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Dove sono tutti gli alieni? Il paradosso di Fermi e la ricerca di vita extraterrestre

Dove sono tutti gli alieni? Il paradosso di Fermi e la ricerca di vita extraterrestre

Perché non abbiamo trovato vita extraterrestre nonostante l’universo vasto? Il paradosso di Fermi e la ricerca di alieni.

Se l’universo è così vasto, antico e con miliardi di pianeti potenzialmente abitabili, dovremmo aspettarci di vedere prove dell’esistenza di extraterrestri. Invece, nonostante tutti i nostri sforzi per le ricerche, il cosmo rimane stranamente silenzioso e disabitato. Questa contraddizione è nota come paradosso di Fermi, ovvero il quesito proposto per la prima volta nel 1950 dal nostro premio Nobel Enrico Fermi.

Bisogna però essere realisti: l’umanità esiste da soli 200.000 anni, ma stiamo ascoltando possibili segnali di vita extraterrestre soltanto dal 1960. Quindi le probabilità che ci sovrapporremo nel tempo e nello spazio a una civiltà aliena rilevabile restano limitate. Inoltre, bisogna considerare anche l’eventualità che alcune civiltà extraterrestri intelligenti potrebbero scegliere di rimanere nascoste sia per timore, sia per altri motivi che magari neppure immaginiamo.

La nostra Via Lattea, da sola, contiene circa 100-400 miliardi di stelle, molte delle quali ospitano pianeti che per distanza dalla loro stella potrebbero essere abitabili, ma in riferimento alla vita che conosciamo noi terrestri. Se anche una piccola frazione di questi pianeti sviluppasse la vita e una piccola parte di questi sviluppasse intelligenza e tecnologia, la galassia dovrebbe essere piena di segnali, megastrutture o persino visitatori interstellari. Invece, finora, nulla.

Alcuni rappresentanti del Search For Extraterrestrial Intelligence Institute (Seti) di Mountain View, California, diedero un’interessante spiegazione del paradosso di Fermi: “Egli capì che qualsiasi civiltà con una modesta quantità di tecnologia missilistica e velleità di conquista avrebbe potuto colonizzare rapidamente l’intera galassia nel giro di poche decine di milioni di anni, periodo che può sembrare un periodo lungo, ma in realtà è piuttosto breve rispetto all’età della galassia, che è circa mille volte più vecchia”.

A questa considerazione se ne devono però aggiungere altre, ovvero le ipotesi che tentano di risolvere il paradosso. Per esempio: gli extraterrestri sono nel cosmo ma non li abbiamo ancora trovati per colpa nostra, ovvero perché non ascoltiamo le frequenze giuste o lo facciamo nel modo sbagliato perché tali civiltà potrebbero comunicare usando metodi che non abbiamo ancora scoperto. Oppure, siccome l’umanità ha iniziato a scrutare i cieli solo da poco tempo, in questa frazione temporale le civiltà avanzate potrebbero non essere ancora nate o essersi estinte.

E non possiamo escludere che gli alieni possano osservarci come noi osserviamo gli animali, scegliendo però di non interferire con la nostra esistenza. E qui è d’obbligo ricordare che la guerra non è certo un esempio di intelligenza. Un’altra possibilità è che qualcosa impedisca loro di manifestarsi e comunicare, ovvero che tra noi e loro ci sia una barriera insormontabile. Così come tale civiltà potrebbe trovarsi nella fase iniziale della vita oppure in quella distruttiva, anche magari per un collasso ambientale, oppure per una decisione collettiva di non avere interesse nell’espansione o nella conoscenza spaziale.

Impossibile anche escludere che noi terrestri potremmo essere una delle prime civiltà intelligenti. Oggi con il James Webb Space Telescope che analizza le atmosfere degli esopianeti e l’uso di intelligenza artificiale avanzata per analizzare i segnali, la risposta al paradosso di Fermi sarà più facile e plasmerà profondamente la nostra comprensione del nostro posto nell’universo.

Per quanto ne sappiamo, gli esseri umani sono l’unica forma di vita intelligente sulla Terra che pensa a ciò che sta accadendo nell’Universo e potrebbe potenzialmente comunicare con altre forme di vita. I primi telescopi sono stati inventati circa 400 anni fa e le prime sonde spaziali sono state lanciate meno di 100 anni fa. Dunque i nostri sforzi sono ancora molto limitati.

Ma non tutta la vita è evoluta abbastanza per essere in grado di comunicare, così come la loro tecnologia potrebbe non essere abbastanza evoluta. Infine, da considerare ci sono le distanze: il tempo impiegato dalla luce per raggiungere la stella più vicina a noi è di oltre quattro anni. Se un razzo viaggia a 20.000 miglia orarie, ci vorrebbero più di 33.000 anni per arrivarci. Il tempo di percorrenza della luce dal Sole al centro della nostra galassia è di 30.000 anni. Il tempo di percorrenza del razzo è di 170 milioni di anni. Come possa una vita extraterrestre essere in grado di viaggiare su queste distanze per popolare la Galassia non si sa. Oppure, semplicemente, la vita extraterrestre c’è ma non è intelligente, a dispetto della probabilità.

Come dire che un potenziale pianeta con forme di vita debba trovarsi a una distanza tale dalla sua stella per favorirla, che possieda acqua, ammoniaca oppure ossigeno, ma queste sono le condizioni che conosciamo, e non è affatto detto che siano quelle di altre forme di vita. L’unico modo è continuare a cercare.

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