Si avvicina una guerra tra Washington e Caracas? Martedì, la Cnn ha riferito che, all’inizio di dicembre, la Cia ha condotto un attacco con dei droni contro una struttura portuale situata lungo la costa del Venezuela. Si tratta della prima operazione di questa natura effettuata dagli Stati Uniti all’interno del Paese latinoamericano. Secondo The Hill, “l’attacco è stato condotto dalla Cia ai sensi del Titolo 50, che fornisce un quadro giuridico per le attività di intelligence degli Stati Uniti, comprese le missioni segrete, anziché del Titolo 10, che regola i doveri e le responsabilità delle forze armate statunitensi, come gli schieramenti e gli attacchi palesi”. In particolare, Washington riteneva che la struttura colpita fosse utilizzata a scopo di narcotraffico dalla Tren de Aragua: la gang che gli Stati Uniti hanno designato come “organizzazione terroristica straniera”.
Ricordiamo che, da settembre, il Pentagono ha attaccato svariate imbarcazioni in area caraibica, sospettate di condurre attività di narcotraffico. Contestualmente, Washington ha schierato delle navi da guerra al largo della costa venezuelana e ha decretato un blocco totale delle petroliere in entrata e in uscita dal Paese. Da mesi, l’amministrazione Trump sta tacciando Nicolas Maduro di essere pesantemente coinvolto nel traffico di droga che colpisce gli Stati Uniti. Il presidente venezuelano ha ripetutamente respinto le accuse, sebbene, nel 2015, due suoi nipoti fossero stati arrestati dalla Dea mentre tentavano di portare centinaia di chili di cocaina negli Usa. Tuttavia, se la droga rappresenta senza dubbio la ragione immediata delle attuali tensioni tra Washington e Caracas, il nodo strutturale è di natura geopolitica.
Come dimostrato dalla strategia di sicurezza nazionale pubblicata a inizio dicembre dalla Casa Bianca, Trump è intenzionato a portare avanti una riedizione aggiornata della Dottrina Monroe. Il suo obiettivo, in altre parole, è quello di rafforzare l’influenza statunitense sull’America Latina per contrastare non solo il traffico di droga e i flussi di immigrati clandestini ma anche per arginare le manovre di potenze ostili: a partire da quella Cina che notoriamente vede nel regime di Caracas uno dei propri principali punti di riferimento nella regione latinoamericana. La pressione esercitata dalla Casa Bianca su Maduro va quindi letta anche all’interno di questa cornice. Non è del resto un mistero che Trump auspichi le dimissioni del presidente venezuelano.
E attenzione: la partita geopolitica si interseca inscindibilmente a quella energetica. L’attuale amministrazione americana punta a far rientrare nel Paese le compagnie petrolifere degli Stati Uniti. Da questo punto di vista, il suo obiettivo è duplice. In primo luogo, mira a colpire Pechino, che è attualmente il principale acquirente di petrolio venezuelano. In secondo luogo, Trump spera in un ulteriore abbassamento del prezzo del greggio in funzione del contrasto all’inflazione.
