Ieri, ultrà e militante di estrema destra. Oggi, graffitaro. Il friulano Simone Mestroni dipinge murales ispirati a opere di grandi artisti e scrittori, spesso controversi, da Céline a Pasolini. Ma, a volte, dà fastidio a qualcuno.
L’ultimo ritratto è di Charles Baudelaire con uno dei suoi versi in prosa: «Di vino, di poesia, di virtù: come vi pare. Ma ubriacatevi». La figura del poeta maledetto francese risalta sulla parete esterna dell’Osteria, un rinomato ritrovo culinario di Udine. L’autore, Simone Mestroni, 31 anni, è un «poeta di strada» dalla giovinezza travagliata, che disegna i grandi della letteratura accompagnati dalle loro parole o da versi su muri, saracinesche di attività commerciali, facciate di alberghi o municipi.
Un caso unico in Italia dove domina il genere dei writer. Il giovane artista, ancora poco conosciuto, sta emergendo dalla sua terra, il Friuli. «Il progetto è partito due anni fa, come risposta nei confronti di una società a mio avviso troppo nichilista, fatta di idiozie televisive e di giovani che si spengono inseguendo la mediocrità. L’ho chiamato Città Della Poesia, una “resistenza culturale”» spiega Mestroni.
Occhi fra il grigio e l’azzurro, faccia da bravo ragazzo, qualche tatuaggio dei tempi da ultrà allo stadio e dell’estremismo politico, il poeta dei muri ha un obiettivo preciso con le sue opere. «Intercettare i passanti, la gente per strada, chi non legge o non frequenta librerie e centri d’istruzione» racconta a Panorama. «Offrire uno stimolo e un approfondimento letterario». E quando si fermano, magari solo per curiosità, a osservare Louis-Ferdinand Céline, Pier Paolo Pasolini o Jacques Prévert che spuntano da una serranda, ha raggiunto l’obiettivo.
Ogni tanto Mestroni si cimenta sulle panchine, con versi come: «Le mie poesie fra le vie ricoprono centro e periferie / e aggirando le librerie / leggere si posano dove i passanti si riposano». Oppure, per abbellire le carcasse di auto abbandonate, scrive sulla portiera: «Vetri rotti cuori infranti / se lo chiedono i passanti / val la pena fermarsi o andare avanti?».
L’esordio dell’artista friuliano è stato di quelli tosti, con Céline ritratto sulla saracinesca di un’edicola, nella centralissima piazza San Giacomo di Udine, dove le parole del romanziere francese di Morte a credito spiccano sotto i nomi delle testate locali: «È più difficile rinunciare all’amore che alla vita». Il poeta Prévert spunta invece sornione, la sigaretta all’angolo della bocca, sulla serranda grigia di un negozio di ortofrutta.
In quattro giorni Mestroni riesce a terminare un lavoro di medie dimensioni, «da serranda», che costa sui 500 euro (il suo sito: www.facebook.com/cittadellapoesia). Tutti i disegni sono realizzati con pennello e colori per esterno, niente bombolette spray come i graffittari, che lui considera «un mondo lontanissimo da me. Non imbratto i muri». Mestroni lascia la scuola a 16 anni e si diploma a 25, alla serali, come operatore socio-sanitario (lavoro che però non ha mai fatto). Per mantenersi si adatta, dall’imbianchino allo spazzacamino, fino alla consegna delle pizze.
Nato e cresciuto nel «Bronx», come veniva definito il quartiere disagiato Di Giusto, racconta che «pensavo fosse un fortino da difendere. Ogni giorno ero pronto a dar battaglia». Da adolescente diventa ultrà nella curva nord dell’Udinese, «fonte di innumerevoli guai» ammette, compresi divieti di accedere allo stadio e arresti. Dagli ultrà alla militanza politica estrema con Forza Nuova, il filo conduttore è lo stesso.
Poi la svolta, abbracciando la cultura con Città della Poesia. Il padre Stefano, camionista, che non sapeva neppure chi fosse Céline, racconta in un video – parte di un documentario sul giovane artista – la «conversione» del figlio. «Questo è il libro delle disgrazie» dice, mostrando i ritagli di giornale sugli scontri allo stadio ai tempi dell’estrema destra. Poi il padre tira fuori il faldone di Città della Poesia: «Questo invece è il libro della felicità, del vero volto di mio figlio, che mi fa piangere di contentezza, non di disperazione come prima!».
Dalle panchine alle carcasse di auto, le opere più significative di Mestroni













Mestroni si sente sempre «un alternativo», ma non più come ai tempi della politica e delle violenze. «Rimango identitario, spostato su principi liberali» dice. «Seguo molto Nicola Porro e la sua “zuppa” quotidiana di commento ai fatti». Non è un caso che nella scelta dei poeti e scrittori prescinda dalle loro idee politiche, convinto che «la scoperta letteraria vada affrontata senza pregiudizi».
Nel suo repertorio spiccano tanto Filippo Tommaso Marinetti quanto Pier Paolo Pasolini. Entrambi hanno suscitato reazioni estreme di intolleranza. A Brescia, mentre ritraeva su una saracinesca il fondatore del futurismo sullo sfondo di un tricolore, qualcuno ha chiamato la polizia denunciando che «stavo facendo il disegno di un fascista». Pasolini, dipinto di rosso su una cabina dell’Enel, «è la risposta per dimostrare come Città della Poesia non abbia tendenze ideologiche, ma sia un progetto di divulgazione culturale». A chi vede «l’uomo nero» dappertutto, non è piaciuto: così lo hanno deturpato con scritte antifasciste.
Eppure, a dargli fiducia non sono soltanto edicolanti, negozianti e ristoratori, ma anche le amministrazioni comunali del Friuli, compresa quella di Ruda, dove Pasolini aveva scritto una poesia. A Cividale, Mestroni ha disegnato Nelson Mandela, e a giugno «affrescherà» l’intera facciata del Municipio di Santa Maria la Longa con il volto di Giuseppe Ungaretti e il suo famoso «M’illumino d’immenso», scritto in questa cittadina nel gennaio 1917.
Anche la televisione austriaca, ben prima di quella italiana, si è accorta di questo poeta delle saracinesche. Ecco che, a Klagenfurt, l’artista friulano ha disegnato il profilo una poetessa locale sulla facciata di un albergo di quattro piani, che ogni anno ospita una giornata letteraria. Mestroni è richiesto anche in Slovenia, ma lui vorrebbe piuttosto farsi conoscere nel resto d’Italia. Sempre con lo stesso pensiero in testa: «Sono un missionario della letteratura e della poesia che fa proseliti con i murales».
