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Il drone vola sempre più in alto

Il drone vola sempre più in alto

L’impiego in campo militare è noto. Ma i «velivoli senza pilota», uso ricreativo a parte, si diffondono anche nell’ambito civile. Tra i settori dov’è più alta la richiesta, l’agricoltura, il trasporto sanitario e di passeggeri. E in questi ultimi l’industria italiana è ai primi posti.


Da curiosità per appassionati di aeromodellismo, sono ormai diventati protagonisti dei conflitti combattuti a colpi di alta tecnologia più che schierando le forze in campo. Le cronache della guerra in Ucraina lo confermano: incursioni improvvise in territorio nemico con esiti devastanti.

Poche innovazioni sono state così rapide e hanno avuto così tanti impieghi e ripercussioni come quelle dei droni. I tentativi di realizzare velivoli senza pilota è vecchio quanto la storia dell’aeronautica, ma le prime applicazioni di successo, limitate all’ambito militare, sono arrivate solo a fine anni Novanta. La prima crescita rilevante delle vendite si è verificata nel 2014, e da quel momento la crescita di mercato è stata esplosiva anche in campo civile. Gli analisti di GlobalData calcolano che entro il 2030 il mercato di questi robot potrebbe toccare, a livello mondiale, un valore totale di 90 miliardi di dollari. Un tasso medio di crescita che tra 2022 e 2030 arriverebbe così al 19 per cento all’anno.

L’Europa punta molto su questo comparto industriale. Dal 2003 a oggi, la Ue ha investito quasi 980 milioni di euro nello sviluppo o nell’utilizzo di apparecchi senza pilota, finanziando 320 progetti in programmi di ricerca avanzata. Secondo l’European drones outlook study, da qui al 2035 questo mercato raggiungerà un valore annuo di 10 miliardi di euro, oltre 15 miliardi entro il 2050. La ricerca prevede che le operazioni di volo a scopo civile siano quelle che genereranno il principale impatto (5 miliardi annui entro il 2035) mentre nel breve periodo sono le applicazioni a uso ricreativo e difensivo a occupare una maggiore fetta di mercato (insieme, circa 2 miliardi di euro).

Restringendo il focus all’Italia, dallo studio dell’Osservatorio droni del Politecnico di Milano emerge che il mercato di questi «robot volanti» ha raggiunto nel 2022, i 118 milioni di euro con un aumento del 20 per cento rispetto al 2021 e superiore al periodo pre-Covid (117 milioni registrati nel 2019). Un valore che colloca l’Italia in una posizione di leadership in Europa, insieme alla Germania, davanti alla Francia. Le imprese del comparto sono 706 e si contano quasi 60 mila droni sul portale d-flight registrati dal 2020, di cui il 92 per cento per uso ricreativo e solo l’8 per cento per quello professionale in imprese e pubblica amministrazione.

L’Enac, l’Ente nazionale per l’aviazione civile, ha autorizzato 27 sperimentazioni nel 2022 contro le 11 del 2021, che è un segnale sulla volontà di investire in un ambito fondamentale per lo sviluppo del trasporto di merci e persone. I settori dove sono maggiormente richiesti sono agricoltura, energia e enti governativi. Ma è nell’industria militare che si hanno le maggiori innovazioni. I Predator sono stati gli strumenti principali nella repressione del terrorismo dell’Isis in Medio Oriente, ma gli ultimi conflitti ne hanno mostrato i limiti tecnologici.

Di recente il sottosegretario del governo americano, Frank Kendall, ha annunciato l’acquisto di mille Loyal Wingman, ovvero droni di ultimissima generazione, con caratteristiche da film di fantascienza, dotati di un’intelligenza artificiale che li guida in modo autonomo rispetto a un tradizionale operatore a terra. Possono viaggiare a una velocità di mille chilometri orari, sfuggire ai radar e con un computer di bordo sono in grado di determinare la migliore traiettoria di volo e scambiare dati con altri aerei. Un progetto simile è sviluppato anche dal nostro Paese, insieme con Gran Bretagna e Giappone, nell’ambito dell’accordo Global Combact Air Programme (Gcap), per il Tempest, un aereo da caccia di nuova generazione che sarà pronto entro il 2035, capace di volare senza pilota e dotato di sensori e sistemi d’arma avanzatissimi.

Impieghi militari a parte, i droni sono utilizzati come strumenti di rilevamento d’immagine, video e dati, mezzi di trasporto di merci e, a breve, di persone, dispositivi di controllo per la pubblica sicurezza. Si pensi per esempio alla Protezione Civile, che si avvale di queste tecnologie autonome per il controllo delle aree forestali, la sorveglianza delle acque marine, la prevenzione dei disastri naturali; ancora, è l’agricoltura 4.0 che con i droni monitora le coltivazioni per intervenire con tempestività lì dove si individuano problemi. Paola Olivares, direttore dell’Osservatorio droni e mobilità aerea avanzata, conferma che «l’Italia sta assumendo un ruolo di primo piano nel panorama europeo trainando lo sviluppo del segmento dell’Advanced Air Mobility grazie a forti investimenti, sperimentazioni e programmi per l’introduzione dei servizi, a partire da dimostrazioni in eventi a grande visibilità come il Giubileo del 2024 e le Olimpiadi invernali del 2026».

Nell’ottobre scorso si è tenuto, presso l’aeroporto di Fiumicino a Roma, il primo test di volo di droni per il trasporto di persone, con l’obiettivo di realizzare le prime dimostrazioni in occasione del Giubileo e di rendere operativo il servizio nel 2030. Questi velivoli consentiranno di collegare l’aeroporto al centro città in 20 minuti. Marco Lovera, responsabile scientifico dell’Osservatorio droni, sottolinea che «il 2022 è stato un anno cruciale per il loro mercato professionale: sono cresciute le sperimentazioni e le imprese hanno iniziato a comprendere in modo più chiaro i benefici che questa tecnologia può portare alle loro attività».

Un ulteriore campo di applicazione, con grandi prospettive, è la sanità. Cerba HealthCare Italia, realtà impegnata nella diagnostica ambulatoriale e nelle analisi cliniche con 400 sedi sul territorio nazionale, ha da poco commissionato alla società Enav e con il coinvolgimento di Enac, il primo volo sperimentale con drone in Italia per trasportare provette di sangue dai punti prelievo ai centri di analisi, coinvolgendo l’area della città metropolitana di Milano, in particolare i centri prelievo di Opera e Rozzano.

Lo scopo è accorciare i tempi tra l’esecuzione del prelievo e l’esito delle analisi, ma anche migliorare l’assistenza ai pazienti che vivono in zone disagevoli da raggiungere. È un’industria d’eccellenza che quindi può marciare a pieni giri. Eppure a frenare questo slancio ci sono i problemi di sempre: ovvero, come riporta l’Osservatorio del Politecnico, la normativa, i tempi delle autorizzazioni non adatti all’erogazione dei servizi e la difficoltà nell’ottenere il consenso alle sperimentazioni. A essi si aggiunge la mancanza di fondi o incentivi governativi a livello nazionale per attivare progetti innovativi. È il nodo di sempre: l’innovazione tecnologica deve sempre vedersela con burocrazia e risorse.

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