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Fine delle trasmissioni

Fine delle trasmissioni

Con i nuovi standard in arrivo, dal prossimo settembre i televisori acquistati prima del 2017 dovranno dotarsi di un decoder digitale o non potranno più codificare il segnale. Una rivoluzione hi-tech che però potrebbe lasciare indietro milioni di utenti. Ecco una guida per orientarsi.


Se avete una tv acquistata dopo l’1 gennaio del 2017, potete anche saltare queste pagine. Non c’è niente di cui preoccuparsi, sarà predisposta al doppio salto tecnologico che investirà le trasmissioni televisive nei prossimi mesi. Se invece, ed è molto più probabile, almeno uno tra i modelli più datati in camera da letto, in cucina o nella stanza di un figlio, sono stati comprati prima di quella data, potrebbero essere inutilizzabili tra pochi mesi: già a partire dal prossimo settembre. Rischiano di esibire a ogni cambio di canale un desolante schermo nero, così come le anticaglie parcheggiate nella casa al mare o in montagna. O i reperti a tubo di cui genitori e zii più anziani non hanno voluto separarsi per nostalgia e allergia al nuovo che avanza. Finora avevano resistito fieramente, ora ad attenderli c’è una pensione coatta o un’obbligatoria stampella: l’investimento in un decoder per garantirgli un qualche futuro. Altrimenti, fine delle trasmissioni.

Una rivoluzione è all’orizzonte: «L’1 settembre, su scala nazionale, cambierà il modo in cui vengono codificate immagini e audio dei vari canali televisivi. Si abbandonerà lo standard MPEG-2 per passare all’MPEG-4, un formato ad alta qualità, più compresso del primo» riassume Andrea Lamperti, direttore Osservatorio Internet Media del Politecnico di Milano. Servirà a fare pulizia, a liberare spazio: «Le frequenze utili per la tv italiana saranno pressoché dimezzate» spiega il sito ufficiale del Mise. «L’Unione Europea impone di liberarle per fare posto al 5G, la rete mobile ultraveloce di ultima generazione» precisa Lamperti. In pratica, alcune frequenze su cui viaggiava il digitale terrestre che oggi arriva in casa, saranno utilizzate dagli smartphone. La transizione avverrà in due fasi: digerito (con più di un mal di pancia) il passaggio all’MPEG-4, dal 21 al 30 giugno 2022 si replicherà con gli smottamenti. Si passerà allo standard di trasmissione DVB-T2, meno esoso di banda rispetto al pensionando, l’attuale DVB-T. Ma anche sconosciuto, dunque illeggibile, alle vecchie tv.

La storia torna a ripetersi quasi dieci anni esatti più tardi: se nel luglio 2012 si spense il segnale analogico per abbracciare il digitale terrestre, al termine di giugno 2022 si finirà di strizzarlo per abbracciare la contemporaneità. Vedremo e sentiremo meglio i nostri programmi preferiti, magari interagendo con lo schermo tramite servizi interattivi a portata di telecomando; navigheremo più rapidamente con il telefonino, anche lontano dalla rete domestica. Ma lo scenario di un blackout parecchio diffuso, a oggi, pare altrettanto inevitabile. Basta fare qualche calcolo: secondo i dati contenuti nella «Ricerca di base Auditel», nelle abitazioni lungo lo Stivale ci sono 43 milioni di apparecchi. Di questi, 9 milioni, il 20 per cento circa, sono MPEG-2 e dunque vanno sostituiti entro settembre; 29 milioni, il 69 per cento, sono ancora DVB-T e quindi da cambiare entro giugno 2022. Peraltro, 3,5 milioni di famiglie hanno tutte le tv domestiche DVB-T/MPEG-2: insomma non vedranno più nulla prima della fine dell’estate.

«La scadenza di settembre è troppo ravvicinata. È presto. Finora non lo abbiamo mai detto in maniera così esplicita, ma bisogna prendere atto della realtà» spiega a Panorama Franco Siddi, presidente di Confindustria Radio Televisioni, che ha chiesto al ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti di valutare il quadro «con spirito di cooperazione, senza pregiudiziali di carattere formale». Tra le righe, sarebbe opportuno considerare l’ipotesi di un rinvio. Sono molteplici gli inciampi e i ritardi accumulati, anche a causa del Covid e del cambio di Governo: nell’assegnazione dei diritti d’uso delle frequenze per la diffusione in ambito locale; nelle vendite: «Sono rimaste intorno ai 330 mila pezzi al mese», quando la velocità di marcia ottimale per sostituire in tempo decoder o tv dovrebbe essere pari a oltre 1 milione di pezzi ogni mese. Soprattutto, mancano gli incentivi che dovrebbero stimolare gli acquisti delle tv: accanto al bonus fino a 50 euro riservato alle famiglie a basso reddito, se ne attende un altro, per tutti. «Si tratta del bonus riciclo, riservato a chiunque restituisce un vecchio televisore e ne acquista uno nuovo, ottenendo uno sconto in cambio». Anche questo, benché previsto, non è partito. «C’è da fare una messa a punto dell’intero processo» riflette Siddi «tenendo conto che nessuno può rimanere indietro. Né le imprese che trasmettono, né i cittadini che hanno diritto a vedere la televisione che li accompagna e di cui hanno fiducia».

Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform, l’associazione italiana per l’Information and Communication Technology (ICT) di Confindustria, preferisce invece non contemplare l’ipotesi di un differimento della scadenza di settembre. «Non ha alcun senso posticipare le date e fermare un treno già in corsa che, anzi, deve essere accelerato. E questa accelerazione deve essere favorita in primis attraverso una decisa spinta comunicativa verso il vasto pubblico, proprio per non mettere gli utenti in condizioni di disagio» dice netto a Panorama.

«Il rinvio delle scadenze non è la soluzione giusta, anzi rischia di creare un danno generale» rimarca Gay: «Si abbasserebbe il livello di attenzione e di consapevolezza dei cittadini, purtroppo già molto scarso, ritardando ulteriormente il raggiungimento degli obiettivi nazionali; si disattenderebbero gli impegni presi da tutto il sistema a livello Paese, impegni che tra l’altro hanno previsto a partire dal 2019 uno stanziamento quadriennale di risorse pubbliche, a oggi solo parzialmente utilizzate». E ancora: «Si ritarderebbe ulteriormente l’innovazione tecnologica della piattaforma digitale terrestre, un passaggio questo indispensabile per il mantenimento della competitività di un settore che per il nostro Paese rappresenta una ricchezza da molti punti di vista». Con un esito poco auspicabile: «Tutto ciò genererebbe un generale clima di sfiducia sia tra gli utenti, sia tra i competitor internazionali. Nel contesto economico globale, la competitività e l’attrattività di un Paese si misurano anche nella sua capacità di rispettare i propri piani».

Domande e risposte sul nuovo digitale terrestre

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Come faccio a sapere se il mio televisore continuerà a far vedere correttamente i canali tv dopo il prossimo 1 settembre?

Basta controllare se si ricevono quelli già trasmessi in alta definizione, come per esempio Rai 1 HD, sul canale 501.

Come posso accertarmi che sia predisposto anche a reggere il passaggio successivo, quello fissato a giugno 2022?

Sintonizzandosi sui canali alle posizioni 100 e 200. Se si visualizza un cartello con la scritta «Test HEVC Main10», non ci saranno problemi.

È tutto nero o non trovo i canali. Devo rassegnarmi?

Non ancora. Si può provare a risintonizzare, cercando la funzione nel menu principale del proprio televisore o leggendo come fare sul manuale di istruzioni.

Non vedo niente. Devo per forza cambiare tv?

No. Si può comprare un decoder digitale terrestre da poche decine di euro, accertandosi sia compatibile con lo standard DVB-T2. Oppure optare per Tivùsat, la piattaforma satellitare gratuita per vedere i canali del digitale terrestre. Funzionerà di certo anche Sky Q, in alternativa si possono seguire molti canali in streaming via internet da pc, tablet o smartphone.

A quanto ammonta il bonus tv? Come faccio sapere se ne ho diritto?

Ha un valore fino a 50 euro, è disponibile fino al 31 dicembre 2022 o all’esaurimento delle risorse stanziate. È riservato alle famiglie con ISEE fino a 20 mila euro.

Supero quella soglia. Non ho diritto ad alcun bonus?

Lo stesso ministro dello Sviluppo Economico ha parlato di «una riflessione rispetto all’opportunità di rafforzare l’incentivo per l’adeguamento del parco televisori delle famiglie», dunque potrebbero essere previsti aggiornamenti e ampliamenti.

È vero che il primo passaggio avverrà su base regionale? Quando toccherà alla mia?

Il passaggio sarà su base nazionale ed è fissato all’1 settembre. A quel punto si avvierà il graduale processo di riassegnazione delle frequenze: sarà necessario risintonizzare i canali qualora non li si dovesse vedere più, ma in molti casi tutto avverrà in automatico.

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