possesso di una pistola 9 millimetri, dello stesso calibro di tre armi da fuoco che saranno trovate negli appartamenti degli altri sospettati al momento del loro arresto. Per la polizia ci sono prove a sufficienza per denunciarli.
L’azero, 38 anni, è residente a Mosca e a Cipro si muove ostentando un passaporto russo con eccessiva disinvoltura. Che cosa ha in mente? Secondo i giudici, i sette stavano organizzando un attentato terroristico ai danni d’imprenditori israeliani per conto della Repubblica islamica dell’Iran. L’obiettivo sarebbe stato il miliardario israeliano Teddy Sagi, passaporto cipriota e proprietario tra le altre di una compagnia di software per la cyber-security, con base a Londra. Gli iraniani volevano fermarlo perché la sua società fornisce strumentazioni tecnologiche in grado di sorvegliare le attività nucleari di Teheran.
Questa spy story ricorda il processo ai «sette di Cipro» del 1983, quando sette soldati inglesi finirono in tribunale per spionaggio verso l’Unione Sovietica in piena Guerra fredda. Protagonista ancora una volta l’Isola del Mediterraneo, da sempre crocevia di traffici, servizi segreti, affaristi e doppiogiochisti, che s’intrecciano in trame dal sapore romanzesco. Come quella del «gruppo segreto di Mosca», una lobby legata al Cremlino che si fa chiamare Agenzia internazionale per la politica corrente e che ha foraggiato nell’ultimo decennio politici ciprioti perché promuovessero una mozione in parlamento chiedendo la fine delle sanzioni Ue contro la Russia (risoluzione poi effettivamente adottata). Al centro di tutto l’affarista russo-cipriota Dmitry Kozlov, che ha persino creato un partito politico a Cipro per mettere in contatto propagandisti russi con politici ciprioti per realizzare la risoluzione Ue. Per anni, il gruppo di Kozlov ha interferito con le politiche comunitarie per promuovere istanze pro-Mosca (la famiglia Kozlov, del resto, gestisce attività commerciali a Cipro per aiutare i russi a investire ed emigrare sull’isola).
A inchiodare i lobbisti, una serie di email rinvenute dagli inquirenti: Kozlov ha così dovuto ammettere di essere «coinvolto nel processo di approvazione della mozione parlamentare», ma ha affermato di non avere alcun ruolo operativo, rinviando le accuse all’indirizzo del membro dello staff parlamentare russo Sargis Mirzakhanian e del faccendiere Areg Agasaryan, soci dell’Agenzia internazionale per la politica corrente. Anche le sanzioni comminate dagli Usa a danno di 10 persone e 12 società cipriote che operano tra Russia e Cipro per aggirare le sanzioni, è parte di una rete: quella guidata dal trafficante d’armi Igor Zimenkov. Prima che l’Ue mettesse fine al controverso programma «passaporto d’oro» – il sistema che permetteva di acquisire la nazionalità cipriota, e dunque europea, con due milioni e mezzo di euro d’investimento e pochi controlli – oligarchi e criminali come Zimenkov potevano indirizzare il denaro ovunque nel mondo senza destare sospetti. «I disperati tentativi della Russia di utilizzare “proxy” (personalità filorusse, ndr) per aggirare le sanzioni statunitensi dimostrano che le sanzioni hanno reso molto più difficile e costoso per il complesso militare-industriale della Russia rifornire la macchina da guerra di Putin», ha affermato il vice segretario al Tesoro Wally Adeyemo, commentando l’ennesimo arresto a Cipro.
La rete di Zimenkov negli ultimi dieci anni avrebbe fornito a Mosca documenti e strumentazioni ad alta tecnologia, inclusi dispositivi ottici e a infrarossi, anche dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Zimenkov e soci lavoravano con società di armi russe sanzionate come la Rosoboroneksport e la Rostec, attraverso cui facilitavano le vendite all’estero di elicotteri e armi. A Cipro, la corruzione è di casa non meno della criminalità organizzata. A dimostrarlo l’omicidio lo scorso 13 febbraio del magnate delle scommesse e del casinò Halil Falyali, crivellato da 59 proiettili di kalashnikov, inequivocabile marchio della mafia russa. «Finché la parte settentrionale di Cipro rimarrà al di fuori del diritto internazionale, continuerà ad essere il cortile della mafia» ha commentato il giornalista turco-cipriota Cenk Mutluyakali. La vittima era il principale sponsor delle campagne del Partito di unità nazionale Ubp di Ersin Tatar, accusato per riciclaggio di denaro (con gli Stati Uniti quali grandi accusatori) e traffico di droga e armi su larga scala nel nord di Cipro per conto della mafia turca.
L’omicidio eccellente è avvenuto a una settimana di distanza dal ferimento di Bulut Akacan, padre di un uomo d’affari turco-cipriota coinvolto in scommesse illegali. La vicenda va inquadrata nel giro di racket che ha preso piede a Cipro nord negli anni Novanta, quando la parte turca è divenuta un paradiso per i casinò. Inevitabile il nesso con il riciclaggio internazionale e il giro di prostituzione cui si lega la tratta di esseri umani (con le schiave del sesso come vittime). La criminalità organizzata ha un punto d’appoggio significativo sull’isola: turchi ma anche britannici, dell’Europa orientale e asiatica. Esiste poi un alto livello di collaborazione tra attori criminali locali e referenti di Moldavia, Russia, Uzbekistan e Romania. In tutto sono circa 15 i gruppi mafiosi attivi a Cipro: soprattutto a Nicosia, Paphos, Limassol, e soprattutto Famagosta. Il suo porto è un hub per il contrabbando di armi e merci illegali.
Sull’isola è presente anche la ’ndrangheta, come emerso dall’operazione dello scorso 23 gennaio condotta dai carabinieri del Ros, che ha portato all’arresto di otto persone, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. Tra le accuse più gravi: riciclaggio, truffe internazionali e reati con l’aggravante mafiosa. Affari correnti, insieme con i segreti di Stato, che si trattano e si scambiano in questo «forziere» del Mediterraneo.