“L’Intelligenza Artificiale (AI) sarà dappertutto e tutti dovranno usarla”. Così Jensen Huang, Ceo di Nvidia, ha dichiarato a Vivatech 2025, fiera parigina dedicata alle startup che è la più importante in Europa e da cui arrivano spesso le idee di business pronte a dominare il mercato e le nostre vite nei prossimi anni. D’altra parte la sua azienda, diventata la società quotata in borsa di maggior valore al mondo, produce i microchip e fornisce i software attraverso cui è possibile alimentare i calcoli complessi richiesti dalle applicazioni di AI: più se ne crea più aumenta il valore delle sue azioni. L’AI ha dunque fatto la parte del leone nell’offerta di soluzioni nei grandi padiglioni del Paris Expo Porte De Versailles, e si propone anzitutto come aiutante per varie professioni: ecco ad esempio Copilex, che ha sviluppato un assistente legale basato sull’AI in grado di eseguire un’analisi dei contratti e di dare ausilio nella loro redazione, ma anche di verificare la conformità di documenti legali e di esaminare le memorie per verificare la solidità delle relative argomentazioni, mentre Hirebee ha creato un’Intelligenza Artificiale utile ai reparti di Risorse umane che possono facilmente caricare nel sistema centinaia di curricula e affidare al software una prima profilazione e valutazione dei candidati per vedere quali rispondono meglio alle caratteristiche richieste per la posizione offerta.
Quasi un paradosso visto che l’AI probabilmente spazzerà via migliaia di posti di lavoro, nonostante l’ottimismo di Huang che sull’argomento ha detto: “Il lavoro umano non sparirà, ma certo alcuni mestieri diventeranno obsoleti e ne arriveranno altri nuovi. L’AI è incredibilmente democratica perché permette l’accesso a tutti, è facile da usare, ma proprio per questo non bisogna lasciarsi sfuggire l’occasione di aggiornarsi”. Affermazioni in netto contrasto con le dichiarazioni di qualche settimana fa di Dario Amodei, il Ceo di Anthropic, una delle aziende che contendono a ChatGPT di OpenAi il controllo del mercato dell’AI generativa, e secondo cui “nei prossimi cinque anni fino al 50 per cento dei lavori impiegatizi di basso livello” potrebbero essere spazzati via dall’AI. Non soltanto quelli, a giudicare da quanto visto sullo showfloor di Vivatech: “Le aziende di moda vogliono risparmiare sulle modelle, i fotografi e gli stylist che costano moltissimo per produrre ad ogni nuova stagione i materiali utili a promuovere i loro capi d’abbigliamento, e così chiedono a noi di crearli usando l’AI generativa”, mi dice un ragazzino coreano cofondatore di Fliption, un software a base di AI che permette fornendo la foto di una camicia, un pantalone, un paio di scarpe o un accessorio di creare in pochi secondi un modello virtuale che lo indossa in qualsiasi ambientazione a scelta, in modo analogo a quanto fa Mirror, che addirittura da una foto statica 2D riesce a creare il video del modello che ruota su se stesso a 360 gradi facendo vedere gli abiti da ogni angolazione, o NXN Labs, un’agenzia che crea modelli ad hoc, con qualsiasi caratteristica fisica desiderata, senza dover passare attraverso una lunga fase di casting. Senza contare che i modelli digitali dei vestiti si adattano perfettamente a qualunque corpo e il tempo per indossarli è pari a quello di un clic.
“L’importante è stimolare l’innovazione finalizzata al bene”, ha detto Huang, e per fortuna a Vivatech si sono visti vari esempi di utilizzo dell’Intelligenza Artificiale progettati per migliorare la vita delle persone. Skinmed ad esempio è una startup che utilizza l’AI per prevenire i tumori maligni della pelle, perché permette ai farmacisti con l’utilizzo di un semplice smartphone e di un dermoscopio di analizzare i nei sospetti e affidare l’immagine all’Intelligenza Artificiale che identifica con un grado di probabilità maggiore o minore la necessità di rivolgersi a uno specialista e nel primo caso invia le foto a un dermatologo per un consulto a distanza immediato, cui potrà seguire una vera e propria visita. Questo non solo permette di avere un’attività di screening più capillare a minor costo, ma soprattutto di venire incontro a liste di attesa per visite del sistema sanitario nazionale che sono sempre più lunghe. Un progetto simile a quello di Emobot, uno “smart speaker con telecamera” che consente di catturare la voce e le espressioni facciali di una persona anziana e di farli analizzare ad un’AI, in grado di rilevare precocemente segnali di ansia o altri stati emotivi per una diagnosi precoce di depressione.