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Ac-Dc: il rombo del rock manda in estasi i settantamila di Imola

Ac-Dc: il rombo del rock manda in estasi i settantamila di Imola

Niente effetti speciali: solo rock and roll e adrenalina per la band australiana che non passa mai di moda

Il segnale dell’inizio è un auto rossa fiammante che sfreccia sui megaschermi. Un attimo dopo bastano i primi secondi di If you want blood per accendere la folla che dalle prime ore del pomeriggio si era accalcata davanti ai cancelli dell’Autodromo Ferrari di Imola. Sono passati dieci anni dall’ultima volta della band australiana sul leggendario circuito automobilistico, ma è come se il tempo si fosse fermato. A vedere i campioni del rock and roll vecchia maniera ci sono settantamila irriducibili fan, un popolo rock composito, con tante famiglie e molti ragazzini, a sottolineare come la musica degli Ac-Dc sia riuscita nell’impresa di lasciare un segno in più generazioni.

Sono semplici, diretti, potenti ed eternamente coerenti con se stessi dal punto di vista musicale gli Ac-Dc di Angus Young, e Brian Johnson. Settant’anni il primo, agghindato da scolaretto come sempre, settantasette il secondo con l’immancabile coppola, entrambi simboli di una generazione e e di un modo di fare musica che a non passa mai di moda, almeno a giudicare dalla reazione del pubblico di Imola.

Due ore di concerto che sono state un dialogo continuo tra band e pubblico, la celebrazione di cinquant’anni di carriera concentrati in una scaletta che contiene tutti gli inni del gruppo. Johnson invita i fan a celebrare questo ennesimo “rock and roll party”, Young sfodera tutto i suo repertorio di riff e assoli taglienti (Let there be rock). Niente di nuovo, tutto già visto, ma gli Ac-Dc sono questo. E per questo piacciono tanto.

In concerto gli Ac-Dc sono una macchina rodatissima, ritmicamente granitica grazie al puntuale “lavoro” di Matt Laug alla batteria e Chris Chaney al basso. Il resto lo fanno le canzoni che non hanno bisogno di effetti speciali per conquistare chi c’è. Da Back in black a Shot down in flames, passando per Thunderstruck, Hells bells, Shoot to thrill, High Voltage, Riff Raff, You shook me all night long e Whole lotta Rosie.

Niente coreografie debordanti, solo un imponente muro di amplificatori Marshall sul palco a sottolineare che il rock è una questione di volume e adrenalina. E di adrenalina ne scorre molta durante i bis con T.N.T e For those about to rock (we salute you) accompagnata dal solito tripudio di fuochi d’artificio. Il rito è compiuto.

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